"Il prevedibile andamento del Pil porta il governo a rifare i conti in vista della legge di Stabilità, e il bancomat a disposizione è ancora una volta il fondo sanitario nazionale, da cui si prospetta un prelievo da uno a due miliardi. Un prelievo nocivo, che riduce il già precario diritto alle cure dei cittadini". Così Stefano Cecconi, responsabile politiche della Salute della Cgil nazionale.

"Come l’anno scorso – continua l'esponente Cgil –, il governo smentisce e spaccia i nuovi tagli per minori aumenti. Ma il trucco non funziona più. Mentre milioni di italiani rinunciano a visite, esami e terapie, ostacolati da ticket e liste d'attesa inaccettabili, la sanità pubblica subisce un altro colpo".

Per il dirigente sindacale, "il fondo sanitario, concordato pochi giorni fa da governo e regioni a 113 miliardi nel 2017 e a 115 miliardi nel 2018, è comunque insufficiente a coprire la pur bassa inflazione (i prezzi di beni e servizi sanitari crescono più del finanziamento), a rinnovare i contratti di lavoro e per le assunzioni di personale, indispensabili per assicurare servizi essenziali. Ora, anche i nuovi Lea, la cui applicazione è già oggi incerta, non avranno copertura finanziaria".

"I tagli al finanziamento – sottolinea ancora il sindacalista – sono per natura lineari e, lo abbiamo visto, disturbano gli sforzi per riorganizzare e migliorare i servizi, anche per uscire dai piani di rientro, e per contrastare sprechi e corruzione. Questo è un metodo vecchio e controproducente per affrontare la crisi, che colpisce il diritto alla salute delle persone e ostacola la stessa ripresa dell’economia e dell’occupazione".