La Corte di giustizia europea ha stabilito che la Commissione Ue non è stata abbastanza veloce nell’identificare e vietare come potenzialmente nocive le sostanze chimiche denominate “interferenti endocrini”, che contribuiscono a provocare il cancro, danneggiano la funzione riproduttiva e hanno altri effetti negativi sulla salute. La sentenza è stata emessa il 16 dicembre scorso a seguito di una causa promossa dalla Svezia a nome degli stati nordici. La Corte ha affermato che constatare che un’istituzione europea “si è illegittimamente astenuta dal fissare delle regole” è “relativamente raro”, e ha concluso affermando che “la Commissione è venuta meno agli obblighi a essa incombenti in forza del regolamento n. 528/2012, astenendosi dall’adottare atti delegati volti alla definizione dei criteri scientifici per la determinazione delle proprietà di interferenza con il sistema endocrino dei principi attivi insiti nei biocidi”.

Il legislatore dell’Unione, infatti, nel maggio 2012 ha adottato il regolamento n. 528, relativo alla messa a disposizione sul mercato e all’uso dei biocidi, al fine di migliorare la libera circolazione di tali sostanze all’interno dell’Unione, assicurando nel contempo un livello elevato di tutela sia della salute umana e animale sia dell’ambiente. Tale regolamento enuncia i principi attivi che non possono, in linea di principio, essere approvati. Tra questi figurano, in particolare, quelli che, sulla base di criteri da stabilire, sono considerati come aventi proprietà di interferenza con il sistema endocrino e in grado di produrre effetti nocivi sull’uomo, o che sono identificati come aventi tali proprietà. A tale riguardo, secondo il regolamento, entro il 13 dicembre 2013 la Commissione avrebbe dovuto adottare atti delegati volti alla definizione dei criteri scientifici per la determinazione delle proprietà di interferenza con il sistema endocrino.

A fronte dell’inadempienza della Commissione, nel maggio 2014 la Svezia ha portato il caso avanti la Corte di giustizia, sostenendo che la Commissione era arrivata a un “punto morto” e che le malattie causate da sostanze chimiche costano centinaia di milioni di euro ogni anno. Il governo svedese ha accolto con favore la decisione, chiedendo di iniziare finalmente a lavorare per “individuare ed eliminare gradualmente le sostanze che alterano il sistema endocrino”.

A commento della sentenza, il gruppo ambientalista ClientEarth ha ricordato che le sostanze chimiche coinvolte influiscono sulla funzione riproduttiva umana negli uomini e nelle donne, aumentano l’incidenza di cancro al seno e causano anormalità di crescita nei bambini. Vito Buonsante, consulente legale per ClientEarth sulle sostanze chimiche tossiche, ha dichiarato: “Si tratta di una decisione senza precedenti” da parte delle Corti europee. È stato stabilito che la Commissione sta illegalmente ritardando una decisione cruciale per proteggere i cittadini dell’Unione e per l’ambiente. Ha aggiunto che il modo di procedere della Commissione “è distorto e non c’è una chiara idea di quando si concluderà. Ciò deve finire immediatamente. La Commissione deve iniziare a tutelare i cittadini, non l’industria chimica”. Il trattato sul funzionamento dell’Unione europea impone che la Commissione debba ora prendere le misure necessarie per conformarsi alla sentenza.