La raccolta delle firme necessarie alla presentazione di una legge di iniziativa popolare sugli appalti sta per giungere a conclusione. La Cgil l'ha avviata nello scorso novembre, attraversando per mesi l'intero paese, da nord a sud, da una costa all'altra, coinvolgendo ogni categoria sociale, il mondo del lavoro, le scuole, l'università, e informando migliaia di cittadini e lavoratori, compresi i migranti. Eppure, gli stranieri residenti in Italia, nonostante siano una delle categorie che pagano il prezzo più alto alla giungla normativa vigente, non hanno potuto firmare per appoggiare l'iniziativa. Ne parliamo con Moulay El Akkioui, dell'Area Organizzazione della Cgil, responsabile della raccolta firme.

Rassegna: Perché i lavoratori migranti non possono firmare la proposta?

El Akkioui: Non possono perché non hanno diritto al voto. E' una cosa aberrante nel 2015, ma è così. Sono persone che abitano qui da tanti anni, lavorano, pagano le tasse, consumano, producono più del 10% del pil, eppure non possono votare il loro rappresentante in un consiglio comunale. Né tantomeno possono firmare per una proposta di legge popolare come la nostra.

Rassegna: Eppure sono in moltissimi a lavorare negli appalti.

El Akkioui: E' così. Quella che abbiamo presentato è anche una proposta per loro. Perché sono la maggioranza, spesso sfruttata e schiavizzata del sistema attuale degli appalti. Durante il nostro viaggio lungo l'Italia, tra l'altro, ci sono stati moltissimi lavoratori e cittadini migranti che si sono avvicinati ai nostri banchetti per informarsi, per sapere. Mi chiedo: dov'è la democrazia in questo paese? Dov'è il rispetto della dignità umana?

Rassegna: Però, qualcosa nel senso comune del nostro paese sta cambiando. L'ottavo Rapporto sulla sicurezza e l’insicurezza sociale in Italia e in Europa riserva più di una sorpresa. Il 72% degli italiani,ad esempio, risulta favorevole allo ius soli, l'84% farebbe votare i cittadini stranieri alle amministrative.

El Akkioui: In quel rapporto si evidenzia un’apertura generale sul piano dei diritti di cittadinanza sociale e politica. Del resto, la presenza dei giovani di seconda generazione nelle scuole e la quota crescente di badanti nelle famiglie segnano i tratti di una realtà del paese. Non stupisce, poi, che per il 95% del campione gli immigrati, se sono regolari e pagano le tasse, è giusto che abbiano diritto all’assistenza sanitaria. Per l’84%, invece, è giusto che quegli stessi immigrati votino alle elezioni amministrative del comune dove abitano, e per il 78% anche alle elezioni politiche. Quando si parla dei diritti degli immigrati regolari e dei loro figli, pare che gli italiani siano decisamente più aperti dei loro rappresentanti in Parlamento.

Rassegna: Tornando alla proposta di legge suglia appalti, anche in quel caso ci sono in ballo diritti, civiltà e soprattutto legalità.

El Akkioui: L'urgenza di questa iniziativa, tra le altre, è certamente legata alla questione della legalità. Tutti i recenti scandali sono maturati all'interno del mondo degli appalti, basti pensare al caso Mose, a Mafia Capitale alle cooperative per l'accoglienza degli immigrati a Roma e in Sicilia. Gli appalti, per come sono regolamentati oggi, aprono le porte a fenomeni criminali di gravissima entità. E poi sono sinonimo di destrutturazione e sfruttamento del lavoro, di compressione dei diritti, di lavoro povero e subalterno, di dumping e competizione al ribasso. Eppure oltre alla denuncia, credo che il valore aggiunto di questa campagna sia stata la formazione e l'informazione fornita ai cittadini. Abbiamo informato e formato migliaia id cittadini su come vengono gestiti e aggiudicati gli appalti nel nostro paese. In sostanza, gli abbiamo spiegato come vengono spesi i soldi pubblici per il cosiddetto bene comune. Questa è stata sicuramente una vittoria per il sindacato.