Chiuse le urne alle 15:00 di ieri, lunedì 9 giugno, sono arrivati i commenti dal territorio, le analisi di voto, i ringraziamenti alle tante e ai tanti militanti che hanno dato tutto per la campagna, a chi ha votato.

Basilicata, Mega: “L'affluenza al voto del 31,21% nella nostra regione è espressione di un forte disagio: la mobilitazione continua”

“Ringraziamo le tante cittadine e i tanti cittadini lucani che si sono recati alle urne esercitando un diritto che è alla base di un Paese democratico. Lo abbiamo detto fin dall'inizio della campagna elettorale: il nostro non era un batti-quorum, ma il modo per riportare il tema del lavoro all'attenzione del governo nazionale, che comunque dovrà ascoltare la voce di chi si è espresso sulle leggi che hanno reso il lavoro in Italia povero, insicuro e precario, e sulla cittadinanza. E su questo il risultato prefissato lo abbiamo raggiunto, incontrando dal vivo milioni di persone nelle piazze e nei luoghi di lavoro: casa per casa, quartiere per quartiere. La nostra regione ha raggiunto la percentuale auspicata: il 31,21 % degli aventi diritto si è recata alle urne, circa 134 mila persone. Il dato è espressione di un disagio, a conferma di quanto denunciamo da tempo su come il lavoro determini la condizione di vita dei lucani e delle lucane, soprattutto dei giovani che lasciano la nostra terra in cerca di un'occasione di riscatto al Nord o all'estero. La nostra regione ha bisogno di politiche del lavoro serie, che escano dall'assistenzialismo spesso utilizzato come forma di ricatto per mantenere consensi. Bisogna cambiare rotta con urgenza. Chiederemo a breve un incontro al presidente della Regione Basilicata Vito Bardi per aprire un tavolo sul lavoro e sulla sicurezza. La Cgil non indietreggia. I temi affrontati restano sul tavolo e continueremo a batterci con tutti gli strumenti a disposizione, dalla contrattazione alla mobilitazione, contro il precariato, i licenziamenti illegittimi, la catena dei subappalti, per l'ottenimento della cittadinanza". Lo afferma il segretario generale della Cgil Basilicata Fernando Mega commentando i dati sull’affluenza al voto al referendum su lavoro e cittadinanza.

Calabria, Trotta: “Ripartiamo dalla rete costruita mettendo altri strumenti in campo”

“Non abbiamo raggiunto l’obiettivo del quorum, non possiamo esserne felici. Ma non molliamo la presa, anzi, ripartiamo dalla rete che abbiamo creato in mesi di campagna intensa e capillare. Abbiamo allacciato sinergie importanti e costruito ponti con tante associazioni, da quelle laiche a quelle cattoliche. Il nostro impegno non si ferma, ma si rinnova”. Lo dichiara il segretario generale Cgil Calabria Gianfranco Trotta commentando i dati del referendum su lavoro e cittadinanza.

“Ringraziamo quanti hanno lavorato nei comitati referendari, uomini, donne, giovani, pensionati che hanno investito in questa battaglia con energia e dedizione in uno straordinario sforzo collettivo. L’attività svolta in questi mesi di assemblee con i lavoratori e presenza costante nelle strade e nelle piazze diventerà il nostro pane quotidiano”, afferma Trotta che spiega poi che “cancellare il lavoro non sicuro e precario rimane il nostro obiettivo. Non molliamo la presa. Abbiamo utilizzato uno strumento previsto dalla Costituzione, il referendum, ma ce ne sono ancora altri. Metteremo in campo altre battaglie per creare un mercato del lavoro più stabile, più equo e con un’attenzione più stringente alla sicurezza e alla salute dei lavoratori che non possono essere immolati sull’altare degli appalti a cascata”.

“Noi ci crediamo – conclude il segretario generale –, crediamo che i lavoratori e le lavoratrici di questo Paese lo meritino e crediamo che invertire la rotta, rimettere al centro della discussione politica il lavoro sano, onesto e buono, sia non solo necessario e urgente ma anche possibile”.

