La Camera dei deputati esamina la proposta di legge dell'opposizione recante misure di sostegno del reddito e tutela di determinate categorie di lavoratori

Nella seduta di lunedì 19 aprile, la Camera dei deputati ha iniziato l'esame della proposta di legge n. 2100-A, derivante dall'unificazione di una serie di disegni di legge presentati dai gruppi politici dell'opposizione e avente ad oggetto il sostegno del reddito ed altre misure di tutela per alcune categorie di lavoratori.

Il relatore Cazzola (Pdl) ha introdotto la discussione, ricordando che, in seguito alle condizioni espresse nel parere della Commissione bilancio sulla base della relazione tecnica del governo sulla  quantificazione degli oneri finanziari derivanti dal provvedimento, è stato necessario, per ragioni di spesa, sopprimere due articoli – l’art. 1 e l’art. 3 – e di modificare l’articolo 2 del testo risultante dall’esame degli emendamenti. Il relatore ha riconosciuto che i due articoli soppressi, 1 e 3, costituivano disposizioni di particolare rilevanza per i gruppi di opposizione che hanno presentato i sei disegni di legge da cui è scaturito il testo unificato all'esame dell'Assemblea. Con l'art. 1 si dava infatti facoltà all’Inps di erogare, a seguito di un accordo tra le parti e di un decreto ministeriale, ai lavoratori dipendenti di imprese inadempienti perché in situazioni di particolare difficoltà economica e finanziaria, parte delle somme relative ai crediti di lavoro non corrisposti dall’impresa di appartenenza del fondo di garanzia per il trattamento di fine rapporto e nei limiti delle disponibilità di esso.

L'Inps sarebbe poi subentrata nel credito relativo anche nel caso di aziende inadempienti nel regolare pagamento delle retribuzioni ai propri dipendenti. Con il secondo degli articoli soppressi si stabiliva che, limitatamente al biennio 2010-2011 e in attesa della riforma degli ammortizzatori sociali, il trattamento di cassa integrazione guadagni ordinaria (Cigo) potesse estendersi fino a di 78 settimane, in luogo dell’attuale limite di 56 settimane. A tale proposito, il relatore ha ricordato di avere da subito subordinato il proprio assenso ai provvedimenti in esame alla verifica della loro sostenibilità finanziaria, che appariva in effetti alquanto dubbia.
  
Il relatore ha fatto inoltre presente che, nell'esprimersi in senso contrario all'art. 3, il governo aveva espresso la preoccupazione, condivisa anche da talune forze sociali, che a fronte dell’invarianza dei finanziamenti a disposizione, l’incremento del periodo di intervento della cassa integrazione guadagni ordinaria potesse sottrarre risorse alla cassa integrazione in deroga, attraverso la quale l’Inps ha risolto in via amministrativa il problema del passaggio senza soluzione di continuità fra la Cigo, una volta esaurita, a quella straordinaria.

Il relatore è passato quindi ad illustrare il testo del disegno di legge, come modificato nel corso dell'esame in sede referente: l'attuale art. 1 prevede, al primo comma, che il ministro del Lavoro e delle politiche sociali svolga un monitoraggio in ordine all’attuazione delle disposizioni di cui al comma 2 dell’art. 19 del decreto-legge n. 185 del 2008, che prevede, in via sperimentale, l’introduzione di una nuova forma di ammortizzatore sociale per i collaboratori coordinati e continuativi nei casi di fine lavoro, consistente nell’erogazione, in un’unica soluzione, di una somma pari al 30 per cento del reddito percepito l’anno precedente e, comunque, non superiore a 4 mila euro. All’esito di tale monitoraggio, il ministro può, con proprio decreto, di concerto con il ministro dell’Economia, procedere alla revisione dei requisiti di accesso a tale trattamento e all’eventuale integrazione, delle prestazioni già erogate agli aventi diritto.

