Nel giorno in cui si insedia il nuovo parlamento europeo a Strasburgo e Matteo Renzi tiene il discorso che inaugura il semestre italiano, proprio sull’Italia sono piovuti i nuovi allarmanti dati dell’Istat che certificano una situazione molto grave: un tasso di disoccupazione al 12,6% (14 % per le donne) e una disoccupazione giovanile che si attesta ormai al 43. Di questi temi ha parlato questa mattina a Radioarticolo1, nel corso di "Italia Parla" (qui il podcast), Nino Baseotto, appena eletto dal comitato direttivo della Cgil segretario nazionale con delega all'organizzazione. “I dati Istat – argomenta il sindacalista – confermano quello che la Cgil va dicendo ormai da tempo, e cioè che siamo in presenza di una crisi che continua e che i timidi segnali di ripresa riguardano solo alcuni indicatori economici. Per noi però l’indicatore economico e sociale che ha una valenza assoluta e definitiva è quello della ripresa dell'occupazione. E questo va male”.

Per uscire da questa crisi nera, ha detto Baseotto, “serve una scossa. In Europa come in Italia serve una più decisa e concreta scelta orientata al rilancio dell'economia della crescita e dell'occupazione. Il governo Renzi da questo punto di vista ha fatto cose fra loro contraddittorie. Sicuramente l'operazione sugli 80 euro è un'operazione di restituzione di risorse al lavoro dipendente, o a una parte di esso, positiva. Ma deve essere estesa al mondo dei pensionati a basso reddito. Invece, il Jobs Act e i provvedimenti sui contratti a tempo determinato vanno in una direzione opposta che conferma una linea incentrata su flessibilità e precarietà che in questi anni non ha prodotto un posto di lavoro in più”. La strada da percorrere sarebbe un’altra: “Cancellare le oltre 40 forme di accesso precario al lavoro, e discutere con il sindacato e le parti sociali di quel contratto a tutele crescenti di cui c’è oggi traccia concreta nell'azione di governo e rilanciare l'occupazione, soprattutto quella giovanile”.

Naturalmente la crisi non può essere affrontata solo a livello nazionale, serve un cambio di rotta che riguardi l’intera Europa: “Certamente l'Italia con il suo semestre europeo che inizia oggi ha una grande opportunità. Se l'Europa rimane nella palude del ragionierismo esasperato, dove valgono solo i ragionieri dei conti, senza alcuna idea riformatrice, interesserà sempre meno i cittadini e sarà vissuta da molti europei sempre di più come qualcosa di ostile e di non utile alla propria vita e al proprio futuro. Il recente voto con il 20% andato ai populisti è la dimostrazione di questo”.

Tornando all'Italia, tra le altre questioni aperte col governo c’è quella degli ammortizzatori sociali, con l’annuncio del ministro Poletti della mancanza di un miliardo di euro per la cassa in deroga. “Questa situazione – riprende Baseotto – è figlia di una logica emergenziale per cui ogni tot mesi si scopre che mancano risorse. Il governo dovrebbe prendere atto che la riforma Fornero sul tema degli ammortizzatori sociali, come anche su altri temi, è sbagliata e iniqua. La Cgil ha proposto da tempo un'altra riforma del sistema degli ammortizzatori sociali per renderlo universale e in grado di tutelare tutte le forme di lavoro”.

Il nuovo segretario organizzativo della Cgil si è anche soffermato sulla piattaforma unitaria di Cgil, Cisl e Uil che guarda fisco e previdenza. “Stiamo lavorando – ha detto a Radioarticolo1 – perché in tutti i territori siano in queste ore predisposti i calendari delle assemblee per raccogliere gli orientamenti e le proposte che consentiranno poi a Cgil, Cisl e Uil nazionali, a settembre, di trarre le fila di questa ampia tornata di consultazione e definire la piattaforma vera e propria che nella nostra proposta gira su due cardini fondamentali. Da un lato il fisco, cioè come si redistribuisce reddito e ricchezza e si superano le disuguaglianze e le iniquità prodotte dalle politiche liberiste dei governi di centro-destra che si sono succeduti in questi anni”. E dall’altro le pensioni, “che riguardano una maggiore equità e solidarietà di carattere sociale. Gli attuali pensionati sono stati maltrattati dalla Fornero e anche milioni di giovani con quella controriforma non avranno nessun tipo di speranza positiva rispetto al loro pensionamento”.

Il sindacalista di corso d’Italia ha anche toccato alcune questioni “interne” della Cgil, come la conferenza d’organizzazione che si svolgerà nel 2015: “Vorremmo che questo appuntamento fosse un momento di discussione e decisione intorno alle linee di rinnovamento e di cambiamento della Cgil. Un rinnovamento che deve essere coerente con le scelte che la Cgil ha fatto e sta facendo nell'ambito della contrattazione, perché non ci può essere un'organizzazione che va da una parte e una contrattazione che va dall'altra”.

Per Baseotto, poi, “la Cgil deve rafforzare la scelta di una democrazia basata sulla collegialità e sulla partecipazione delle delegate e dei delegati, dei lavoratori e delle lavoratrici e dei pensionati e delle pensionate. Poi dobbiamo dare più forza e rendere più coerenti le nostre scelte rispetto alla centralità del territorio, il ruolo fondamentale che hanno le Camere del lavoro e le nostre strutture territoriali: il che vuol dire dare loro più potere, più mezzi, più risorse, più persone per presidiare il territorio dove c'è il lavoro, dove ci sono i pensionati, dove ci sono i problemi che noi dobbiamo affrontare”. Ancora: “dobbiamo fare sforzi ancora maggiori per rendere esplicito a tutti che questa è una organizzazione non solo democratica e fondata sulla partecipazione delle persone, ma un'organizzazione straordinariamente trasparente nell'uso e nella gestione delle risorse di cui dispone. Su questo terreno abbiamo fatto tanto, ma siamo ambiziosi e vogliamo fare ancora di più. Per finirla una volta per tutte con le accuse strumentali e meschine che ci vengono fatte su questo terreno”.

Infine una battuta anche sui distacchi e permessi sindacali che il governo ha deciso di tagliare: “Il governo – ha concluso – dovrebbe riflettere sul confine che deve esistere tra la razionalizzazione di una serie di istituti e l’accanimento un po' vendicativo contro il ruolo delle parti sociali e dei corpi intermedi. Perché oltre un certo limite si va a intaccare non il potere del sindacato, ma a ridurre i diritti e le tutele dei lavoratori e dei pensionati”.