Campania, Ricci; “Un buon dato nella nostra regione, Napoli città coinvolta nei processi democratici”

È un buon dato quello che caratterizza il voto ai referendum in Campania. Significativi i risultati, con oltre il 50% di votanti, a Volla e oltre il 40% a Portici, San Giorgio a Cremano e Pomigliano. Napoli, con il 31%, si conferma una città molto coinvolta nei processi democratici rispetto a molte aree della regione, registrando un dato superiore a quello nazionale. Nel 2021, in occasione delle Comunali, si recarono alle urne il 33,72% degli aventi diritto e si votava in due giorni”. Così il segretario generale della Cgil Napoli e Campania, Nicola Ricci, commentando l’esito dei referendum su lavoro e cittadinanza.

“Non aver raggiunto il quorum – sostiene Ricci – non è una ‘sonora sconfitta’, come vuole far credere quella parte politica che le ha tentate tutte in queste settimane mettendo in campo persino la Presidente del Consiglio. Insieme a tante associazioni e partiti politici abbiamo rinvigorito la democrazia, abbiamo fatto un’esperienza importante, conosciuto tanti giovani impegnati nel civismo attivo e nelle realtà che operano nel sociale, ribadendo che votare è sempre il vero atto rivoluzionario da fare in un Paese democratico”.

“Questo voto e il consenso ricevuto – continua Ricci – ci consegnano una nuova consapevolezza: ci spingono, con la coerenza delle battaglie e delle proposte di questi anni, a fare di più. Va ricordato che la Cgil per la prima volta si è misurata su un terreno squisitamente elettorale e grazie alle alleanze con i movimenti e le associazioni, le sinergie con la politica e le battaglie per la pace e contro l’autonomia differenziata, questo voto referendario ha rimesso il lavoro al centro di un nuovo modello economico e sociale. Il voto di milioni di italiani e quello registrato a Napoli e in Campania ci incoraggia a lavorare contro la disaffezione e l’indifferenza, ma soprattutto a incalzare questo governo affinché si affrontino in modo serio e partecipato i tanti problemi del mondo del lavoro e i tanti bisogni inascoltati”.

Emilia-Romagna, Bussandri: “Nessuna forza sociale o politica vanta dato simile”

“Abbiamo perso perché il quorum non lo abbiamo raggiunto e quindi non abbiamo raggiunto nemmeno lo scopo che c'eravamo prefissati. Non saranno abrogate le norme, nefaste per i lavoratori e per il mondo del lavoro, che ci eravamo prefissi di abrogare”. Lo ha detto il segretario della Cgil Emilia-Romagna Massimo Bussandri, analizzando in conferenza stampa a Bologna i dati del referendum.

Bussandri, però, invita ad analizzare l’affluenza del 38% in regione: “Corrisponde più o meno a 1,28 milioni di elettori. Di questi, la stragrande maggioranza sui quattro quesiti che riguardano il lavoro ha votato sì. Più di 1,1 milioni di emiliano-romagnoli ha votato sì sui quesiti del lavoro e quindi ha condiviso il progetto della Cgil di rimettere al centro del modello di sviluppo di questo Paese l’idea di un lavoro stabile, tutelato, sicuro e non ricattabile. Sono un terzo secco dell’elettorato, cioè dei cittadini maggiorenni del territorio emiliano romagnolo”.

In altri termini, 200 mila elettori in più di quelli che elessero Michele de Pascale a novembre. “Più di un cittadino emiliano-romagnolo maggiorenne su tre condivide la nostra idea di trasformazione sociale – afferma Bussandri – e non è solo la classe lavoratrice che noi organizziamo, perché in quel dato ci sono 300 mila cittadini emiliano-romagnoli in più rispetto al numero di iscritti che ha la Cgil Emilia-Romagna”. Si tratta, per il leader regionale del sindacato, “di un dato certificato di valori condivisi che credo in questo momento nessuna forza sociale o politica possa vantare né dentro né fuori da questa regione” e quindi di “un patrimonio che in qualche modo ci carica di responsabilità”.