Il comma 2 dell’art.1 prevede l’applicazione dell’articolo 2116 del codice civile - riguardante il principio dell’automaticità delle prestazioni, in base al quale le prestazioni di previdenza ed assistenza siano dovute ai lavoratori, anche quando il datore di lavoro non abbia versato regolarmente i contributi dovuti - ai collaboratori iscritti, in via esclusiva, alla gestione separata presso l’Inps per i lavoratori autonomi, a condizione che questi si trovino in regime di monocommittenza. L’onere derivante da tale disposizione – ha precisato il relatore - è coperto mediante l’incremento dallo 0,22 allo 0,25 per cento dell’aliquota aggiuntiva prevista a carico degli iscritti nella gestione separata dei lavoratori parasubordinati presso l’Inps, introdotto, a suo tempo, per finanziare l’estensione delle prestazioni per la maternità alle lavoratrici.

L’art. 2 del provvedimento in discussione, a sua volta, prevede, al comma 1, che, fino al 31 maggio 2010, gli elenchi nominativi annuali e trimestrali dei lavoratori dell’agricoltura, funzionali all’accreditamento dei relativi contributi previdenziali valevoli per il 2009, siano notificati alle scadenze secondo la normativa vigente, ovvero mediante affissione per quindici giorni all’albo pretorio del comune di residenza del lavoratore. I commi da 2 a 4 innovano tale sistema, prevedendo che a partire dalle giornate di occupazione relative al 2010, per gli operai agricoli a tempo determinato, i compartecipanti familiari e i piccoli coloni, l’elenco annuale sia notificato ai lavoratori interessati dall’Inps in via telematica sul proprio sito Internet entro il mese di marzo dell’anno successivo, e che a decorrere dal 1 giugno 2010 gli elenchi trimestrali siano soppressi. Inoltre, si stabilisce che l’Inps notifichi in via telematica ai lavoratori interessati le variazioni all’elenco annuale, qualora siano state riconosciute nuove giornate lavorative o ne siano state disconosciute alcune: il fine è il contrasto dell’evasione contributiva in agricoltura.

Infine l’art. 3 prevede, al comma 1, che il ministro del Lavoro, con proprio decreto da emanare di concerto con il ministro dell’Economia, istituisca presso l’Inps il Fondo di solidarietà per il sostegno del reddito, dell’occupazione e della riconversione e riqualificazione professionale del personale dipendente dalle imprese assicuratrici. Il Fondo, previsto dal contratto collettivo di  settore sottoscritto il 9 ottobre 2009, è alimentato esclusivamente dai contributi versati dalle imprese del settore assicurativo. Lo stesso decreto ministeriale (comma 2) disciplina la modalità di versamento dei contributi e il funzionamento del Fondo, e individua gli organi di amministrazione in conformità con quanto previsto dal contratto collettivo, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica (comma 3).

Per il gruppo del Partito democratico, i deputati Damiano, Baretta, Schirru, Boccia e Santagata hanno osservato che la convergenza tra gruppi di maggioranza e di opposizione realizzatasi in Commissione anche sulle norme poi cancellate è stata vanificata dal veto posto dal ministro del Lavoro, che ha utilizzato a tal fine, non senza qualche forzatura, le valutazioni della Ragioneria generale dello Stato: ciò da un lato è sintomatico della posizione di subalternità del Parlamento rispetto all'esecutivo, che ha compromesso il comune impegno delle forze politiche mirante a cercare di concentrare su alcuni punti qualificanti i temi delle tutele e del sostegno del reddito dei lavoratori che i gruppi di opposizione, utilizzando le opportunità offerte dai regolamenti parlamentari, hanno inteso portare all'attenzione della Camera e della pubblica opinione. Il di-battito si era concentrato sulla Cigo: il Pd aveva proposti di prolungarla dagli attuali 12 mesi a 24 e poi è stato realizzato un compromesso su un prolungamento di 18 mesi.

Contrariamente a quanto affermato, questa misura è fortemente sollecitata dalle parti sociali, a fronte di un incremento preoccupante della disoccupazione, per il semplice fatto che la Cigo è lo strumento più idoneo a  mantenere il legame tra il lavoratore e l’impresa anche nel momento della crisi. Il prolungamento della Cigo sarebbe stato finanziato dall'attivo della cassa integrazione, che attualmente, per volere del ministro dell'Economia, in caso i eccedenza, ritorna alle imprese: ma quando si parla di sottrazione di risorse ( tra l'altro le imprese con meno di 15 dipendenti dispongono soltanto della Cigo), occorrerebbe ricordare che il governo, per finanziare la cassa integrazione in deroga, ha utilizzato risorse delle regioni e del Fondo sociale europeo.

