"Non è un cambiamento che stravolge tutto e non cambia nulla. Al contrario, siamo molto attenti a restare sempre una grande organizzazione: allora, invece di frenarci tra noi, ingaggiamo tutti insieme la sfida di cambiare". Così il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, dal palco della Conferenza d'organizzazione. "Proviamo a sperimentare - afferma -, poi dopo il congresso valutiamo se la strada intrapresa è quella giusta. Sappiamo che dobbiamo cambiare senza travolgere la nostra tradizione - spiega -. Non abbiamo tutte le ricette, né siamo sicuri di fare tutto giusto, ma è una sfida di tutti noi che comprende anche il riconoscimento degli errori per modificarli. Non siamo un disastro, molte cose le abbiamo fatte: nella crisi abbiamo difeso i lavoratori e costruito molte soluzioni". 

Adesso, a suo avviso, "dobbiamo avere in testa soprattutto le richieste dei precari e degli atipici, per cercare di rispondere ai loro problemi. E poi dobbiamo ricominciare a fare proselitismo nei luoghi di lavoro: fare deleghe è compito di ognuno di noi". Il sindacato deve misurarsi con gli "ultimi", spiega Camusso: "Oggi questi ultimi sono i migranti, le vittime di caporalato e lavoro nero. La lotta al caporalato deve diventare una pratica quotidiana, così il governo non potrà ritardare il decreto su questo tema. Dobbiamo uscire dalle nostre tane e insicurezze, giocare tutti sullo stesso territorio".

In conclusione, Camusso ha invitato l’organizzazione a “trovare forme e modi per cui i delegati vivano pienamente la vita dell’organizzazione, partendo dal territorio e rilanciando il Comitato degli iscritti”. Il segretario generale, infine, ha ricordato l’importante apporto che i giovani stanno dando alla Cgil: “In tanti hanno parlato a questa Conferenza. Dobbiamo usare tanta formazione e magari favorirli facendo tanti di noi un passo indietro, un processo che deve attraversare l’intera organizzazione”.