Lazio, Di Cola: “Una grande prova di democrazia”

“È stata una grande prova di democrazia. Nel Lazio più di una persona su tre si è recata alle urne, parliamo di quasi 1,5 milioni di persone, con un’affluenza superiore alla media nazionale e poco al di sotto delle ultime elezioni regionali del 2023. In diverse sezioni del Lazio si è superato il quorum, a Roma sono state più di 50. A Roma e nel Lazio ci siamo mobilitati con migliaia di assemblee, iniziative e volantinaggi dando forza e speranza a tantissime persone. Grazie alla partecipazione delle persone rimesso al centro del dibattito politico ed economico le questioni delle lavoratrici e dei lavoratori. Adesso continueremo a mobilitarci, insieme, per cambiare le leggi ingiuste che ci sono nel nostro Paese e per aumentare i diritti delle persone dentro e fuori i luoghi di lavoro”. Così, in una nota, la Cgil di Roma e del Lazio.

Liguria, Calà: “Grande partecipazione democratica per la dignità del lavoro e il diritto di cittadinanza”

La Liguria è tra le regioni italiane dove maggiore è stata la partecipazione al voto e dove i sì hanno nettamente superato i no, dimostrando come le ragioni alla base dei quesiti per un lavoro più stabile e sicuro sono state comprese e sostenute dai cittadini”. Così Maurizio Calà segretario generale Cgil Liguria commenta l’esito referendario.

“Quando abbiamo deciso l’utilizzo dello strumento referendario sapevamo che si trattava di una strada complicata in un paese dove a stento vota il 50% degli italiani. Pur non avendo raggiunto l’obiettivo, che era quello di abrogare quelle leggi, la grande partecipazione al referendum indetto dalla Cgil e sostenuto da tante associazioni e dalla maggioranza dei partiti di opposizione, ha raggiunto in Liguria la percentuale del 35,07 pari a circa 415 mila liguri”.

Il dato supera di gran lunga quello dell’ultima tornata referendaria (referendum del 2022 sulla giustizia presentato dal centro destra) dove la Liguria si è fermata al 28,20 per cento e l’Italia al 20,94 per cento (primo quesito), anche questa percentuale ben lontana dall’attuale che va oltre il 30 per cento.

“Il merito di questi referendum è quello di aver riportato il Paese e le forze politiche a parlare di lavoro: riportare al centro dell’attenzione i problemi importanti che ha oggi il lavoro, dalla precarietà ai bassi salari, da salute e sicurezza alla dignità del lavoro sui licenziamenti, non era affatto scontato ed è un gran risultato che dovrebbe far riflettere le forze politiche e di governo a essere conseguenti alla volontà espressa da circa 15 milioni di cittadine e cittadini italiani”, continua Calà.

Per la Cgil da qui non si torna indietro e la battaglia sul lavoro e sulla cittadinanza continua: “Voglio esprimere un ringraziamento particolare a tutti coloro che ci hanno dato una mano dalle nostre delegate e delegati ai militanti a chi, nelle piazze, nelle assemblee e in tutte le iniziative che abbiamo messo in campo con il mondo dell’associazionismo e con alcune forze politiche sono stati con noi sin dal primo momento e ci hanno accompagnato sino a oggi. Abbiamo portato alle urne milioni di cittadini: è stata una grande prova di democrazia in un Paese dove tragicamente si vota sempre meno, ma che deve tornare a valorizzare partecipazione e voto come grandi espressioni democratiche perché è solo attraverso di esse che le condizioni delle persone possono essere cambiate”, conclude Calà. 