In realtà, è possibile attivare risorse oggi inutilizzate, e su questo aspetto l'opposizione ha presentato proposte precise ad argomentate. C'è una contraddizione nella condotta del governo, poiché mentre oggi, si dichiara l’indisponibilità di risorse finanziarie che, solo qualche tempo fa, venivano date per esistenti e, soprattutto, in grado di soddisfare in pieno le esigenze delle imprese e dei lavoratori, d'altra parte è mancata la reale volontà di agire a supporto delle fasce più deboli, per una spesa oltretutto limitata, ammontante a 600 milioni di euro. Ancora meno convincente è poi l'affermazione che il problema della continuità dei trattamenti di integrazione del reddito sarebbe stato risolto in via amministrativa, poiché non si vedere come, con atti amministrativi, possa essere variato l'ammontare delle risorse disponibili, che dovrebbe essere comunque regolato per legge.

Una misura molto rilevante, cancellata nel corso dell'esame in sede referente, riguarda il pagamento delle mensilità ai lavoratori rimasti almeno da quattro mesi senza stipendio, dipendenti di imprese in crisi le quali non hanno chiesto la cassa integrazione, né hanno licenziato o messo in mobilità; questi lavoratori non sono disoccupati, ma versano in una situazione di estrema incertezza, e nel testo unificato vi era una norma valida per una serie di situazioni – il caso più noto che è quello dell’azienda Eutelia – che, con tutte le cautele del caso, non distribuiva a pioggia le misure di sostegno, poiché si basava sul Fondo di garanzia già esistente presso l’Inps, e nel limite delle disponibilità in esso esistenti sulla base di questo Fondo. È pertanto legittimo interrogarsi, una volta rigettata questa proposta con artifici contabili, quale sia la riposta da dare a questi lavoratori.

Anche se sono state mantenute le norme tendenti a dare una maggiore copertura ai lavoratori disoccupati - ai quali potrebbero essere destinate le risorse provenienti dall'Ici o gli 800 milioni di euro inutilmente destinati alla copertura della spesa per la detassazione dei salari di produttività -  non c'è dubbio che i veti del ministro del Lavoro hanno fortemente depotenziato la proposta iniziale, dimostrando in tal modo scarso rispetto per le prerogative del Parlamento. 

Per il gruppo Italia dei valori, il deputato Porcino ha espresso vive perplessità sulle dichiarazioni del ministro Sacconi circa l’inutilità del prolungamento, originariamente previsto nel testo unificato in discussione, della cassa integrazione guadagni ordinaria, lamentando la mancanza di una politica governativa volta a garantire un quadro normativo organico in  materia di ammortizzatori sociali.
     
Per il gruppo dell'Unione di centro il deputato Delfino, nel dare atto al Pd di avere sollevato un tema sul quale è stata più volte richiamata l’attenzione del governo in relazione alla sempre più difficile situazione reddituale dei lavoratori dipendenti e di tante famiglie, dovuta all'aggravarsi della crisi economica, ha osservato che malgrado l'assicurazione dell’esecutivo che, con i fondi già accantonati e con le intese raggiunte sul Fondo sociale europeo e sui Fas con le regioni, sarebbe stato possibile dare una protezione adeguata alle persone con maggiori difficoltà, alla prova dei fatti si constata che un’iniziativa legislativa intesa a fornire risposte su questi temi con il coinvolgimento di tutti i gruppi politici di maggioranza e di opposizione, è stata fortemente ridimensionata per ragioni di copertura finanziaria.

Ciò anche se - ha proseguito l'esponente dell'Udc - il governo aveva affermato in precedenza che per il 2010 e per il 2011 erano disponibili adeguate risorse. C’è quindi una contraddizione evidente rispetto a un’iniziativa che ha coinvolto tutte le forze politiche presenti in Commissione lavoro, per dare una risposta ad esigenze reali. Malgrado le mutilazioni subite, il gruppo dell'Udc ritiene che si debba proseguire nella discussione dell'iniziativa legislativa, così come è emersa dall'esame in Commissione, sottolineando però la contraddittorietà della posizione del governo e la sua difficoltà a fornire risposte rispetto ad una domanda di protezione sempre più impellente, in particolare sul complesso terreno degli ammortizzatori sociali, che vanno estesi a chi oggi non ne fruisce, con maggiore decisione e con maggiore ampiezza di quanto ha finora fatto, molto timidamente, l'esecutivo.

