Oltre a continuare la loro protesta a 70 metri di altezza in cima al silo nella fabbrica di alluminio di Porto Vesme, i tre operai dell'Alcoa che sono saliti sul serbatoio tre giorni fa, ieri hanno rifiutano anche il cibo, rimandando a terra tutto quello che i colleghi da sotto gli avevano mandato.

Stamattina, però, dopo una seconda notte più tranquilla (e più asciutta, visto che non ha piovuto) i tre lavoratori, che indossano tute blu e passamontagna, hanno accettato caffè e paste mandate loro dai compagni di lavoro. "Sono stanchi e due di loro non stanno bene", ha riferito Massimo Cara della Rsu. "Pensiamo di mandare su un medico per farli visitare".

Uno dei tre operai sul silo è infatti cardiopatico, mentre un altro ieri accusava qualche linea di febbre, forse conseguenza della prima notte all'addiaccio, fra pioggia e vento.

Nel frattempo, si susseguono le notizia di un "interesse condizionato" da parte degli svizzeri della Glencore e dei loro connazionali della Klesh (questi ultimi avevano presentato una proposta d'acquisto lo scorso giugno al Ministero dello Sviluppo Economico ma era rimasta "segreta"). Ma le notizie non hanno convinto gli operai a cessare la disperata protesta. "Ci confortano soltanto", commenta Cara, "perché sembrano smentire le dichiarazioni del ministro Passera". Mentre proseguono le operazioni di fermata della fabbrica di alluminio primario, l'unica in Italia, i lavoratori - secondo quanto riferiscono fonti sindacali - attendono gli esiti di un incontro a Roma fra Glencore e Alcoa nella sede della Regione

In quell'occasione, 450 operai si preparano a partire per Roma dove manifesteranno il prossimo lunedì 10 settembre davanti alla sede del Ministero dello Sviluppo Economico dove si terrà la riunione che, probabilmente, deciderà il futuro dello stabilimento di Portovesme. Circa 100 lavoratori rimarranno, invece, nella fabbrica sulcitana per garantirne il funzionamento. Hanno annunciato la loro presenza anche 23 sindaci del Sulcis.