La decisione di assumere a tempo indeterminato, dal prossimo settembre, 52 mila docenti è un fatto positivo. Ma molto resta da fare, soprattutto per le stabilizzazioni del personale educativo e Ata, e sul pieno utilizzo delle risorse rese disponibili dalla legge di bilancio. Questa la posizione dei segretari generali di Flc Cgil (Francesco Sinopoli), Cisl Scuola (Maddalena Gissi), Uil Scuola (Giuseppe Turi) e Snals Confsal (Elvira Serafini), che sottolineano come il provvedimento vada nella direzione di “dare alle scuole le risorse indispensabili per il loro miglior funzionamento in termini di efficacia e qualità” e di “ridurre la precarietà del lavoro, fonte di notevole disagio per le persone e per il servizio, di cui compromette il buon andamento e la continuità”.

I sindacati, però, auspicano che questo sia solo l’inizio di un vero cambiamento. “Vengono totalmente e inspiegabilmente esclusi dalle stabilizzazioni l’intero settore del personale Ata e il personale educativo, né sono utilizzate fino in fondo le opportunità derivanti dalle risorse rese disponibili dalla legge di bilancio, per le resistenze opposte dal ministero dell’Economia anche rispetto alle stesse elaborazioni del ministero dell’Istruzione”. Un braccio di ferro protrattosi per settimane, rimarcano i sindacati, che “ha finito per ridimensionare gli effetti di un’operazione che avrebbe potuto e dovuto avere maggiore consistenza. Con criteri meramente ragionieristici il ministero dell’Economia “realizza qualche risparmio cui corrisponde però un pesante costo pagato dalle scuole e dal personale”.

Entrando nel dettaglio delle 52 mila assunzioni, i sindacati rammentano che queste “costituiscono in buona parte (21 mila unità) il semplice rimpiazzo del personale andato in pensione, mentre per circa 16 mila consentono la copertura – senza ulteriori aggravi economici – di posti già vacanti e disponibili in organico di diritto. Restano quindi 15 mila circa le stabilizzazioni derivanti dal consolidamento in organico di diritto di posti esistenti in organico di fatto. Non posti in più, dunque, ma quelli di cui le scuole non potrebbero mai fare a meno, pena l’impossibilità di svolgere l’ordinario servizio. Posti che ammontano, attualmente, a oltre 30 mila, e dei quali pertanto se ne stabilizza la metà. Ovvio che consolidare 15 mila posti è un passo avanti rispetto ai 9.600 su cui inizialmente si era detto disponibile il ministero dell’Economia: ma è molto meno di quanto lo stesso ministero dell’Istruzione, nei suoi conteggi, aveva indicato come obiettivo perseguibile a fronte delle risorse disponibili (25 mila)”.

Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola e Snals Confsal denunciano poi come “assolutamente intollerabile la totale assenza di interventi di stabilizzazione nell’area del personale Ata ed educativo, dove le assunzioni compenseranno unicamente i pensionamenti, senza alcuna considerazione per i tanti precari che lavorano sui posti disponibili, presenti non solo nell’organico di fatto, ma anche, e da anni, sullo stesso organico diritto”. Quest’assenza di interventi manifesta “una grave e inaccettabile sottovalutazione dell’importanza che rivestono le funzioni svolte da questo personale riguardo all’integrazione degli alunni con disabilità, all’assistenza alla didattica, alla gestione sempre più complessa in campo amministrativo”. I sindacati, dunque, chiedono “la piena copertura di tutti i posti vacanti in organico di diritto del personale Ata”, evidenziando come “passa anche da una diversa e più giusta considerazione di queste mansioni l’impegno che si richiede al governo per una politica che garantisca in concreto, e non solo a parole, il diritto a una scuola di qualità”.