Peraltro, alcune intenzioni manifestate dal ministro del Lavoro, circa l'introduzione di un’indennità di disoccupazione generalizzata e una cassa integrazione gestita dagli enti bilaterali per affrontare le crisi aziendali, sono meritevoli di attenta considerazione, ma occorre considerare che di fronte ad una flessione dell'occupazione che appare inarrestabile occorre soprattutto muoversi in fretta. Per queste ragioni, le misure contenute nella proposta di legge in discussione, pur condivisibili, appaiono largamente inadeguate, mentre sarebbe opportuno recuperare la tensione unitaria e il senso di concretezza che ha caratterizzato i lavori della Commissione. 

Per il gruppo del Popolo della libertà i deputati Foti e Di Biagio hanno anzitutto dichiarato di condividere il provvedimento nel testo approdato in Assemblea: già il relatore ha richiamato la complessità dell'iter in Commissione e, in particolare, la necessità di tenere presente il rigido vincolo di bilancio che ha condizionato l'intero dibattito: d'altra parte, l'estensione della cassa integrazione in deroga, già disposta dal governo, ha reso meno urgente il prolungamento della Cigo; peraltro, malgrado l'opinione espressa dai rappresentanti dei Gruppi di opposizione, la parte del provvedimento giunta in Aula contiene misure molto rilevanti: è stata mantenuta un’importante misura la tutela dei collaboratori in regime di monocommittenza, ed è stata assicurata a questi ultimi l’applicazione dell’articolo 2116 del codice civile. Va altresì ricordata la questione degli elenchi agricoli dell’Inps ed è stata accelerata  l’operatività dell’istituzione del Fondo di solidarietà per il sostegno al reddito dell’occupazione e della riconversione e riqualificazione professionale del personale dipendente dalle imprese assicuratrici.

Non vi è stata dunque alcuna preclusione, da parte della maggioranza, nei confronti delle proposte dell'opposizione, né si può parlare di passività del governo. Vanno invece citate, tra le più importanti misure adottate dall'esecutivo in carica, il finanziamento straordinario della Cig; gli interventi eccezionali per la concessione della cassa in deroga, sulla mobilità e sulla disoccupazione speciale; la stipula di un accordo fra Stato e Regioni, che prevede 8 miliardi di euro proprio per gli ammortizzatori sociali; il rafforzamento dei contratti di solidarietà, la flessibilità e l’indennità di mobilità; l’impegno per i cosiddetti lavoratori socialmente utili; l’avvio di numerosi e programmi di incentivazione, di reinserimento ed inserimento nel mondo del lavoro.

Intervenendo in replica, il relatore Cazzola ha fatto presente, sulla questione del prolungamento della Cigo, che il governo si è preoccupato di non spostare ulteriori risorse a favore delle imprese che già dispongono di essa rispetto alla possibilità di utilizzare la cassa integrazione in deroga: la scelta di agire in via amministrativa è da ricondurre proprio all'esigenza di assicurare l'invarianza della spesa. Il relatore ha quindi richiamato le preoccupazioni già espresse circa le modalità originariamente individuate per la copertura degli oneri finanziari nel provvedimento in discussione, ricordando che, anche alla luce del parere espresso dalla V Commissione, nel corso dell’esame in sede referente si è compiuto il massimo sforzo per recepire le istanze dell’opposizione in relazione alla materia trattata dal testo unificato, che potranno eventualmente essere oggetto di ulteriore riflessione in sede di trattazione degli emendamenti.

Nella successiva seduta di mercoledì 21 aprile, si è quindi convenuto di proseguire la discussione nella successiva settimana.

Attività della Commissione lavoro pubblico e privato della Camera dei deputati

Nella seduta di martedì 20 aprile, la Commissione lavoro publico e privato della Camera dei deputati, riunita in sede consultiva (parere alla Commissione difesa) ha espresso parere favorevole sul testo unificato delle proposte di legge n.  864 Vannucci,  3244 Bocchino,  3254 Di Pietro e 3269-ter Cicu, recanti norme in materia di nomina del Comandante generale del Corpo della guardia di finanza.

