Martedì 6 novembre è il giorno dei funerali delle vittime dell'alluvione in Sicilia. Quelle della villetta di Casteldaccia, uccise dalla pioggia ma anche dell'abusivismo e del mancato ritorno alla legalità. Quanto accaduto in Sicilia, infatti, è solo l'ultimo di una tragica serie di episodi che hanno cause ben poco naturali. “Il nostro è un Paese particolarmente fragile. Il 91% dei comuni è a rischio idrogeologico, ma la mano dell'uomo su questo territorio continua a fare danni irreparabili. L'80% degli edifici riconosciuti come abusivi in Italia non è stato ancora abbattuto, mentre si continuano a proporre condoni che coprono situazioni critiche. L'ultimo caso è quello di Ischia, dove si consentirà la sanatoria di abitazioni a rischio”. A dirlo, ai microfoni di RadioArticolo1, è Simona Fabiani, responsabile ambiente e territorio per l'area politiche dello sviluppo della Cgil nazionale.

Poi c'è il tema del cambiamento climatico. Alla conferenza sul clima di Parigi (COP21) del dicembre 2015, 195 paesi hanno adottato il primo accordo universale e giuridicamente vincolante sul clima mondiale. “Un impegno importante – ha continuato Fabiani –, per contenere il riscaldamento globale entro un grado e mezzo, che rappresenta il punto di non ritorno. Eppure il mondo non sta facendo praticamente nulla per mantenere quegli obiettivi. E il tempo stringe. Visto che, secondo molti scienziati, se non si agisce entro 12 anni, le conseguenze non saranno più gestibili. Le emissioni, in ogni caso, continuano a crescere sia in Italia che nel mondo”.

Gli effetti di questa situazione, tra l'altro, sono sotto gli occhi di tutti. L'Associazione nazionale dei costruttori afferma che negli ultimi 70 anni si sono spesi ben 242 miliardi di euro per riparare i danni provocati dal maltempo. Se se ne fossero spesi solo 40, si sarebbe potuto risparmiare moltissimo sia in termini economici che di vite umane. “È il ragionamento messo in campo dalla Cgil già nel 2013 con il Piano del lavoro, in cui si afferma che la prevenzione e la messa in sicurezza del territorio sono le prime opere di cui questo Paese ha bisogno – afferma ancora la responsabile ambiente e territorio del sindacato –. Lo abbiamo ribadito anche recentemente, con la piattaforma integrata per lo sviluppo sostenibile. Gli investimenti pubblici devono essere indirizzati nella prevenzione della messa in sicurezza dal punto di vista idrogeologico e sismico, con forti investimenti nella transizione energetica”.

Alla base della piattaforma della Cgil, infatti, c'è proprio la necessità di un radicale cambiamento del modello di sviluppo. “Quello che abbiamo percorso fino ad oggi – ha continuato Fabiani – si è rivelato con netta evidenza un modello insostenibile, sia dal punto di vista ambientale che sociale ed economico”. La Cgil ha quindi rilanciato questo strumento riprendendo tutti i contenuti che erano già nel Piano del lavoro, “ma mettendo al centro le questioni ambientali, su cui si può e si deve fare contrattazione a tutti i livelli”.

La contrattazione dunque, per la Cgil, deve sempre essere “finalizzata alla sostenibilità” per ottenere “un cambio di passo, che crei occupazione di qualità”. Servono, insomma, “investimenti pubblici forti nei settori della prevenzione, della messa in sicurezza, delle energie rinnovabili e della transizione energetica, ma anche nel campo della mobilità sostenibile e della digitalizzazione. Tutte cose che rendono la vita migliore per tutti sia oggi sia per le future generazioni”. Su questi temi però, conclude Fabiani, “tutti i governi che si sono succeduti, fino all'attuale, non hanno mai fatto niente. In questi giorni si sta anche discutendo della legge di bilancio, ma di questi temi non c'è nemmeno l'ombra”.