In queste ore in cui l’Italia intera si compiace e festeggia il successo dell’Expo di Milano, nella martoriata Campania si continua ad assistere a ricorrenti e ormai quotidiane morti sul lavoro. Negli ultimissimi giorni, mentre il Consiglio regionale approva una norma che istituisce un “fondo” per sostenere negli studi i figli delle vittime sul lavoro (e mentre la Palma d’Oro Toni Servillo, accogliendo l’invito di Libera e Fiom Cgil, devolve l’incasso dello spettacolo tenutosi al Teatro Gloria di Pomigliano d’Arco, con oltre 1.000 spettatori, in favore dei figli dei metalmeccanici perché seguano gli studi universitari), tre tragedie sul lavoro segnano a lutto la cronaca del casertano.

Un operaio ad Aversa ha perso la vita mentre stava effettuando lavori di impermeabilizzazione del soffitto della Scuola di Ingegneria della Seconda Università di Napoli. A Piedimonte Matese due operai sono morti a causa del crollo di un’intera impalcatura posta sulla facciata della Chiesa di San Marcellino, danneggiata dal sisma che nel 2013 colpì l’alto casertano; i due operai, secondo la prima ricostruzione, sembra fossero addirittura sprovvisti sia della necessaria imbracatura sia del casco.

Stupisce e meraviglia che i due gravi fatti non siano accaduti per piccoli lavori privati e quasi nascosti, ma riguardino due cantieri a vista, ospitati in strutture istituzionali operanti nel campo universitario e religioso, quindi frequentate da molte persone. Cosa pensare allora dei numerosi (quanti?) incidenti, meno gravi ma non secondari, che avvengono in molti luoghi di lavoro meno visibili e che non vengono talvolta neanche denunciati? Le morti sul lavoro in Campania, e in tutt’Italia, devono essere poste al primo posto dell’agenda politica di tutte le istituzioni e mobilitare l’impegno delle autorità, che devono fare fino in fondo la propria parte per fermare questo massacro.

È innegabile che il rispetto delle norme sulla sicurezza venga eluso in moltissime aziende (soprattutto nelle piccole e piccolissime), ma in un paese civile può aiutare in tal senso solo un completo e corretto sistema di controlli, con sanzioni effettive, realistiche ed eque. Purtroppo, su questo fronte, gli ultimi governi hanno solo varato provvedimenti di depotenziamento, il che ha inevitabilmente comportato riduzioni nei controlli dei cantieri e dei siti produttivi in genere. Con le conseguenze che i lavoratori sono costretti a subire, con morti e malattie professionali invalidanti.

Occorre avviare subito una stringente e veloce campagna di difesa della vita sul lavoro, accompagnata da una nuova politica di investimenti che preveda l’ampliamento dei controlli (sistematici ed efficaci), orientato a garantire il rispetto delle leggi. Se questo governo, come i precedenti, si ostina a non considerare le multe e le sanzioni come deterrenti efficaci, allora si trovino altre strade: si potrebbe pensare, ad esempio, a un sistema di premialità per i datori di lavoro rispettosi delle normative sulla sicurezza. Di certo, non si può più continuare con la “politica dello struzzo”, continuando a ignorare la tragica realtà dei cantieri e del mondo del lavoro.

* segretaria Cgil Napoli e Campania