È quindi seguito lo svolgimento delle seguenti interrogazioni a risposta immediata: 5-02766  Damiano: Chiusura dello stabilimento Bialetti di Omega; 5-02767 Delfino: Politiche a sostegno del lavoro e del reddito delle famiglie. È proseguito l'esame congiunto delle risoluzioni 7-00274 Codurelli: Sulle politiche a sostegno delle donne e dell'occupazione femminile; 7-00285 Pelino: Sulle politiche a sostegno delle donne e dell'occupazione femminile; 7-00306 Paladini: Sulle politiche a sostegno delle donne e dell'occupazione femminile.

Il ministro per le Pari opportunità Carfagna, dopo avere ricordato la centralità assunta, nell'ultimo decennio, dal tema della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, nella definizione delle politiche nazionali ed europee di pari opportunità, ha osservato che un forte impulso in tal senso è venuto dalla Strategia di Lisbona (2000) che ha fissato l'ambizioso obiettivo di raggiungere nel 2010 un tasso di occupazione delle persone dai 15 ai 64 anni del 70 per cento nel complesso e del 60 per cento per le donne. In effetti, un numero crescente di donne presente sul mercato del lavoro e il rapporto Cnel sul mercato del lavoro 2008/2009 segnalano che gli effetti della crisi sono stati inferiori sulla componente femminile, dove si è registrato addirittura un lieve aumento dell'occupazione a fronte di una sostanziale immobilità del tasso di occupazione maschile. Ciò è dovuto all'incremento di occupazione ad orario ridotto, a tempo parziale o flessibile che ha interessato più le lavoratrici che i lavoratori; dal 6 per cento del 1998 si è passati nel 2008 a una percentuale di lavoro parziale pari al 14,8 per cento.

Persistono tuttavia numerose criticità riguardanti l'occupazione femminile, e in particolare permane la necessità di ridurre il divario di genere che è ancora molto consistente (70,3 per cento uomini e 47,2 per cento donne nell'anno 2008), specie nel Mezzogiorno, e specialmente per le fasce di età - tra i 25 ed i 35 anni - in cui massimo dovrebbe essere lo sforzo non solo per l'inserimento, ma anche per gettare le basi per ottenere soddisfacenti risultati in termini di carriera e, quindi, di retribuzione.

Il dicastero per le Pari opportunità
ha pertanto ritenuto necessario adottare misure di inclusione delle donne nel mercato del lavoro tendenti a raggiungere l’obiettivo europeo di un tasso di occupazione femminile del 60 per cento: il piano recante il «Sistema di interventi per favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro» ed il «Programma di azioni per l'inclusione delle donne nel mercato del lavoro» con un investimento di 40 milioni di euro del Fondo pari opportunità in finanziamenti per le tagesmutter, per il telelavoro, per la formazione volta a sostenere il rientro nel lavoro dopo un periodo di congedo per maternità. Lo stanziamento verrà ripartito tra le regioni sulla base degli indirizzi già fissati dalla Conferenza unificata, che ha comunque escluso la determinazione di quote fisse dello stanziamento complessivo. Inoltre, sulla Gazzetta Ufficiale del 17 dicembre 2009, è stato pubblicato il bando per il finanziamento - 7 milioni e 200 mila euro - di nuovi nidi d'infanzia presso i luoghi di lavoro delle pubbliche amministrazioni nazionali.

Nel «Programma di azioni per l'inclusione delle donne nel mercato del lavoro», elaborato d'intesa con il ministro del Lavoro, sono previste misure volte a favorire la conciliazione. In particolare sono state inserite cinque linee di intervento: il potenziamento dei servizi di assistenza per la prima infanzia e la sperimentazione dei buoni lavoro; la revisione dei criteri e delle modalità per la concessione di contributi ad aziende per progetti che favoriscano la conciliazione; la sperimentazione di nuove relazioni industriali per la promozione della flessibilità del lavoro; l'incentivazione dei lavori verdi al femminile e una serie di misure per il Mezzogiorno, attraverso l'utilizzo di contratti di inserimento o di reinserimento destinati a chi vuole uscire dallo stato di disoccupazione o a chi desidera rientrare nel mercato del lavoro dopo un lungo periodo di assenza.

