Un investimento straordinario sui servizi educativi. A chiederlo è la Fp Cgil nazionale con una lettera inviata al nuovo ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli, sottolineandone la necessità per “accompagnare il processo di riforma avviato con la delega sull'integrazione dei servizi educativi e scolastici". Per questo la categoria chiede l'apertura di un confronto in vista della definizione del decreto attuativo.

La Funzione pubblica Cgil rimarca "la problematica del settore educativo scolastico gestito dagli enti locali", evidenziando come "questo settore, che vanta in tutta Italia esperienze prese come modelli nel resto del mondo, negli ultimi anni sia stato colpito fortemente da vincoli normativi e politiche sbagliate che ne hanno compromesso l'efficacia". Infatti, si legge nella lettera, "non solo il segmento zero-sei anni, nonostante i richiami europei, non ha raggiunto obiettivi di offerta educativa significativi (ancora oggi 900 mila bambini e bambine sono privi di un diritto fondamentale), ma sta subendo un forte ridimensionamento a causa di processi di esternalizzazione, nonché di riduzione degli organici, che hanno portato anche alla chiusura di diversi servizi".

Il recente decreto sugli enti locali ha "fortemente facilitato la capacità assunzionale degli enti grazie allo sblocco del turn over, ma registriamo che molte amministrazioni non abbiano approfittato di questa opportunità. È evidente che stia pesando in molte amministrazioni la politica di tagli lineari degli ultimi anni". Occorre però sostenere "il ruolo chiave degli enti locali, che attraverso la gestione diretta hanno garantito punti di assoluta eccellenza che devono essere valorizzati".

Da qui la necessità di "un investimento straordinario sui servizi educativi che accompagni il processo di riforma avviato con la delega sull'integrazione dei servizi educativi e scolastici. Questo processo di integrazione, infatti, deve passare dalla regolamentazione dei servizi educativi offerti ai bambini del nostro paese, ma soprattutto dalla necessaria definizione dei livelli essenziali delle prestazioni che deve comportare l'apertura di nuovi servizi in tutto il territorio nazionale, in particolare nel Mezzogiorno".