La Cgil condivide “la necessità indifferibile di cambiamento per ricostruire una nuova legittimità dell'organizzazione democratica, anche con alcune mirate modifiche costituzionali”, ma gli interventi di riforma “non devono portare ad uno stravolgimento dell'assetto istituzionale con una rottura dell'equilibrio tra i poteri e alla mortificazione della partecipazione dei cittadini e della rappresentanza politica e sociale”. E' il giudizio della Cgil sui disegni di legge di revisione costituzionale, contenuto nel testo consegnato oggi (24 aprile) in audizione presso la Commissione affari costituzionali del Senato.

Per il sindacato guidato da Susanna Camusso “obiettivo del cambiamento deve essere una semplificazione che rafforzi le istituzioni democratiche, promuovendo e valorizzando la rappresentanza politica e sociale e la partecipazione, non che riduca gli spazi di confronto e condivisione in nome della 'velocità' o della governabilità'”. La Cgil, dunque, “non è contraria ad una revisione mirata della seconda parte della Costituzione che porti al superamento del bicameralismo perfetto con l'istituzione di un Senato rappresentativo delle Regioni e delle Autonomie, e alla riforma del Titolo V con la redistribuzione delle competenze legislative”, ma tali interventi “non devono portare in alcun modo allo snaturamento del sistema parlamentare”.

La riforma del Senato deve essere quindi guidata, secondo il sindacato, “da due presupposti: adeguati bilanciamenti per preservare l'equilibrio di poteri e le garanzie per le minoranze politiche; composizione e intervento nel procedimento legislativo conformi alla necessità di farne il luogo istituzionale dell'esercizio collettivo dell'autonomia legislativa e organizzativa della Repubblica”. Il Senato deve quindi secondo il sindacato di corso d'Italia “avere poteri effettivi e non residuali in tutte le materie che attengono il pluralismo istituzionale”.

Quanto al titolo V, la Cgil sostiene che “la ridefinizione della ripartizione delle materie e delle funzioni tra Stato e Regioni deve, infatti, mirare al raggiungimento del punto di equilibrio tra valore unitario dei diritti e assetto decentrato delle competenze, a cominciare dalla definizione completa dei livelli essenziali delle prestazioni a garanzia dell’uniformità dei diritti sociali su tutto il territorio nazionale”. Infine, per quanto riguarda l'articolo 117, preoccupazione del sindacato in relazione alla specifica redistribuzione delle competenze legislative tra Stato e Regioni proposta nell'articolato, all'eliminazione della legislazione concorrente, alla rilegificazione del lavoro pubblico con l'abbandono della contrattualizzazione, e all'abolizione del Cnel, senza che sia individuata una nuova e qualificata sede istituzionale per la partecipazione delle parti sociali”.
 
In allegato il testo consegnato dalla Cgil oggi in audizione presso la Commissione Affari Costituzionali del Senato sull'esame dei disegni di legge di revisione costituzionale del Titolo I e del Titolo V della Parte II della Costituzione, nonché della disposizione riguardante il Cnel.