In commissione Finanze del Senato sta terminando l'esame del decreto salva banche, il Parlamento ha tempo fino al 21 febbraio per approvarlo definitivamente. "In Montepaschi continua un lavoro fatto di rapporti intensi nelle relazioni industriali, con l'amministratore delegato Morelli impegnato a predisporre il piano industriale da consegnare alla Bce da sottoporre alla valutazione e al giudizio". Lo afferma il segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale, ai microfoni di RadioArticolo1 facendo il punto sulla situazione delle banche.

 

"Nessuno, tantomeno la Bce - spiega - può pensare di chiedere piani industriali che ricadano sui lavoratori dipendenti imponendo ulteriori sacrifici. Si è già definita una ricapitalizzazione precauzionale di un livello più alto del piano precedente, 8,8 miliardi di cui 6,5 miliardi dell'intervento pubblico". Per questo è "impensabile" toccare nuovamente gli addetti degli istituti di credito.

Un altro problema riguarda i tempi. "Bisogna che si affronti - prosegue Megale -, è necessario garantire il varo delle misure nei tempi previsti. Penso a chi ha votato contro alla Camera e Senato il 22 dicembre, sul varo della legge di Stabilità che rende disponibili 20 miliardi, ovvero il Movimento 5 Stelle e la Lega insieme alla Sinistra italiana - seppure con motivazioni diverse -: tutte queste forze politiche devono essere consapevoli che, qualora il decreto non dovesse passare, i rischi per la banca sarebbero molto rilevanti". Quindi, a suo avviso, "bisogna smettere di fare propaganda politica e agire di conseguenza".

Il segretario critica in particolare il M5S: "Per una semplice ragione: non si può sostenere che l'intervento di 20 miliardi destinato a Montepaschi costa quanto il reddito di cittadinanza. Quello per la banca è un intervento una tantum, al contrario per istituire il reddito bisogna trovare 20 miliardi ogni anno. Questa la differenza: allora - aggiunge - il tempo delle falsificazioni e delle bugie deve finire, occorre intervenire con serietà".