“La denuncia sporta dai Carabinieri nei confronti di otto titolari di imprese operanti nell’ambito degli appalti Fincantieri, a un mese e mezzo di distanza dal blitz nel cantiere di Monfalcone della Direzione antimafia (Dia), della Polizia, della guardia di Finanza e degli stessi Carabinieri, rivela una volta di più come le infiltrazioni malavitose calamitate dalla cantieristica tra Gorizia e Monfalcone costituiscano una vera e propria emergenza”. A dirlo è Franco Belci, segretario generale della Cgil del Friuli Venezia Giulia.

“L’azione dell’Arma - osserva il sindacalista - rafforza le preoccupazioni della Cgil e del prefetto di Gorizia Vittorio Zappalorto, e l’allarme lanciato dal procuratore generale di Trieste Carlo Mastelloni. Le ipotesi di reato sono gravissime: associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato. Esse si aggiungono ai procedimenti già in corso, nei quali la Fiom di Gorizia si è costituita parte civile nei confronti di aziende accusate di avere costituito un’organizzazione dedita all’estorsione ai danni di lavoratori bengalesi, costretti ad accettare condizioni di lavoro ai limiti della schiavitù”.

Per Belci, “Fincantieri, da parte sua, sta sottovalutando questa situazione, nonostante le ripetute sollecitazioni. L’amministratore delegato del gruppo ha più volte affermato che si tratta di un problema di ordine pubblico che deve essere affrontato dalle forze di polizia. Un’argomentazione del tutto insufficiente da parte di chi amministra, con riconosciuta perizia, la più grande azienda a maggioranza pubblica, divenuta una punta di diamante del made in Italy nel mondo. La competitività non può essere fatta a scapito della legalità, né può essere fatta sibilare di quando in quando la minaccia che se si disturba il manovratore il lavoro può essere portato all’estero: argomentazione singolare per chi ha lo Stato come maggior azionista. È poi curioso che, quando le forze dell’ordine intervengono, la stessa azienda lamenti un’eccessiva pressione per i controlli subiti”.

“Ribadiamo perciò per l’ennesima volta - conclude la nota della Cgil - la richiesta di un protocollo per garantire la legalità nel mondo degli appalti, che sostituisca quello del 2009, rivelatosi inadeguato, e faccia del cantiere di Monfalcone una casa di vetro. Se ne faccia promotrice la Giunta regionale, indicata recentemente dalla presidente come argine contro l’illegalità in Fvg. Chiudere questa vicenda con un protocollo che garantisca tutti dovrebbe essere interesse comune. In caso contrario la Cgil e la Fiom sarebbero costrette a ricorrere ad azioni di lotta a difesa dei lavoratori e dei cittadini”.