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“Il lavoro non è il problema, è la soluzione del problema”. Così il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, nel suo intervento a una iniziativa della Filctem a Bologna in vista dello sciopero generale del 12 dicembre, annunciando che questo dopo le le manifestazioni territoriali di quel giorno la Cgil sarà a Milano per ricordare la strage di Piazza Fontana.
“Si dice che i lavoratori fanno sciopero perché così sindacalisti occupano il tempo”, aggiunge Camusso ricordando una recente dichiarazione del premer Matteo Renzi, "ma questo è davvero irrispettoso. Non è certo la nostra ambizione - spiega - fare gli scioperi generali. A noi piace vivere in un paese dove le cose vanno bene, in cui il lavoro è libero, ha diritti, viene creato ed una è risposta alla crisi. Se siamo costretti a scioperare è perché non ci rassegniamo al fatto che il lavoro sia sempre considerato l'ultima pedina. Bisogna usare tutte le risorse per creare lavoro, abbiamo un lungo elenco”, aggiunge poi l'esponente della Cgil. “Il ritornello che non ci sono le risorse sarebbe vero se non continuassimo a essere il paese in cui il 10 per cento delle famiglie possiede l'80 per cento elle ricchezze, il paese della corruzione, del record dell'evasione fiscale”.
“Come sempre - ricorda - abbiamo anche delle proposte e vorremmo che fossero discusse. Siamo sicuri che è possibile fare cose diverse da quelle che ci stanno propinando. Certo, dobbiamo chiedere di cambiare le regole in Europa, ma insieme a quelle, bisogna cambiarle anche qui. Il paese affonda non solo perché c'è l'austerità europea, affonda perché c'è anche quella italiana". Invece, “il governo ha abdicato alla propria funzione, quella di indicare la strada della politica industriale, e ha ceduto al sistema delle imprese. Ma se un quarto dell'apparato produttivo è andato perso con la crisi, non è certo per colpa dei lavoratori e delle tutele. È andato perso - sottolinea - perché abbiamo sempre scelto la via bassa, ieri con la svalutazione della lira, oggi con la svalutazione del costo del lavoro. Non basta appellarsi ai vincoli dell'Europa”.
"Al presidente della Confindustria - aggiunge Camusso - ricordiamo che dovrebbe domandarsi perché non si produce, del perché le imprese siano sempre pronte a chiedere allo Stato qualcosa, senza rischiare per conto loro. E intanto il governo parla del sistema delle imprese come se fosse l'ottava meraviglia e quando si riferisce al lavoro parla di un mondo di privilegi. È forse un privilegio - si domanda - avere uno stipendio a fine mese se si lavora tutti i giorni? Patrimoniale e tassazione sulle grandi ricchezze - conclude - non sono bestemmia, i sacrifici bisogna chiederli a chi non sa neanche cosa vuol dire. Non siamo strani, nel resto del mondo funziona così”.