“Non c’è niente per le infrastrutture siciliane nella legge nazionale di Stabilità, se non la riproposizione, con risorse già stanziate, di opere in cantiere o programmate”. Lo denunciano Cgil, Cisl e Uil siciliane che vedono in questo “la conferma che il Governo non ha nessuna idea di sviluppo produttivo per il Sud".

"È un atteggiamento – scrivono in una nota i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil siciliane, Michele Pagliaro, Mimmo Milazzo e Claudio Barone – che tristemente si accompagna con la disattenzione del governo regionale che non sta esercitando il ruolo che dovrebbe, innanzitutto per quanto riguarda il cosiddetto masterplan, in via di definizione”. I sindacati hanno spulciato l’allegato infrastrutture del 13 novembre, per scoprire che la legge di Stabilità finanzia la 'Libertinia', uno dei tre lotti dello scorrimento veloce Caltagirone-A19; il completamento della Agrigento- Caltanissetta e, con 800 milioni, le manutenzioni straordinarie dell’A19.

Per quanto riguarda le ferrovie, viene finanziato il progetto preliminare del raddoppio Palermo-Messina-Catania; la tratta Ogliastrello-Castelbuono; il collegamento al porto di Augusta e il completamento dei nodi ferroviari di Palermo e Catania, cioè il Passante e la Circumetnea. “Come si vede, dal momento che si confermano opere in larga misura già in cantiere, di piano strategico per la Sicilia resta solo il titolo – affermano Pagliaro, Milazzo e Barone –, nessuna risorsa aggiuntiva, nulla di nuovo”.

I sindacati chiamano in causa anche il governo Crocetta, per chiedere “che ruolo stia esercitando nella trattativa sul masterplan e sul Patto per la Sicilia. Diciamo questo, perché se nei piani finanziari che si presentano all’Europa (allegato infrastrutture) ci sono i porti d’Italia, ma mancano quelli siciliani, ci sono anche responsabilità del governo regionale. Ci sono aree della Sicilia che vanno valorizzate, e perché questo avvenga, deve anche partire un input dalla Sicilia, prima che la legge di Stabilità si chiuda”.

Cgil, Cisl e Uil fanno due esempi per tutti di aree che vanno valorizzate e rilanciate: ad esempio, l’area industriale di Termini Imerese con l’interporto, abbandonata oggi a se stessa, e l’area del Sud-Est con il potenziamento delle infrastrutture e dell’interporto di Catania. “Riteniamo che occorra costruire un forte pressing – affermano Pagliaro, Milazzo e Barone – su un governo nazionale che non ha a cuore lo sviluppo produttivo della Sicilia, come dimostra anche il fatto che subordina le agevolazioni alle assunzioni all’esistenza di residui dei fondi Pac”.