Oggi (2 febbraio), presso la sede della Confindustria di Padova, si è svolto un incontro tra le Organizzazioni sindacali e la Cementizillo di Este. Erano presenti Dario Verdicchio per la Fillea Cgil, Rudi Perpignano per la Filca Cisl, Edoardo Sirchia, direttore del personale dell'azienda.

"La Cementizio - si legge in una nota sindacati - ha confermato, in conseguenza della chiusura dello stabilimento di Este, i 66 esuberi annunciati negli scorsi giorni, dichiarandosi disponibile alla ricollocazione di tre lavoratori nello stabilimento di Monselice e tre lavoratori nello stabilimento di Fanna, in provincia di Pordenone".

"Si tratta - dichiarano Dario Verdicchio e Rudi Permangano - di una proposta per noi irricevibile. Innanzitutto perché riteniamo che le possibilità di reimpiego siano molto più ampie, come hanno spiegato in un comunicato le stesse Rsu della Cementeria di Monselice. Ma offrire occasioni occupazionali ai lavoratori di Este negli stabilimenti della famiglia Zillo è solo una parte delle azioni da mettere in campo".

"L'azienda infatti - proseguono i due sindacalisti - deve anche farsi carico con un'attenzione particolare dei lavoratori più anziani, in modo da facilitare il loro accesso alla pensione. Se ciò non accadesse, molte persone si troverebbero in una situazione davvero complicata, perché difficilmente troverebbero altre occasioni di lavoro a causa dell'età e sarebbero e gli sarebbe impossibile raggiungere i requisiti previdenziali previsti dalla legge".

Esiste poi una priorità "non meno impellente" per le organizzazioni sindacali. È quella che riguarda i lavoratori più giovani, che hanno svolto un'importante esperienza lavorativa e che vanno aiutati, dicono Cgil e Cisl, attraverso l'outplacement ad avere la formazione adeguata per incrociare le offerte del mondo del lavoro. "Non hanno le risorse per costruirsi da soli questo percorso ed è doveroso un sostegno in questa direzione".

"Evidentemente - concludono Verdicchio e Perpignan - la questione complessiva dei lavoratori della Cementizillo non può essere lasciata solo sulle spalle delle Organizzazioni sindacali e di quelle datoriali; è assolutamente urgente la sua trasformazione in una vertenza territoriale, che veda protagoniste le Istituzioni, le prime a dover trovare soluzioni in grado di dare risposte a decine di famiglie e le prime a doversi preoccupare per il futuro della Bassa padovana, già oggi la più colpita dalla crisi di tutta la provincia e con il più alto tasso di disoccupazione nel padovano".