Dopo avere osservato che quanto all'impianto normativo di tutela della madre lavoratrice nel confronto internazionale e comparato, l'Italia presenta una delle legislazioni più avanzate del mondo e pienamente in linea con la normativa comunitaria, il ministro ha sottolineato il proprio impegno per il rilancio di misure di sostegno all'imprenditoria femminile, specie nel Sud, superando i limiti della legge n. 215 del 1992, ora in una fase di stallo, e individuando nuove risorse.

Per il gruppo del Partito democratico, le deputate Gnecchi, Gatti, Mosca e Schirru, dopo avere rilevato che l'Italia  sconta ancora un pesante ritardo rispetto agli altri paesi europei sul terreno delle pari opportunità, hanno rappresentato l'esigenza di rifinanziare il piano del governo Prodi su nidi e servizi all'infanzia, e di ripristinare la legge n. 188 del 2007 contro le «dimissioni in bianco», nonché di potenziare i servizi di vigilanza alla luce delle violazioni amministrative accertate in ordine alla tutela economica (astensione obbligatoria e facoltativa) della maternità, e di ripristinare il finanziamento della legge n. 53 del 2000 e in particolare dell'art. 9 per le piccole realtà produttive, agli incentivi a favore dell'occupazione femminile. È stato altresì rilevato che gli artt. 16 e 46 del provvedimento collegato alla manovra finanziaria in materia di lavoro - recentemente rinviato alle Camere dal presidente Napolitano - indeboliscono da un lato il ricorso allo strumento del part-time, mentre dall'altro si delega il Governo a prevedere incentivi in vista dell'introduzione di forme di orario di lavoro più flessibili. Sono stati infine chiesti chiarimenti sulle effettive disponibilità finanziarie del Dipartimento per le pari opportunità.

La deputata Pelino (Pdl) ha espresso apprezzamento per l'operato del governo che a suo avviso sta perseguendo importanti obiettivi collegati strettamente alla tutela delle donne, con riferimento, in particolare, all'ingresso nel mercato del lavoro e alla permanenza in esso.

In replica, il ministro Carfagna ha chiarito che i 40 milioni di euro iscritti in bilancio riguardano il 2009 e non il 2010, e ha affermato che il governo ha già provveduto a stanziare, in materia di pari opportunità, ingenti risorse per finanziare un piano di azione riguardante le politiche di conciliazione. Ha quindi rivendicato le lungimiranza delle misure adottate dal governo a sostegno dell'occupazione femminile con lo stanziamento di risorse considerevoli in materia di ammortizzatori sociali, che hanno favorito una ripresa dei consumi e della produzione industriale: la prudente politica economica del governo, pertanto, è incoraggiata dai segnali di ripresa che si stanno avvertendo nel sistema socio-produttivo. Da ultimo, ha fatto notare che sul basso tasso di occupazione femminile in Italia pesa in modo rilevante il forte disagio sociale del Mezzogiorno, rispetto al quale il governo ha già predisposto linee di azione precise, tra cui il finanziamento della legge n. 215 del 1992, recante agevolazioni per l'imprenditoria femminile.

Il seguito della discussione è stato quindi rinviato ad altra seduta.

Nella seduta di mercoledì 21 aprile la Commissione ha quindi ripreso l'esame del disegno di legge n, 1441-quater-D, del Governo, rinviato alle Camere dal presidente della Repubblica.

Dopo che il presidente Moffa ha ricordato i criteri adottati per stabilire l'inammissibilità di alcuni degli emendamenti presentati, la Commissione è passata al l'esame ed al voto sugli emendamenti. Nessuno degli emendamenti riferiti all'articolo 20, riguardante la responsabilità per l'esposizione all'amianto del personale imbarcato sul naviglio di Stato, ed oggetto di uno specifico richiamo nel messaggio presidenziale di rinvio del disegno di legge, è stato accolto.

All'articolo 30 (clausole generali
e certificazione del contratto di lavoro) sono stati approvati tre emendamenti (del relatore e dei deputati Delfino e Damiano), di uguale contenuto, che sopprimono il riferimento alle regole del vivere civile e dell’oggettivo interesse dell’organizzazione, nella valutazione giudiziale delle motivazioni del licenziamento. Sono stati quindi respinti tutti gli altri emendamenti riferiti all’art. 30.

