Migliaia di studenti sono scesi in piazza stamani (venerdì 12 ottobre) al grido “#Chihapaura di cambiare? Noi no!”. Con i volti coperti dalle maschere di Dalì, come i protagonisti del telefilm La casa di carta, con un flash mob a Roma davanti alla Piramide, nelle piazze di tutta Italia si sono fatti portatori di un messaggio di riscatto nei confronti di una politica che da sempre fa i suoi interessi sulla loro pelle.

“Ci volevano soldati e passivi, ci hanno trovati nelle piazze. Non possiamo più accettare che questo governo si riempia la bocca di parole come ‘cambiamento’, per poi offrire solo regresso”, dice Giammarco Manfreda, coordinatore nazionale della Rete degli studenti medi: “Telecamere nelle scuole e leva militare sono provvedimenti dannosi e inutili, soprattutto se non ci si interroga su come risollevare un sistema scolastico che negli ultimi dieci anni ha subìto tagli per più di 8 miliardi e che non riesce più a essere strumento di formazione e crescita delle nuove generazioni: lo provano i 150 mila studenti che ogni anno abbandonano gli studi”. Per Manfreda il governo “continua a essere sordo di fronte alle necessità su cui da tempo le studentesse e gli studenti di questo Paese chiedono una risposta. Diciamo no alle manovre di ‘risparmio’ che non prevedono ulteriori investimenti sulla scuola, come il taglio di 100 milioni annunciato qualche giorno fa, no a una visione limitata del ruolo dei giovani e dell’Istruzione nella società. Se il governo non ha paura di cambiare, lo dimostri investendo in istruzione”.

“Il governo sta dimostrando ogni giorno la sua incapacità di mettere in campo azioni concrete per risollevare la condizione dell'istruzione pubblica italiana”, continua Enrico Gulluni, coordinatore nazionale dell'Unione degli universitari: “Sull'università non c'è alcuna proposta reale per incrementare il finanziamento ordinario del sistema o per superare il numero chiuso, ma solamente annunci e slogan. Tutto questo, insieme alla nomina di Valditara, mente dei tagli Gelmini, a capo dipartimento, evidenzia una preoccupante mancanza di prospettiva sul tema. Oggi siamo in piazza per rivendicare e lottare per un'altra idea di Paese, che rimetta al centro la scuola e l'università e che investa sulle giovani generazioni”.

Manfreda e Gulluni, in conclusione, affermano che “la mobilitazione non si arresta: non possiamo fermarci di fronte alla barbarie di questo governo, che trascura l'istruzione, ma non dimentica mai di demonizzare gli ultimi e di calpestare diritti acquisiti in anni di lotte. Il 16 e il 17 novembre, in occasione della Giornata internazionale dello studente, torneremo a mobilitarci”.