Con lo sciopero di oggi di Lazio, Marche, Abruzzo, Molise, Umbria, Sardegna e Sicilia si chiude questa prima fase di agitazione dei lavoratori dei Consorzi di bonifica che ha coinvolto tutte le regioni italiane. Con l’ampia partecipazione dimostrata i dipendenti hanno confermato la ferma volontà di rinnovare il contratto nazionale che, tra le tante diversità che distinguono le varie esperienze regionali, costituisce un imprescindibile elemento unificante di raccordo e di tutela.

"I primi a credere nel ruolo fondamentale che viene svolto dai consorzi di Bonifica per lo sviluppo del sistema agricolo e la tutela del territorio sono proprio i lavoratori – si legge in una nota di Fai Cisl, Flai Cgil e Filbi Uil –; quegli stessi lavoratori il cui impegno garantisce non solo l’irrigazione e la messa in sicurezza del suolo, ma anche la salvaguardia di migliaia di beni culturali e monumenti, preservando in tal modo l’identità storica e culturale del nostro paese".

È sulla scorta di tali considerazioni che Fai Cisl, Flai Cgil e Filbi Uil, chiedono "il superamento delle proposte della controparte sui licenziamenti, demansionamento e riduzione delle agibilità sindacali per rinnovare assieme un contratto che sappia valorizzare i lavoratori, andando quindi oltre l’aumento salariale del 2,7% proposto; un contratto inclusivo capace di garantire efficaci tutele per i lavoratori stagionali e a tempo determinato e che valorizzi il confronto, delineando così un percorso di sviluppo per i consorzi e i dipendenti".

"Il nostro auspicio è dunque quello di tornare al più presto al tavolo delle trattative, in caso contrario la mobilitazione sindacale proseguirà nell’interesse dei lavoratori e per garantire al paese un sistema consortile giusto ed efficiente", conclude il comunicato.