"Anno 2015, stanno mettendo a punto le ultime ricerche per poter raggiungere il pianeta Marte nei prossimi anni. Mentre questo accade, ci sono aziende che vedono il sindacato come fumo negli occhi. Una di queste, è la Nca di Carrara, che ha tenuto 45 dei suoi 105 dipendenti due anni in cassa integrazione, per molti praticamente ininterrotta, nel mentre l'attività lavorativa in cantiere era svolta da altri lavoratori, per lo più ditte appaltatrici". È quanto dichiara Mirko Lami, della segreteria della Cgil Toscana.

"Il 31 dicembre scorso, finalmente i lavoratori sono stati chiamati a rientrare in cantiere, come sancito dall'accordo ministeriale. Si aspettavano di tornare in quello che dovrebbe essere il loro luogo di lavoro, lasciato in precedenza. Invece, si sono ritrovati confinati in una mensa, che per molti anni è stata la sede delle loro assemblee e teatro delle loro lotte per il lavoro e la dignità; confinati a far nulla per otto ore al giorno, con orari differenziati dagli altri colleghi che stanno lavorando, in modo da non potersi incontrare e confrontare neanche al momento della timbratura; costretti a guardare il cantiere attraverso una grata, come carcerati", denuncia il dirigente sindacale.

Per Lami si tratta di un atteggiamento aziendale inaccettabile. "Non solo non è dignitoso essere pagati per non fare niente, ma è offensivo verso i lavoratori. Per questo, esprimiamo la nostra piena solidarietà ai lavoratori della Nca di Carrara, e proponiamo di trovare dei percorsi insieme alla Fiom regionale, prendendo ad esempio la vertenza che il sindacato vinse negli anni '90, quando uguale atteggiamento lo intraprese un'azienda del comprensorio di Piombino. Allora il sindacato, in sede di tribunale, vinse quella battaglia. Un datore di lavoro, non si può permettere di offendere la dignità di un lavoratore, lasciandolo al confino in qualche stanza per otto ore".