In Sicilia, partendo dalla provincia di Caltanissetta, va riscritta con urgenza la "storia morale" per riscattare la nostra terra dalla mafia, che ne ha mortificato le coscienze creando sottosviluppo economico, degrado umano e culturale, oppressione a danno dei lavoratori e delle poche imprese libere. Dalla provincia di Caltanissetta, che ha sfornato tanti "campioni dell'antimafia", va scritta una nuova pagina dedicata alle nuove generazioni, contro i tanti inganni di Stato, contro coloro che hanno sfruttato per fare carriera il termine "antimafia" che per me, per tante ragazze e ragazzi siciliani, è una valore vero, è una scelta quotidiana, è una denuncia e una proposta per migliorare la qualità della vita di chi vuole rimanere al Sud nella speranza di poter incidere nei cambiamenti, quelli veri, che si toccano con mano.

Lo abbiamo affermato durante il congresso confederale della Cgil provinciale di Caltanissetta e lo ribadiamo oggi, a 10 giorni dalla distruzione provocata da due attentati incendiari che hanno raso al suolo un lido e un bar e dopo decine di auto bruciate e spari ai portoni di alcuni cittadini. Lo affermiamo dopo aver partecipato ad una manifestazione antimafia nella quale, fortunatamente, c'erano centinaia di studenti che sono intervenuti chiedendo allo Stato di non abbandonare una città, Gela, una intera provincia, Caltanissetta, che conta 22 Comuni e 275 mila abitanti e che registra oltre il 44% di disoccupazione, una nuova vivacità delle cosche mafiose e una nuova "paura sociale" che allontana potenziali investimenti da imprenditori intenzionati a delocalizzare la loro attività.

Noi ribadiamo che nella nostra terra si può dire "no" al pizzo imposto dalla mafia e pagare come da contratto nazionale le commesse, i fornitori, le tasse. Noi, la Cgil, insieme alle altre forze sociali, ha chiesto e ottenuto dalle associazioni dei commercianti la firma di una "Carta di Intenti" efficace, leale, moderna ed attuale, per affermare che stare da una parte, quella della legalità e della crescita economica sana, è ancora possibile. Per farlo bisogna basare le azioni sulla coerenza e ciò per noi inizia dai diritti dei lavoratori. 

Abbiamo assunto due impegni al congresso, quelli indicati nel nostro manifesto. Il primo è l' impegno contro la precarietà: l'Italia non è una Repubblica fondata sullo stage. Il secondo porta a un nuovo dialogo con i sindaci: una nuova coesione sociale contro lo spopolamento dei Comuni. Siamo donne e uomini di parole e su questi obiettivi andiamo avanti, ribandendo che non saranno ammesse incoerenze e falsità perché l'antimafia delle parole ha distrutto la speranze di migliaia di giovani e noi vogliamo costruire la "Primavera dei Comuni", lo dobbiamo ai giovani e ai loro genitori che hanno ansia di presente.

Ignazio Giudice è segretario generale della Cgil di Caltanissetta