Da una parte non c'è una strategia generale per la tutela dell'ambiente e il futuro energetico, dall'altra non si cerca il confronto con le organizzazioni sindacali. “Su questo va detto che il governo è stato coerente, non ci ha mai convocati: è evidente che noi abbiamo un'idea totalmente diversa, ed è giusto che il sindacato faccia sentire la sua voce”. Lo afferma il segretario generale della Filctem Cgil, Emilio Miceli, ai microfoni di RadioArticolo1.

“Hanno cominciato con il decreto dignità – spiega il leader dei chimici –: si sono prese misure che riguardano direttamente i lavoratori, coloro che rappresentiamo, senza alcun confronto con noi. Se passa l'idea che un governo può fare da solo senza intermediari, però, poi le forze sociali rischiano di trovarsi in una condizione di arretramento complessivo”.

Il giudizio critico si applica anche al Def appena approvato dall'esecutivo. “La sensazione è che sia la più sfacciata operazione elettorale mai fatta – secondo Miceli –: lo scontro sul 2,4% è diventato famoso, ma sembra risolversi con lo sforamento del tetto solo per un anno. Giusto il tempo di poter dire che hanno mantenuto le promesse davanti al Paese, in occasione delle elezioni europee. Nel frattempo rischiamo di non reggere la pressione dei mercati, mentre avremo un reddito di cittadinanza finanziato per dodici mesi”.

 

L'assistenzialismo inoltre non crea posti di lavoro. “Si tratta dello stesso approccio usato per anni sul Mezzogiorno, l'abitudine di dare le mance. Lo faceva la Democrazia cristiana con le pensioni di invalidità, i sussidi delle fiscalizzazioni, e oggi lo fanno loro con il reddito di cittadinanza. Non c'è nulla che possa determinare vere condizioni di sviluppo e di competitività, anche all'interno del Paese. Siamo a una nuova versione del vecchio Stato assistenziale: funziona al Nord, con le imprese che già competono in Europa e nel mondo, invece al Sud si dà la ‘mancetta’ e basta. Ci sono milioni di disoccupati concentrati nel Meridione: così si assistono finché non emigrano. Non è certo questa la soluzione”.

Al contrario, afferma il sindacalista, “bisogna invertire l'agenda”. In particolare, occorre concentrare grandi investimenti pubblici proprio al Sud. “Serve una scelta netta per riallineare l'Italia: e questo riallineamento deve promuoverlo lo Stato”. Necessario “dotarsi di alcune infrastrutture, approvvigionarsi di energia, avere una banda larga efficace: sono le cose su cui si gioca un pezzo della competitività del sistema. Noi abbiamo un buon mix energetico – osserva –, dal punto di vista degli obiettivi è il Paese più in ordine tra i grandi d'Europa. Adesso però bisogna capire qual è l'idea di politica energetica che il governo intende adottare. Francamente non mi aspetto lungimiranza”.

Miceli si sofferma poi sui marchi italiani, parlando della vendita di Versace. “Ogni brand è tutelato dal fatto che la creatività italiana è più importante del passaggio di azioni da un'impresa a un'altra. Ciò che colpisce – piuttosto – è che un altro gruppo è diventato straniero, non stiamo trattenendo nulla del sistema moda italiano. Un settore in cui primeggiamo perché è forte e solido, ha talento e creatività, insieme a una struttura industriale di primo livello: eppure continua una politica di acquisizioni da parte dei grandi gruppi – conclude –, perché il capitalismo di casa nostra non è in grado di trattenere questi gioielli all'interno del Paese”.