All’art. 31 (conciliazione e arbitrato), oggetto di specifici richiami nel messaggio presidenziale di rinvio, sono stati approvati sei emendamenti: il primo, del relatore, ha carattere di coordinamento formale del testo; il secondo, sempre del relatore, precisa che l'eventuale richiesta delle parti di decidere secondo equità, vincola l’arbitro non solo al rispetto dei principi generali dell'ordinamento, ma anche dei principi regolatori della materia, anche derivanti da obblighi comunitari; il terzo emendamento, sempre del relatore, prevede che sulle controversie aventi ad oggetto la validità del lodo arbitrale irrituale decida in unico grado il Tribunale, in funzione di giudice del lavoro, della circoscrizione in cui è la sede dell'arbitrato; il quarto, anch’esso del relatore, precisa che il lodo arbitrale ha efficacia di titolo esecutivo, se ciò è stato previsto nel mandato per la risoluzione arbitrale della controversia; il quinto, del deputato Fedriga (Lnp) precisa che la clausola compromissoria può essere pattuita e sottoscritta concluso il periodo di prova, ove previsto, ovvero trascorsi trenta giorni dalla stipulazione del contratto di lavoro, in tutti gli altri casi.

Infine, un ultimo emendamento del relatore stabilisce che la clausola compromissoria non può riguardare controversie relative alla risoluzione del contratto di lavoro e che davanti alle commissioni di certificazione le parti possono farsi assistere da un legale di loro fiducia o da un rappresentante dell'organizzazione sindacale o professionale a cui abbiano conferito mandato. È previsto inoltre che il ministro del Lavoro, in assenza di accordi interconfederali o contratti collettivi sull’arbitrato, trascorsi dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge, convochi le organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori comparativamente più rappresentative, al fine di promuovere l'accordo. In caso di mancata stipulazione dell'accordo, entro i sei mesi successivi alla data di convocazione, il ministro del Lavoro e delle politiche sociali individua in via sperimentale, con proprio decreto, tenuto conto delle risultanze istruttorie del confronto tra le parti sociali stesse, le modalità di attuazione e di piena operatività delle disposizioni in materia di arbitrato.

Sono stati quindi respinti tutti gli altri emendamenti riferiti all’art. 31, ed è stato approvato un emendamento, riferito all’art. 32 (Decadenze e disposizioni in materia di contratto di lavoro a tempo determinati),in base al quale la comunicazione del licenziamento deve essere effettuata per iscritto. Sono stati quindi  respinti tutti gli altri emendamenti riferiti all’art. 32. All’art. 50 (Disposizioni in materia di collaborazioni coordinate e continuative) sono stati approvati tre emendamenti Foti (Pdl), Delfino (Udc) e Fedriga (Lnp), in base al quale l’indennizzo al collaboratore assunto con contratto a tempo indeterminato è dovuto dal datore di lavoro successivamente alla data di entrata in vigore della presente legge abbia offerto anche l'assunzione a tempo indeterminato.

Sono stati respinti tutti gli altri emendamenti riferiti all’art. 50. Il presidente Moffa ha quindi avvertito che, essendosi concluso l'esame degli emendamenti presentati, il testo risultante dall'approvazione degli stessi deve essere inviato alle competenti Commissioni parlamentari, per l'espressione del prescritto parere. Ha rinviato quindi il seguito dell'esame ad altra seduta. Attività della Commissione lavoro, previdenza sociale del Senato.

Nella sedute di martedì 20 aprile, la Commissione lavoro, previdenza sociale del Senato ha iniziato l’esame in sede referente del disegno di legge n. 1337, Nerozzi ed altri,  recante norme sulle rappresentanze sindacali unitarie nei luoghi di lavoro, sulla rappresentatività sindacale e sull'efficacia dei contratti collettivi di lavoro
L’esame è stato introdotto dal presidente Giuliano che, in qualità di relatore ha osservato che il disegno di legge si propone di dettare una disciplina legislativa della rappresentanza e della rappresentatività delle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro, nonché dell'efficacia dei contratti collettivi di lavoro; materie che nell'ordinamento vigente sono regolate in misura prevalente da accordi tra le parti sociali e da principi giurisprudenziali. Il testo riformula inoltre la disciplina sui diritti delle rappresentanze sindacali unitarie e delle organizzazioni sindacali e reca norme sulle modalità di adesione alle medesime organizzazioni sindacali da parte dei lavoratori e  concerne sia il settore privato sia quello pubblico.
 
