“Apprezziamo molto le prese di posizione di molte esponenti politiche di queste ore sui terribili manifesti della campagna CitizenGO Italia da parte della sindaca Raggi, dell'assessorato e delle consigliere della Regione Lazio. Segno che su questi temi non c'è colore politico e che la campagna shock lanciata con i cartelloni non offende solo le donne, ma i princìpi di civiltà”. A dirlo è Tina Balì, segretaria della Cgil di Roma e del Lazio, secondo cui “accomunare i femminicidi che sono un crimine di civiltà, oltre che un reato, all'aborto, che è regolato da una legge dello Stato che vige da quarant'anni, è intollerabile e squalificante”.

Ma oltre alle prese di posizione, a suo giudizio serve un'azione sinergica da parte di tutte e tutti, istituzioni, partiti e società civile perché la campagna che sta partendo non trovi sponde alcune: “Serve dunque un intervento immediato, a partire dal Comune di Roma e dalla sindaca Raggi. I nostri uffici legali, che abbiamo interpellato, ci hanno infatti segnalato che il Comune può intervenire proprio sulla base dell'art. 12 bis del Regolamento comunale in materia di pubbliche affissioni sulle esposizioni pubblicitarie, che le vieta quando 'contengano stereotipi e disparità di genere, veicoli messaggi sessisti, violenti e rappresenti la mercificazione del corpo femminile' o ledano 'il rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili e politici (...)'. Chiediamo pertanto che venga disposta la copertura immediata dei manifesti e che venga applicata ai trasgressori la relativa sanzione e ogni altra sanzione ritenuta necessaria al ripristino della legalità”.

“Sappiamo fin da ora che non sarà sufficiente – conclude la sindacalista –. Finché ci saranno associazioni come Citizen Go, ci saranno tentativi di arretramento alle conquiste di civiltà, ma se sapremo fare rete, come le donne hanno dimostrato in tante altre battaglie e in tanti momenti difficili di saper fare, potremo fermare azioni come questa”.