Nuova tappa del viaggio della Carta dei diritti universali del lavoro della Cgil. Susanna Camusso è intervenuta, questo pomeriggio (1 marzo), all’assemblea organizzata alla Margaritelli di Miralduolo di Torgiano, in provincia di Perugia, un’azienda del legno-arredo, specializzata in parquet di pregio, dove la Fillea locale conta 88 iscritti sui 250 addetti complessivi (due terzi sono operai e un terzo impiegati), tutti con il contratto di solidarietà al 30% fino al novembre 2016, grazie al quale sono riusciti ad evitare il ricorso ai licenziamenti, di fronte a un calo della produzione del 50% (ascolta il podcast su RadioArticolo1).

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"Per presentare la Carta – ha ricordato Gianni Fiorucci, segretario generale della Fillea dell'Umbria –, abbiamo scelto una realtà importante come la Margaritelli, dove c’è da tempo una crisi aziendale e dove siamo andati avanti con gli ammortizzatori sociali. E oggi possiamo dire di aver vinto la sfida più grande, perchè, malgrado le difficoltà del mercato, abbiamo superato la concorrenza puntando sulla qualità del lavoro, che noi possiamo vantare e che l’azienda oggi ci riconosce come un punto di forza. E tutto questo avviene in un momento tragico per le costruzioni e per il comparto del legno, in particolare, dove si è assistito a un crollo del 50% della riduzione delle imprese e dei lavoratori. Dunque, spiegare la Carta e le proposte economiche ivi contenute è fondamentale per noi, perché se non c’è una politica industriale non si può uscire dalla crisi. La Carta è un’iniziativa di legge, e costituisce il fulcro di tutte le nostre iniziative che sono necessarie per guardare al futuro e cambiare faccia al Paese. Il futuro significa includere quei tantissimi lavoratori che non hanno il tempo indeterminato e nemmeno i diritti; significa esigere i contratti. Cerchiamo di scrivere una legge e la presentiamo facendo delle proposte, capovolgendo il principio per cui per superare la crisi comprimiamo i diritti e abbassiamo il costo del lavoro. Al contrario, dobbiamo rimettere al centro il lavoro per dare una svolta al nostro Paese”.

“Tanto per rimanere in materia di costruzioni – ha esordito il segretario generale della Cgil –, la discussione sul ddl sugli appalti in Parlamento sta andando molto male, in particolare sui subappalti, cui si sta concedendo un uso generalizzato. Per noi è una scelta scellerata, ma rafforza la nostra idea della Carta, perchè conferma che nel mondo del lavoro si tende a ridurre i costi, cioè retribuzioni, diritti e condizioni die lavoratori, ipotizzando un luminoso sviluppo. Un’idea del ribasso, dove tutto deve costare sempre di meno in una rincorsa infinita, e che ha determinato che, di fronte alla crisi - che non è finita -, l'Italia ha perso un quarto della sua capacità produttiva, il livello di risorse si è ampiamente ridotto e il Paese si è impoverito, mentre c’è qualcuno che si è arricchito. Non c’è una scelta di politica industriale, ma, al contrario, c’è una progressiva legislazione che dice: diamo libertà alle imprese e le imprese faranno. Così il tasso di investimenti è crollato, si licenziano perfino i delegati sindacali durante le trattative, tanto c’è libertà di licenziamento. Noi della Cgil siamo un pezzo di mondo sfiduciato, perché abbiamo capito che se permangono quelle logiche lì, il Paese non riparte. Il settore delle costruzioni è in gravi difficoltà da anni, e i numeri della crisi sono terribili, ma basterebbe riqualificare in termini di sostenibilità ambientale i nostri centri storici per avere lavoro di qualità edile per decenni per tutti, peraltro, una proposta già contenuta nel nostro Piano del lavoro”.