Su proposta del sen. Roilo (Pd), alla quale ha aderito il sen. Castro (Pdl), la Commissione ha deliberato di svolgere un ciclo di audizioni, ascoltando in particolare i rappresentanti delle parti sociali, sindacali e datoriali e del Cnel. Il seguito dell'esame è stato quindi rinviato.

La Commissione, aderendo alla proposta del relatore Pichetto Fratin (Pdl) ha quindi deliberato di congiungere il disegno di legge n. 1685, Poretti ed altri, recante disposizioni per l'attuazione dell'articolo 39 della Costituzione in materia di democrazia interna dei sindacati e norme in materia di finanziamenti pubblici e privati destinati ai medesimi soggetti, nonché delega al governo per l'emanazione di un testo unico delle leggi concernenti l'organizzazione e il finanziamento dei sindacati, ai disegni di legge nn. 1009, 1060, 1180, di analogo contenuto.
 
Nella seduta di mercoledì 21 aprile, è proseguito l’esame in sede referente del disegno di legge n. 1110, Finocchiaro ed altri, recante norme per un lavoro stabile, sicuro e di qualità; misure per il contrasto alla precarietà del lavoro, nonché deleghe in materia di apprendimento permanente, apprendistato e contratto di inserimento
Intervenendo nella discussione generale, il sen. Treu (Pd) ha fatto presente che la gravità della crisi in atto richiede, accanto ad interventi di emergenza, misure a carattere organico e di prospettiva, non solo per il lavoro dipendente, al quale fa riferimento il testo all’esame, ma anche  per il lavoro autonomo e semiautonomo.

Il disegno di legge all’esame muove nell’ottica di un ripensamento organico degli interventi necessari per sostenere il lavoro, e in particolare quello delle donne e dei giovani; da ciò l’attenzione ai temi della formazione e della transizione dalla scuola al lavoro, che si concretizza nella proposta di aiuti alla formazione, diretti sia al lavoratore che all'impresa, da integrare con sostegni fiscali e contributivi, in modo da garantire l'effettivo svolgimento dell'apprendistato e della formazione stessa. Gli oneri destinati alla copertura di queste misure, pur sussistenti, non paiono tuttavia eccessivi, ove si considerino i vantaggi conseguibili attraverso la concentrazione delle risorse.

Ulteriori misure riguardano l'allungamento del patto di prova, destinato a facilitare il datore di lavoro in buona fede, nonché altri sostegni all'occupazione per i lavoratori intorno ai 45 anni di età, con una forma di pensionamento progressivo, che consente al soggetto di continuare a lavorare con un part-time incentivato; un capitolo specifico riguarda il lavoro economicamente dipendente, ovvero il settore cui appartengono co.co.co e titolari di contratti di collaborazione, nel quale occorrerebbero tuttavia controlli più efficaci e la predisposizione di un vero e proprio statuto dei diritti, in linea con quanto peraltro da tempo preannunciato dal ministro Sacconi.

Particolare attenzione è anche prestata nei confronti delle esigenze di tutela nel mercato del lavoro, in un'ottica di garanzia nei confronti del lavoratore e non del posto di lavoro, sia a mezzo di ammortizzatori universali che per il tramite di reinserimenti attraverso politiche specifiche.  Anche nel campo della sicurezza sul lavoro si propone un miglioramento del sistema di controllo degli interventi, attraverso una apposita agenzia, prevedendo misure premianti nei confronti delle imprese che investano in materia di sicurezza e prevenzione e favorendo l'emersione dell'occupazione irregolare. Interventi specifici sono inoltre destinati dal disegno di legge a sconfiggere la precarietà retributiva, promuovendo un compenso dignitoso per i lavoratori economicamente dipendenti e per quelli a basso reddito, atteso che i contratti collettivi, oltre a non essere validi erga omnes, non coprono soprattutto le fasce più deboli. Infine, si prospettano misure destinate ad incentivare il salario di produttività.

Il seguito dell'esame è stato quindi rinviato.