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Si apre la crisi per la Piaggio Aerospace di Villanova d’Albenga (Savona) e Genova. L’azienda, leader nella progettazione e nella produzione di velivoli multi-missione, ha comunicato oggi (giovedì 28 luglio) ai sindacati, nell’incontro che si è tenuto nella sede romanda del ministero per lo Sviluppo economico, il suo nuovo piano industriale. Una riorganizzazione che contempla 132 esuberi su circa 1.300 dipendenti dei due stabilimenti liguri. “Non è accettabile qualunque piano industriale che preveda esuberi” ha subito risposto il segretario Fiom Cgil Genova Antonio Caminito: “Non siamo disponibili ad aprire alcuna nuova discussione che non abbia la conferma delle linee del precedente piano”. Per lunedì 1 agosto i sindacati hanno indetto l’assemblea dei lavoratori, nella quale verranno decise le iniziative da intraprendere.
Il programma presentato oggi dall’amministratore delegato Carlo Logli ipotizza la concentrazione di risorse nello sviluppo dei programmi militari e l’esternalizzazione delle attività non strategiche (come la produzione di motori, che si svolge a Villanova d’Albenga, e la manutenzione civile, che si svolge a Genova), con il passaggio degli addetti alla nuova proprietà. Un piano di cessioni ed esuberi, riprende Caminito, che l'azienda “ha giustificato per i costi elevati dello sviluppo dei nuovi prodotti”. Un piano che “lascia a casa 132 lavoratori ora in cassa integrazione e traccia un futuro incerto per i 350 addetti alla produzione motori e i 90 della manutenzione dei mezzi civili. Uniti a tutti coloro che devono passare a Laerh, che ha acquisito alcune lavorazioni di Piaggio, i lavoratori coinvolti sono 650 su 1.300”.
I sindacati chiedono dunque all'azienda e al governo di bloccare qualunque iniziativa e di convocare subito un incontro presso la Presidenza del Consiglio dei ministri per capire quali impegni concreti intenda portare avanti il governo per un’azienda che sviluppa prodotti militari, tutelata da precise normative di legge. La Fiom genovese, il segretario generale, ha chiesto “di non ripetere l'infelice percorso che ha portato alla chiusura di Genova Sestri, e che il governo o propri rappresentanti, se hanno idee su come intervenire, lo facciano adesso che l'azienda intende dimezzare gli attuali occupati”.
Analoga stroncatura del piano viene anche dalla Fiom di Savona. “L’esito dell’incontro non è stato certo soddisfacente” commenta il segretario provinciale Andrea Mandraccia: “Sono stati disattesi gli impegni del 2014, con un piano industriale che salvaguardava i lavoratori fino al 2018, ora tutto tradito dall’azienda che svende parti importanti delle sue produzioni. L’azienda ha disatteso gli impegni presi, la cui attuazione era stata ancora assicurata nel precedente incontro del 28 giugno scorso, dimostrandosi pertanto inaffidabile”. Il quadro prospettato è dunque “inaccettabile”, perché “mina la prospettiva industriale di Piaggio Aero e prefigura una perdita di lavoro e di ricchezza per il nostro territorio”.
Grande preoccupazione esprimono anche i metalmeccanici di Cisl e Uil. Per Alessandro Vella (Fim Cisl) servono “garanzie concrete affinché non ci sia un ridimensionamento di Piaggio. Serve un impegno per quei dipendenti in cassa integrazione che non hanno prospettive”. Per noi vale il piano del 2014, dice Antonio Apa della Uilm Uil: “Nessun lavoratore può essere lasciato per strada, la Piaggio Aero deve tornare a essere un’azienda forte sul nostro territorio, mettendo fine alla fase di emergenza. Il piano è nebuloso, in particolare non è chiaro quale sia l’impegno del governo e quali sono le azioni che si vogliono mettere in campo, vista anche la ‘golden power’ che il governo esercita su Piaggio”.