Ventiquattro donne uccise vittime di femminicidio dall’inizio del 2018, quella che nel nostro paese si configura come una vera e propria mattanza prosegue al ritmo di una donna assassinata ogni 24 ore nelle ultime settimane. Lo scorso 25 novembre i giornali titolavano “Via libera al piano antiviolenza”. A distanza di quattro mesi, con un femminicidio ogni due giorni quel piano, frutto di un lungo confronto tra società civile, varie associazioni di donne, sindacati, ministeri e istituzioni, e che porta con sé la novità di un intervento finalmente strutturale sul tema, non è però ancora operativo. È quanto si legge in una nota, firmata da Cgil, Cisl, Uil, Associazione nazionale dei centri antiviolenza D.i.Re, Associazione nazionale volontarie del Telefono rosa – onlus, Udi nazionale, Pangea, Rete per la Parità.

“Il Piano strategico del governo per la lotta alla violenza maschile sulle donne adottato dal governo per il triennio 2017-2020, approvato in conferenza Stato-Regioni e finanziato nella legge di stabilità, a tutt’oggi non decolla – scrivono –. Al governo e al Parlamento chiediamo dunque di renderlo immediatamente operativo, predisponendo le risorse economiche dedicate e rendendole immediatamente esigibili per la sua attuazione. Perché in una situazione drammatica come quella italiana, dove molto si dice e poco si riesce a fare per contrastare concretamente la disparità di potere tra uomini e donne, alla radice del fenomeno della violenza, attendere ulteriormente è un fatto gravissimo”.

Lo Stato italiano, inoltre, che ha ratificato la convenzione di Istanbul, “ha l’obbligo di rendere operativo il piano strategico e di muoversi con la dovuta diligenza da parte di tutte le articolazioni istituzionali coinvolte nel Piano stesso. Le donne – concludono – non devono ancora subire violenze in attesa che tutti facciano quanto dovuto prescritto dal piano, e che le azioni discusse e condivise trovino attuazione”.

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