"La Sicilia è una delle regioni con meno infrastrutture d'Europa ed è anche tra le meno sviluppate, ma è proprio dalle infrastrutture materiali e immateriali, in epoca di digitalizzazione, che può venire una svolta per lo sviluppo dell'isola e per la creazione di nuova occupazione". A dirlo è il segretario generale della Cgil Sicilia Alfio Mannino: "Un sistema stradale e autostradale adeguato, una rete ferroviaria all'avanguardia, un sistema portuale e aeroportuale moderno ed efficiente e, soprattutto, l'intermodalità sono condizioni oggi irrinunciabili. Analogamente lo sono gli investimenti nell'ambito del processo in corso di trasformazione digitale, che possono configurare un nuovo progetto di politica industriale che guarda al futuro".

Di "negazione della continuità territoriale quale diritto costituzionale alla mobilità dei cittadini siciliani" parla, invece, il segretario generale della Filt Sicilia Franco Spanò. "L'intervento recente dell'Europa, che riconosce alla Sicilia le condizioni di svantaggio legate all'insularità, deve essere l'occasione per intervenire con politiche di sostegno e di riequilibrio sul piano infrastrutturale sia per l'abbattimento dei costi aggiuntivi che su quello tariffario", sottolinea. Il segretario della Filt rileva la necessità di "una straordinaria politica dell'infrastrutturazione in grado di intercettare gli investimenti in un mercato sempre più globale. Il governo della Regione - conclude Spanò - non può solo galleggiare sulle emergenze, ma deve avviare subito una nuova politica industriale nei settori tradizionali e, soprattutto, in quelli innovativi rafforzando gli insediamenti nell'energia, nelle telecomunicazioni, nell'elettronica, nell'informatica".