“Tutti i settori della comunicazione attraversano una crisi profondissima. Una crisi che investe tutti: dall’editoria all’emittenza locale, ai grandi player delle telecomunicazioni. Le cause sono molteplici: la situazione generale del paese, i costi energetici, il crollo del mercato pubblicitario. Adesso è il momento di intervenire”. A dirlo è Massimo Cestaro, segretario generale del Slc Cgil, intervistato nella trasmissione “Italia Parla”, andata in onda stamani su RadioArticolo1.

L’esponente sindacale ha rimarcato come il mondo delle telecomunicazioni sia “il sistema nervoso della democrazia italiana: quindi, accanto all’azione tradizionalmente sindacale, per noi c’è anche un valore aggiunto su questi settori che attiene proprio al fatto che sono di straordinaria importanza per la vita democratica del paese”.

Il segretario si è soffermato, anzitutto, sulla vertenza dei lavoratori poligrafici, che il 22 maggio hanno incrociato le braccia per chiedere ancora una volta un intervento del governo a favore degli esodati del settore. “Noi abbiamo circa 600 lavoratori grafici e grafici editoriali – spiega Cestaro – che sono attualmente senza lavoro e senza pensione. Il giorno successivo allo sciopero c’è stato un incontro con il governo, lì ci sono stati rappresentati impegni abbastanza chiari. In generale, è bene ricordare che nel campo dell’editoria siamo di fronte a processi di riorganizzazione pesanti, e questi processi non possono poi essere invalidati dagli effetti retroattivi della riforma previdenziale”.

Altro grande tema è quello della Rai, a partire dalla decisione del governo di prelevare dal canone 150 milioni: “è una scelta che pone problemi di legittimità, se non anche di costituzionalità. Stiamo quindi verificando con i nostri uffici se ci sono gli estremi per avviare un’azione legale contro questa decisione”.

Ma al di là del singolo aspetto giuridico, continua il segretario Slc Cgil, “il punto è che si ripropone, anche per la Rai, quanto si era proposto per Telecom, cioè la societarizzazione e la vendita della rete. Ma la rete non è un corpo neutro, che può essere escluso dal perimetro aziendale, bensì è direttamente connessa alla qualità del servizio nel suo insieme: togliere la rete alla Rai significa impoverire drammaticamente il servizio pubblico. Pensare che una grande emittente non abbia più una rete è sconcertante”. Su questo tema il 3 giugno prossimo è prevista una conferenza stampa con i tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, assieme al segretario generale della Federazione della stampa, per “mettere in campo un’azione di contrasto a questa scelta, che non è la difesa dell’esistente, perché sappiamo benissimo che occorre ridurre gli sprechi, ma il mantenimento dell’integrità del gruppo”.

Terzo argomento affrontato da Cestaro è quello della mobilitazione del 4 giugno prossimo del mondo dei call center. “Poniamo con forza il tema delle delocalizzazioni, soprattutto il fatto che la pubblica amministrazione costruisca gare di appalto impostate con il criterio del massimo ribasso, affossando in questo modo le aziende, che così sono costrette a delocalizzare” commenta il segretario Slc Cgil. Che aggiunge: “chiediamo ci sia un criterio nelle gare di appalto che tenga conto dei valori minimi sotto i quali non si può andare, quei valori minimi che garantiscono l’efficienza dell’impresa e i trattamenti economici dei lavoratori”.

L’ultima battuta è per il risultato delle elezioni per il Parlamento europeo. “L’affermazione del Partito democratico – spiega – è oggettivamente ‘storica’, è un dato veramente straordinario. È evidente che questo voto carica di responsabilità il governo e il presidente del Consiglio, perché questo è un voto di speranza, di attesa, quindi spero che le mosse successive dell’esecutivo diano le risposte che il paese attende”. In termini più generali, conclude Cestaro, a livello europeo “si confermano le due grandi forze politiche. Adesso l’Europa deve passare dalla logica dell’austerity alla logica dell’intervento pubblico, attuando interventi mirati e una politica espansiva, perché il ‘rigore’ ha portato sostanzialmente grandi crisi nei paesi più deboli e disastri abbastanza generalizzati”.