Nel leggere il documento programmatico della Giunta capitolina, "crediamo sia corretto rimandare ogni giudizio alla successiva formulazione di un piano strategico pluriennale della città che chiarisca, in modo più articolato, le scelte operative". Così, in una nota, il segretario generale della Cgil di Roma e del Lazio, Claudio Di Berardino, il segretario generale della Cisl di Roma Capitale e Rieti, Paolo Terrinoni, e il segretario generale della Uil di Roma e del Lazio, Alberto Civica.

Il testo, infatti, "è molto generico e non indica con quali risorse e quali interventi strutturali s'ipotizzino necessari per far funzionare al meglio le aziende partecipate. Emerge poi, con riferimento alle scelte strategiche rispetto alla mobilità, al ciclo dei rifiuti, al trasporto su ferro e su gomma, alle politiche urbanistiche e dell’abitare, una riduttiva visione municipale: le parole 'città' e 'area metropolitana' non compaiono mai nel documento, quando le stesse aziende partecipate, invece, andrebbero riorganizzate in un’ottica metropolitana. A tal proposito, la questione del loro riassetto in ambito romano e il destino delle migliaia di operatori interessati risulta sospesa: qual è l’orientamento della nuova amministrazione in merito? Inoltre, appare del tutto assente un’idea di riorganizzazione della macchina capitolina che rimane, per noi, una delle priorità del quinquennio 2016-21; senza nuovi dipartimenti e organi di governo, senza programmazione, coordinamento e controllo, la ristrutturazione dei servizi pubblici faticherà a decollare", denunciano i dirigenti sindacali.

Dal documento, proseguono i sindacati, "rileviamo una sostanziale sottovalutazione della necessità di riqualificare i 24.000 dipendenti di Roma Capitale: solo nel capitoletto sulle risorse umane compare qualche sporadica iniziativa di formazione, mentre rimane ancora tutta da definire la questione del salario accessorio, che assieme al riconoscimento delle professionalità sono elementi imprescindibili per il rilancio di quella che è una delle più grandi aziende pubbliche d’Italia. Sottotraccia resta anche l’idea che dovrebbe presiedere al futuro dei municipi: non s’intravvedono riferimenti a indirizzi generali o scelte di bilancio e organizzative che puntino alla loro valorizzazione, mentre nel capitolo dedicato alle azioni da intraprendere in ambito sociale colpisce vedere indicata tra le priorità la costruzione di una città 'a misura di bambino’. Ci ricorda qualcosa di già sentito. E sappiamo com'è andata. A noi basterebbe, tanto per iniziare, che Roma diventasse una città più umana", aggiungono i tre esponenti sindacali.

"Dopo Mafia Capitale, ci aspettavamo, seppure nella genericità delle linee programmatiche, un richiamo a un cambiamento strutturale che riguardasse tutti i settori rispetto ai fenomeni di corruzione, con scelte radicali e improntate sulla trasparenza in tema di appalti, affidamenti, e così via: se ne parla in modo esauriente solo nel capitolo dedicato all’urbanistica e all'edilizia, quasi a confinare entro specifici limiti, fenomeni corruttivi di ben più ampia pervasività. Ci siamo forse persi qualcosa?", si domandano i sindacalisti.

Le organizzazioni quindi proseguono: "Noi crediamo fortemente che per cambiare il presente occorra pensare al futuro. Nella nostra conferenza di programma 'Per Roma' del 9 maggio scorso, abbiamo indicato una serie di punti, per noi prioritari, e che tali dovrebbero essere anche per l’amministrazione capitolina, che presuppongono un’idea precisa di città. Abbiamo rimarcato la necessità di ridurre la pressione fiscale, troppo elevata, e di definire opportune aliquote fiscali per garantire maggiore equità e progressività fiscale, anche nell’accesso ai servizi a domanda individuale e nel pagamento di altre tasse e tributi; di realizzare il patto anti-evasione con l’Agenzia delle entrate; d'intervenire nelle periferie con opere infrastrutturali, nell’ottica di una riorganizzazione urbana, implementando i servizi pubblici e privati e favorendo la nascita di centri culturali e di aggregazione; di completare le grandi opere (già in esecuzione o solo progettate) e aprire un nuovo ciclo edilizio, basato sul recupero, sulla riqualificazione e sull’impiego di nuova tecnologia, pianificando opportuni interventi per le infrastrutture immateriali, materiali e sociali; di potenziare, infine, il welfare locale, realizzando una vera cooperazione fra assistenza territoriale e offerta sanitaria", osservano ancora i tre leader.

"Ragionare di tutto questo, significa anche ragionare di lavoro e di qualità del lavoro. Ci sembra, al contrario, che al documento manchi una chiara visione strategica, mentre notiamo riapparire la magica parola 'spending review', salvifica formula che rimanda alla logica dei tagli lineari. Il progetto complessivo dovrà misurarsi con un grande sforzo di partecipazione, pure evocato dal documento, ma in modo un po’ fumoso. La contrattazione, per noi, rimane un punto fermo", concludono Cgil, Cisl e Uil.