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Il costante aumento del reato di truffa in Italia e la particolare aggressività verso le fasce più esposte, come le persone anziane, inducono a riflettere sugli assestamenti che altre legislazioni hanno adottato per cercare di contrastare questo fenomeno. La situazione italiana si connota anche per la scarsa frequenza di processi per truffa (quando le vittime sono persone anziane), risultando complessa e spesso impossibile la fase di istruzione per il proliferare di tipologie di reati poco ricostruibili per le loro modalità di esecuzione.
Altro elemento da non sottovalutare è lo scarto non quantificabile tra i reati denunciati e quelli che non emergono per il senso di vergogna che impedisce alle vittime del reato di parlarne con i parenti o chiunque altro, preferendo il silenzio a una possibile perdita di stima e rispetto.
Molte campagne informative vengono attuate a livello istituzionale, ma purtroppo i reati non sembrano diminuire: aumenta il numero degli anziani colpiti come cresce, in parallelo, la fantasia creativa dei truffatori, che ricorrono a sistemi sempre più ingegnosi per carpire la fiducia delle persone più sole per quel tempo che basta a mettere a segno il piano criminoso, con una successiva ricaduta a livello psicologico nelle vittime, che segnerà per molto tempo la loro esistenza, sommandosi al danno economico spesso rilevante.
L’attuale formulazione dell’articolo 640 del codice penale italiano, che prevede le varie ipotesi di truffa e le relative aggravanti, stabilisce come pena per l’autore la reclusione da sei mesi a tre anni e la multa da 51 a 1.032 euro. Nell’ipotesi aggravata la pena è prevista tra uno e cinque anni di reclusione, con una multa da 309 a 1.549 euro. Ma da sottolineare è anche la risicata quantità dei reati di truffa di questo tipo che giungono alla fase processuale, proprio in virtù dell’estrema volatilità rispetto alla possibilità di costruire un impianto accusatorio capace di affrontare la fase dibattimentale.
Presso il Parlamento vi sono varie proposte di modifica dell’articolo 640, presentate sia recentemente (l’ultima in ordine di tempo è del Pd), ma anche nelle precedenti legislature, che hanno come comune denominatore l’innalzamento delle pene previste per il reato di truffa nello specifico caso che la vittima prescelta sia un anziano. Considerando in primo luogo l’aspetto relativo alla parte sanzionatoria si può cercare di analizzare come qualche altro Stato si sia mosso a livello legislativo per salvaguardare maggiormente le persone anziane da questo tipo di reato.
Nella legislazione svizzera l’articolo 146 prevede una pena detentiva sino a cinque anni o con una pena pecuniaria per chi commette il rato di truffa, differenziando la sanzione qualora il colpevole sia abitualmente dedito alle truffe e sanzionandolo in questo caso con una pena detentiva sino a 10 anni oppure a una pena pecuniaria di 90 aliquote giornaliere (un’aliquota giornaliera va da un minimo di 30 a un massimo di 30 mila franchi e corrisponde a un giorno di pena detentiva).
In Francia, all’articolo 331 del codice penale, la truffa è un delitto che viene sanzionato con una pena massima di 5 anni di reclusione e 375 mila euro di ammenda, oltre all’indennizzo dei danni subiti dalla vittima. Qualora la truffa abbia come vittima una persona definita “vulnerabile” per l’età, perché malata, inferma, portatrice di handicap fisico o psichico, o se si tratta di una donna incinta, le sanzioni diventano rispettivamente di 7 anni e 750 mila euro. Il tentativo di truffa nella legislazione francese viene punito con le stesse sanzioni previste per la commissione del reato.
Nella legislazione inglese, tenendo presenti le differenze sostanziali insite nel sistema di Common Law, va sottolineato come la materia delle truffe sia stata oggetto di una sistematizzazione denominata “Fraud Act” nel 2006. In essa sono minuziosamente delineate le ipotesi di reato previste come truffe o frodi commesse. Secondo recenti statistiche, il 53% della popolazione inglese di oltre 65 anni ha subito un tentativo di truffa. Le sanzioni variano da un minimo di 12 mesi a un massimo di 10 anni di reclusione e possono essere abbinate a multe; le pene vengono sensibilmente aumentate qualora i reati siano commessi da in ambito societario.
Come per tutte le vittime dei reati, in Inghilterra esiste un’interessante forma di tutela delle vittime per favorirne in ogni modo la testimonianza attraverso uno specifico Ufficio di supporto ai testimoni gestito dal Crown Prosecution Service (organismo autonomo che persegue i reati su cui sono state condotte indagini dalla polizia in Inghilterra e Galles) e dalla Polizia: il compito di questo Ufficio è facilitare la testimonianza delle persone anziane, sia dal punto di vista psicologico che per le problematiche logistiche, come andare a prendere le persone a casa e accompagnarle in tribunale.
In Spagna con la riforma del codice penale del 2015 anche il reato di truffa ha subito aggiornamenti. Gli articoli da 248 a 250 elencano le varie fattispecie di truffa con le aggravanti. Le sanzioni partono dalla reclusione da uno a sei anni e le ammende sono commisurate alla pena detentiva e calcolate come multipli della somma che costituisce il provento del reato.
Come si evidenzia in questa parziale e non certo esaustiva analisi del reato di truffa, in alcuni ordinamenti la tendenza che le accomuna è la severità nelle sanzioni previste. A fianco delle normative, ogni Stato attua strategie di informazione che non sono però appannaggio esclusivo delle forze di polizia: vi sono molte associazioni volontarie a sostegno dei cittadini che partecipano attivamente alla prevenzione, informando costantemente e puntualmente i cittadini (Age Uk è una associazione di beneficenza inglese impegnata nel sociale che ha commissionato all’università di Leicester uno studio sull’impatto dei reati di truffa sulle persone anziane, pubblicato nell’aprile 2015).
Non solo. Si nota anche una tendenza a normare nello specifico, cercando di prevedere più ipotesi delittuose, anche e soprattutto per il costante incremento dei reati di truffa che vengono interamente realizzati via Internet. La truffa infatti è una delle figure criminose più complesse, perché implica un enorme numero di azioni e comportamenti profondamente diversi tra loro e dei quali difficilmente si può provare l’esistenza, soprattutto quando si hanno modalità di attuazione rapide.
In conclusione, gli elementi che concorrono a ridurre i reati di truffa contro gli anziani si confrontano con le norme e con la loro capacità di costituire un deterrente credibile e vengono contrastate con la paziente opera informativa che le forze di polizia seguono con attenzione. Ma è necessaria anche una riflessione sul ruolo delle vittime, sui motivi che portano a invertire regole e comportamenti fino a pochi anni fa ritenuti sacri. Al contrario, proprio la fragilità dell’anziano, con la sua solitudine, offrono l’occasione, relativamente facile ed esente da rischi per chi la mette in pratica, per un guadagno illecito. Ecco perché, oltre a un necessario adeguamento della pena prevista, sarebbe opportuno considerare l’eventualità di punire anche il tentativo di reato in questione, per creare un effetto deterrente di maggior peso.
Daniele Tissone è segretario generale del Silp Cgil