"Ieri sera (15 maggio) nell'istituto penitenziario di Viterbo si è consumata l'ennesima tragedia: un collega di 42 anni si è suicidato con un colpo di arma da fuoco in camera mentre prestava servizio. Un dramma che purtroppo tra i poliziotti penitenziari non è più un'eccezione". Lo afferma Francesco Quinti, responsabile del comparto sicurezza della Fp Cgil, in un comunicato. Negli ultimi 10 anni abbiamo registrato oltre 75 suicidi, di cui 3 nei primi mesi 2011.

"In queste occasioni - prosegue l'organizzazione - è sempre più difficile trovare le parole per essere vicini alle famiglie e ai colleghi senza abbandonarsi a dichiarazioni piene di rabbia e frustrazione. Perché sono questi i sentimenti che rappresentano lo stato d'animo di chi oggi, superata la soglia dei 68.000 detenuti, lavora in carcere in condizioni disumane, costretto a una pressione psicologica inedita anche per un Corpo che come il nostro è abituato a operare in condizioni di grande difficoltà".

"Da troppo tempo denunciamo lo stato di abbandono in cui versano le carceri, le carenze di organico e strutturali, il sovraffollamento e la penuria di risorse. Oggi vogliamo solo ricordare come da anni chiediamo, inascoltati, che ai poliziotti penitenziari che prestano servizio negli istituti di pena venga fornita un'adeguata assistenza psicologica di supporto, dato il numero allarmante di suicidi registrato tra gli agenti".

"Purtroppo - conclude Quinti -, ci ritroviamo puntualmente a dover rinnovare questa richiesta nel silenzio generale, mentre un atto così forte come il suicidio, che dovrebbe risvegliare le nostre coscienze, inizia drammaticamente a essere archiviato come ordinaria amministrazione. Noi non vogliamo e non possiamo permettercelo".