“Perché si è determinato tale processo? – si è chiesta la leader Cgil –. Di certo, per le scelte che si sono fatte, ma anche per la difficoltà a reagire a tutto questo. L'insufficienza non è tanto dell’iniziativa sindacale, quanto della sua efficacia e anche per un mutamento del quadro politico. Senza dimenticare che, nel frattempo, è cambiato anche il mondo del lavoro. Le aziende sono sempre meno strutturate, e chi fa tutto dentro e non esternalizza fuori, come avviene qui alla Margaritelli, attualmente costituisce un’eccezione. Oggi la catena di appalti è infinita e al suo interno c’è una miriade di cooperative con una miriade di contratti individuali di lavoro, uno differente dall’altro. Tale organizzazione del lavoro che si è determinata, causa quotidianamente una contrapposizione tra lavoratori. È stato detto: con il Jobs act, è stato sottratto l’articolo 18 ai neoassunti, ma i privilegiati manterranno tale diritto. Ma, nel corso di pochi mesi,ciò ha causato un conflitto sul lavoro, fianco a fianco tra lavoratori più garantiti e meno garantiti. E la divisione è sempre in basso: un lavoratore di un appalto rispetto a un altro, un lavoratore autonomo rispetto a un altro, una partita Iva rispetto a un'altra,  fino alla ‘ciliegina sulla torta’, l’allargamento dell’utilizzo dei voucher - oggi sono più di 100 milioni -, un record. Si è partiti dai lavoratori delle vendemmie alla sostituzione generalizzata di lavoro strutturato, anche nei cicli produttivi industriali, e quindi compresi pure i cantieri. Ciò ha provocato un effetto di abbassamento delle retribuzioni, della sicurezza, dei diritti. Un effetto di contrapposizione tra lavoratori, anche se siamo tutti sulla stessa barca".

"Se questa è la realtà, come facciamo a contrattare? Facciamo la contrattazione inclusiva, abbiamo pensato: facilissimo a dirsi, complicatissimo a farsi, perchè riguarda lavoratori tutti con contratti diversi, per tipologia e rapporto di lavoro. perciò, bisogna perciò ripartire dalle origini, ripartiamo da un lavoro di qualità: ma come fai, se non hai diritti uguali per tutti? Da qui, nasce l’idea della Carta dei diritti universali del lavoro, l’abbiamo volutamente denominata Carta, perché c'ispiriamo alla nostra Costituzione e, come sottotitolo, nuovo Statuto dei lavoratori, perché la legge 300/1970 è nata in un periodo in cui ci si batteva per il contratto di lavoro a tempo indeterminato. Certo, non pensiamo di tornare al passato, come ci fa osservare qualcuno, ma sappiamo che abbiamo un grande patrimonio alle spalle, che va valorizzato, orientato e riformulato verso il futuro. La seconda parte della Carta è dedicata alla contrattazione, puntando all’erga omnes dei contratti, alle regole della rappresentanza, uguali per tutti, che fanno capo alla contrattazione. E alla riregolazione dell’articolo18. Rappresentare i diritti non vuol dire però parlare solo dei lavoratori dipendenti, ma anche dei parasubordinati, dei precari, degli autonomi, delle collaborazioni a progetto, fino ai voucher. Quindi c’è un problema di riregolazione dei rapporti di lavoro e riposizionamento del diritto del lavoro. Questa è la terza e ultima parte del nuovo Statuto”, ha aggiunto l'esponente Cgil.

"Con la Carta, voltiamo pagina, trovando un altro punto di partenza, quello dei diritti del lavoro, che vuol dire anche creare nuove politiche del lavoro. Ma come la facciamo la campagna sulla Carta? Per la prima volta, abbiamo deciso di organizzare una consultazione straordinaria degli iscritti e delle iscritte, una scelta di partecipazione e democrazia, con assemblee ovunque, in tutti i settori e in tutte le aziende. Torniamo a quell’idea di sindacato, che esiste in quanto partecipazione, assemblee, iscritti: questa è la sua forza, assieme alla capacità di mobilitazione. E proviamo a costruire il movimento e il consenso attorno alla proposta che abbiamo costruito. Può servire avere dei quesiti abrogativi per arrivare a una legislazione avanzata che oggi non c’è? Noi riteniamo di sì, ed è quello che faremo. I nosti princìpi ispiratori sono dignità e libertà del lavoro come una dimensione da recuperare per i lavoratori, ma io aggiungo un messaggio in più: non ci rassegniamo al fatto che la nostra condizione può solo peggiorare, perchè siamo gli artefici della ricchezza del nostro Paese e vogliamo consegnare ai nostri figli un'Italia migliore. Non è facile, ma se neanche ci proviamo, non possiamo immaginare che sia possibile farlo", ha concluso Camusso.