“Un piano regionale del lavoro, che metta le istituzioni a tutti i livelli in grado di concorrere allo sviluppo della Sicilia e alla crescita dell’occupazione, secondo una visione d’insieme. E che intervenga per superare blocchi e limiti, in primo luogo quelli che riguardano la spesa dei fondi europei”. Questa la sfida che Michele Pagliaro, segretario generale della Cgil Sicilia, ha lanciato alla Regione dal palco del XVI congresso regionale dell’organizzazione sindacale, aperto oggi a Palermo.

“Dopo quattro cicli di programmazione comunitaria - ha detto Pagliaro nella relazione d’apertura -, la Sicilia è penultima regione in Italia per quanto riguarda il Pil pro-capite e ha la più alta percentuale di famiglie in povertà assoluta e relativa, insieme la più alta disoccupazione. Qui si sta sempre peggio e i giovani sono costretti a emigrare, questo è inaccettabile”.

A conferma i dati del Cerdfos, il centro studi del sindacato: disoccupazione al 21,5% nel 2017 mentre era al 13,7% nel 2008. Sono 111.545 i posti di lavoro andati in fumo negli anni della crisi (2008/2017). I Neet sono passati nello stesso lasso di tempo a 309 mila a 329 mila diventando 483 mila se si allarga la fascia di età fino a 34 anni. Sono in povertà assoluta il 12% delle famiglie (media nazionale 6,9%) pari a 260 mila nuclei familiari e a circa 600 mila persone che non riescono a soddisfare neanche le esigenze di base.

La povertà relativa riguarda invece il 29% delle famiglie (Italia 12,3%). Nè i “timidi segnali di ordine congiunturale, peraltro non accompagnati da interventi a sostegno”, per la Cgil “denotano una ripresa vera e propria”. Per Pagliaro di fronte a questo quadro “è necessario individuare priorità, risorse, tempi, cronoprogrammi e obblighi dei vari attori secondo una direzione di marcia precisa. Ma questo – ha sottolineato - ancora non si vede e l’azione del governo regionale si ferma il più delle volte all’enunciazione dei problemi e all’elenco delle buone intenzioni”.

Pagliaro ha rilevato che “proprio la situazione della spesa dei fondi europei è emblematica: del Fesr al 30 giugno è stato speso solo lo 0,17% della dotazione totale. In una regione che ha un indebitamento di otto miliardi e un disavanzo che sfiora i sei miliardi le risorse Ue per investimenti andrebbero invece spese tutte e subito - a suo avviso - affrontando le criticità esistenti, a partire dalla riorganizzazione della macchina amministrativa e dai limiti connessi alle carenze progettuali e alla mancanza di progetti esecutivi”.

Il segretario Cgil ha ricordato che “nel programma di spesa previsto dalla Regione nel Dpef 2014/2020 ci sono nove miliardi ai quali si aggiungono gli otto miliardi del Patto per le città metropolitane e di Anas e Ferrovie: risorse preziose - ha sottolineato - da utilizzare e bene”. Quanto ai settori su cui investire, Pagliaro indica “le infrastrutture materiali e immateriali, le manutenzioni, il ripristino del territorio e la lotta al dissesto idrogeologico, le rigenerazioni urbane, il sostegno alle vocazioni produttive e ad ambiti fondamentali come la ricerca”.

Nella piattaforma che la Cgil intende lanciare insieme a Cisl e Uil, “con le quali intendiamo puntare rafforzare ulteriormente l’azione unitaria”, ci sono “la lotta alla povertà e l’iniziativa per rilanciare un welfare in questi anni depotenziato”. “Posto che il lavoro e la dignità del lavoro sono il primo strumento per combattere la povertà - ha detto - sono necessarie risorse a sostegno di chi è in difficoltà e insieme politiche attive e il ripristino di uno stato sociale capace di restituire in primo luogo la ‘dignità di cittadinanza’. Prima lo hanno chiamato Sia (9.474 percettori in Sicilia del ‘Sostegno all’inclusione attiva’ ), poi Rei (271.270 percettori per il ‘reddito di inclusione’), per un totale di 280.744 persone, ora ‘reddito di cittadinanza’. In un paese dove ci sono tanti poveri, quelli veri che non accederanno mai a nessun tipo di condono fiscale - ha sostenuto - non si possono cambiare di continuo le regole del gioco, perché c’è chi rischia di non essere mai raggiunto da una misura che può diventare peraltro un’esca avvelenata per chi accarezza l’idea che il reddito di cittadinanza possa quasi quasi sostituire il lavoro, che invece è l’unica chiave di volta contro la povertà”.

Pagliaro ha espresso cordoglio per le vittime del maltempo: “Morti dovuti ancora un volta all’incuria, alla mancanza di controlli, alle inadempienze amministrative e soprattutto all’illegalità”. Quella illegalità che, “dovunque si annidi, nel lavoro, nell’economia , nel vivere civile, come Cgil continueremo a contrastare. Con la consapevolezza - ha aggiunto - che la lotta è titanica di fronte governi, e anche quello penta stellato ora, che promuovono sanatorie e condoni, premiando di fatto la disonestà e che invece di guardare in avanti e sbloccare fondi e interventi si limitano a criticare in molti casi l’operato di chi li ha preceduti”.

A esempio di “uno stato sociale che non funziona il sistema sanitario regionale: “I posti letto si riducono e le liste di attesa di allungano. Il risultato - ha rilevato Pagliaro - è da un lato l’aumento dei viaggi della speranza , che costano alla regione 190 milioni l’anno e , mentre i livelli essenziali di assistenza restano inesigibili, la rinuncia alle cure da parte di chi non può permettersele”. Tra gli interventi da fare ci sono quelli “a sostegno delle vertenze Blutec e del petrolchimico di Gela, quelli per fare decollare Snai e Zes, per risolvere situazioni bloccate come quelle della Formazione professionale e delle ex province, per il decollo del sistema integrato dei rifiuti”.

Pagliaro ha parlato di lotta contro la mafia, auspicando che “non ci siano passi indietro sul codice degli appalti”. E a proposito della cosiddetta antimafia di facciata ha detto che “chi come noi continua la lotta contro la mafia senza scheletri negli armadi deve continuare a fare il proprio dovere senza farsi travolgere da una centrifuga che rischia solo di fare gli interessi di chi sguazza nel torbido”. Ribadito, infine, l’impegno della Cgil “contro qualunque forma di xenofobia e razzismo”.

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