Giornata decisiva oggi (mercoledì 15 febbraio) a Strasburgo per il Comprehensive economic and trade agreement (Ceta). Nel pomeriggio sarà infatti posto ai voti nel Parlamento europeo il trattato di libero scambio economico e commerciale tra l’Unione e il Canada, destinato a cancellare le barriere doganali fra i 27 paesi Ue e lo Stato nordamericano. Gli obiettivi del Ceta sono l’eliminazione del 99 per cento dei dazi, la fine delle restrizioni nell'accesso agli appalti pubblici e l’apertura del mercato dei servizi. Il Ceta è stato sottoscritto a Bruxelles il 30 ottobre scorso dai vertici dell’Unione e dal primo ministro canadese Justin Trudeau. 

Alla ratifica del Ceta arriva il secco no della Cgil. In una lettera inviata agli europarlamentari, firmata dal segretario generale Susanna Camusso e dal responsabile Cgil delle Politiche internazionali Fausto Durante, il sindacato invita a non votare l'accordo “al fine di promuovere la ripresa di ulteriori negoziati che possano far evolvere l'accordo nella direzione dell'interesse dell'occupazione di qualità, dei diritti dei lavoratori e della piena salvaguardia e promozione dei valori fondanti dell’Unione Europea”.

Per la Cgil “i rischi del ritorno al protezionismo e i pericoli insiti in possibili guerre commerciali non si combattono con un'acritica promozione della liberalizzazione e della deregolamentazione degli scambi e degli investimenti, che non farebbe altro che alimentare ulteriormente la deriva populista”. Occorre invece, ed è quello che con il Ceta non si fa, impegnare “l'Unione Europea e i suoi partner nell'impresa di ridisegnare politiche commerciali multilaterali e bilaterali al servizio dell'interesse generale, della qualità dello sviluppo, della cooperazione tra paesi e aree regionali nella costruzione di un diverso, più equo, inclusivo e democratico sviluppo dell'economia e delle nostre società”.

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Il Ceta, anzitutto, è un accordo commerciale “né progressista né equo”, in quanto non si pone “al servizio di obiettivi più vasti quali l'occupazione, i diritti umani, la coesione sociale e lo sviluppo sostenibile”. Sul fronte dei diritti umani, in particolare dei diritti dei lavoratori, il Ceta “è molto debole”, considerato che “non ci sono impegni vincolanti in merito alla protezione e a un effettivo miglioramento dell'occupazione, della salute, delle norme sociali e ambientali”. La Cgil rileva l’insufficienza dei meccanismi di monitoraggio dell’accordo, e questo rischia di portare “a un maggior dumping sociale, a un aumento dei casi di violazione dei diritti sociali e una spirale al ribasso delle condizioni di lavoro nell’Unione Europea e in Canada”.

Susanna Camusso e Fausto Durante rilevano anche che l’accordo Ceta non esclude i servizi pubblici: “Il Ceta – scrivono gli esponenti sindacali - è anche il primo accordo dell’Unione Europea a introdurre un approccio basato su una ‘lista negativa’, il che significa che tutti i servizi potranno essere liberalizzati, salvo espressa indicazione di esclusione”. Il Ceta, infine, contiene “disposizioni preoccupanti a tutela degli investimenti. Gli investitori esteri potranno citare in giudizio gli Stati per politiche che minacciano i loro profitti o i loro interessi commerciali”.