Tre giornate di sciopero per sollecitare il rinnovo del contratto nazionale scaduto da un anno e mezzo. Scendono in piazza oggi (martedì 28 giugno), giovedì 30 e mercoledì 5 luglio i lavoratori dei Consorzi di bonifica e miglioramento fondiario di tutta Italia. Dal 24 giugno, inoltre, è in atto il blocco degli straordinari, mentre un’ulteriore astensione dal lavoro è stata indetta per mercoledì 20 luglio da Fai Cisl, Flai Cgi e Filbi Uil. Riguardo lo stop, oggi è toccato ai dipendenti delle regioni del Sud Italia (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria), giovedì 30 sarà il turno di quelli delle regioni del Nord (Liguria, Trentino Alto Adige, Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Toscana), mentre mercoledì 5 luglio si fermeranno i dipendenti del Centro e delle Isole (Marche, Umbria, Abruzzo, Molise, Lazio, Sicilia e Sardegna).

“Oggi abbiamo registrato una grande adesione allo sciopero e ai presidi organizzati territorialmente” commenta il segretario nazionale Flai Cgil sara Palazzoli: “Chiediamo risposte adeguate e un rinnovo del Ccnl dignitoso, che rimetta al centro il ruolo determinante dei lavoratori dei Consorzi di bonifica”. Lo stop, continua l’esponente sindacale, è “la risposta alle proposte inaccettabili messe sul tavolo del confronto lo scorso 8 giugno dallo Snebi. Noi andremo avanti con la mobilitazione con decisione e senso di responsabilità a difesa dell’importante lavoro che le lavoratrici e i lavoratori dei Consorzi di bonifica svolgono per il presidio e la tutela del territorio”.

Lo sciopero è stato proclamato l’8 giugno scorso, in seguito alla rottura delle trattative dopo due giorni di negoziato serrato. “A fronte dell’ampia disponibilità dei sindacati a portare avanti la discussione per chiudere l’accordo in tempi rapidi, la controparte non ha saputo dare adeguate risposte all’insieme delle richieste presentate in piattaforma” si legge in una nota unitaria. Per Fai, Flai e Filbi le proposte del Sindacato nazionale enti bonifica irrigazione (Snebi) “su salario, demansionamento, tutela dei lavoratori a tempo determinato, agibilità sindacale e disciplina dei licenziamenti sono insufficienti per il prosieguo della trattativa”.

Entrando nel merito dei singoli temi, il primo nodo da sciogliere riguardo l'aumento salariale: lo Snebi ha offerto un incremento complessivo del 2,7 per cento distribuito nel periodo 2016-2018 e nessun riconoscimento economico a copertura del 2015, una misura considerata dai sindacati inaccettabile. Altri aspetti dibattuti sono poi la disciplina dei licenziamenti e del demansionamento (che la controparte intenderebbe modificare in senso peggiorativo), la tutela dei lavoratori avventizi, il ridimensionamento delle agibilità sindacali. I sindacati, inoltre, lamentano anche l'attuale situazione dei Consorzi di bonifica, a partire da quelli commissariati, che vede una dilazione dell'iter legislativo di riforma, con pesanti conseguenze per i lavoratori e per i servizi offerti.