I licenziamenti di Almaviva sono illegittimi. Lo ha stabilito l'ordinanza del giudice del lavoro di Roma Umberto Buonassisi, condannando la società “a reintegrare gli stessi lavoratori e a corrispondere loro, a titolo di risarcimento danni” un'indennità, comprensiva degli interessi, pari agli stipendi maturati dal giorno del licenziamento fino alla reintegra. La decisione riguarda 153 lavoratori che avevano fatto ricorso, mentre per il 15 dicembre è attesa un'altra decisione che riguarda una novantina di persone.

Nell’ordinanza il giudice precisa che la scelta di Almaviva, che ha complessivamente licenziato 1.666 persone nello stabilimento di Roma, si risolve “in una vera e propria illegittima discriminazione: chi non accetta di vedersi abbattere la retribuzione (a parità di orario e di mansioni) e lo stesso Tfr, in spregio” alle norme del Codice civile e costituzionali “ancora vigenti, viene licenziato, mentre chi accetta viene invece salvato”.

Soddisfazione per la sentenza viene espressa da Cgil e Slc Cgil nazionali e territoriali (Roma e Lazio). “L'ordinanza rende giustizia a quei lavoratori e, forse, potrebbe aiutare a superare una stagione improvvida nella quale le prove di forza e i ricatti hanno sostituito le corrette relazioni sindacali”. Per Cgil e Slc “ora dovrebbe aprirsi finalmente una nuova stagione che metta al bando un dibattito surreale come quello cui abbiamo assistito nel dicembre scorso, quando, da più parti, si è sciaguratamente provato ad attribuire agli stessi lavoratori e ai loro rappresentanti la colpa di quanto avvenuto”.

Secondo le organizzazioni sindacali, è innegabile che la vicenda abbia “prodotto una frattura grave fra i lavoratori stessi e nei confronti di chi ha gestito la vertenza, a partire dal ruolo del governo che non ha saputo interpretare sino in fondo il proprio ruolo di arbitro imparziale. Di queste divisioni e degli errori commessi occorre fare tesoro”. Le motivazioni della sentenza, concludono Cgil e Slc, restituiscono “una fotografia fedele della realtà, dove è finalmente chiaro chi ha subito un ricatto e chi ha scelto di esercitarlo. Da qui occorre ripartire per ricostruire un contesto di giustizia e rispetto della dignità del lavoro in Almaviva come in ogni altro luogo di lavoro. Solo in questo modo sarà possibile gestire le fasi di crisi e le trasformazioni necessarie a garantire un futuro alle imprese e ai lavoratori del nostro Paese”.

Almaviva Contact, in un comunicato emesso subito dopo la sentenza, ribadisce anzitutto “la convinzione del proprio corretto operato”, e afferma che “darà ovviamente attuazione all'ordinanza - riammettendo i lavoratori presso le sedi disponibili, tenendo conto che il sito operativo di Roma è chiuso - ma la impugnerà immediatamente, al fine di revocarne gli effetti in tempi brevi”. In conclusione, il call center ricorda che nove giudici su dieci hanno dichiarato “pienamente legittima la condotta aziendale”.