Marche, Santarelli: “Quasi un terzo dei marchigiani ha aderito ai referendum”

“Quasi un terzo della popolazione marchigiana (32,71%) in età di voto ha inteso con il voto aderire ai referendum della Cgil sui quattro quesiti sul lavoro e al quinto sulla cittadinanza. Sono stati mesi straordinari di partecipazione, un percorso entusiasmante di impegno politico e civile, di militanza. Siamo la quinta regione in Italia per livello di votanti, dopo Toscana, Emilia-Romagna, Liguria e Piemonte”, è il commento di Giuseppe Santarelli, segretario generale Cgil Marche, analizzando il voto del referendum nelle Marche. Che, aggiunge, “chiudono al 32,7%. Alle Europee, hanno votato in totale 657 mila persone, alle politiche 762 mila. Quindi, siamo ampiamente sopra il 50% dei votanti nelle precedenti tornate”.

Sono stati “mesi di enorme partecipazione, di dibattiti e di confronti – continua –. La stessa cosa non possiamo dire di chi ha invitato dall’alto del ruolo istituzionale che rappresenta al non voto: chi rappresenta le istituzioni democratiche non può invitare al non voto. Ce ne ricorderemo alle prossime elezioni regionali”.

Per Santarelli, “abbiamo chiesto un voto per qualcosa, per un’idea di società, per un’idea di lavoro e non per qualcuno, come invece siamo abituati a vedere da troppo tempo. Credo che questo sia stato colto, forse non pienamente, ma se abbiamo portato a votare oltre 400 mila persone, vuol dire che abbiamo riportato al voto una parte degli oltre 370 mila marchigiani che ormai stabilmente non votano più”. E ancora: “Sapevamo che il raggiungimento del quorum sarebbe stato un obiettivo altissimo da raggiungere, non l’abbiamo raggiunto, quindi non possiamo che esserne delusi e dispiaciuti. La flessibilità non è solo uno strumento per massimizzare il profitto ma è stato ed è un progetto per ridisegnare i rapporti di forza sociali e politici, per indebolire le persone, per privarle della libertà, per escluderle dalla vita sociale e politica”. Per questa ragione “continueremo a lottare per una società più giusta o lo faremo anche per i milioni di cittadine e cittadini che ci hanno dato fiducia con il voto”.

Secondo Santarelli, “esiste un valore anche quando non si vince perché da questa esperienza è scaturita umanità, abbiamo costruito un’identità capace di avvertire una comunanza di destino, dove si può fallire e ricominciare senza che il valore e la dignità siano intaccati”.

Molise, De Socio: “Grazie ai 65 mila molisani che hanno votato al referendum”

Il comunicato di commento sull’esito del voto ai referendum su lavoro e cittadinanza di Paolo De Socio, segretario della Cgil molisana, inizia con un sentito ringraziamento a chi ha lavorato ai seggi, ma soprattutto ai 65 mila cittadini molisani che si sono recati alle urne “dimostrando di volere ancora esprimere l’essenza dei nostri valori costituzionali con la partecipazione e con il voto. La democrazia o è partecipazione o non è democrazia. Da oggi tutti al lavoro per contribuire a costruire una comunità partecipe e competente che è l’unico baluardo per frenare le repressioni e le regressioni che si stanno moltiplicando in diverse aree geografiche e che è la garanzia per una società più giusta, solidale e democratica magari fondata veramente sul lavoro... sicuro, dignitoso e ben retribuito”.

Puglia, Bucci: “Si va avanti su strada diritti e dignità lavoro”

“Si va avanti, sulla strada dei diritti e della dignità del lavoro, perché i numeri su precariato e povertà parlano chiaro, e dietro i numeri ci sono persone in carne e ossa. Per loro abbiamo proposto i referendum, per loro proseguiremo con ogni strumento di contrattazione e mobilitazione che abbiamo a disposizione”. È il commento all’esito dei quesiti referendari sul lavoro della segretaria generale della Cgil Puglia, Gigia Bucci, che riconosce la sconfitta “perché non abbiamo mai voluto intraprendere una battaglia ideologica, non siamo un partito e non abbiamo bisogno di mistificare la realtà” spiega.

La nostra battaglia è sempre stata e sempre sarà a fianco dei lavoratori. Vincere significava intervenire sulla sicurezza per limitare le morti sul lavoro, cancellare il subappalto selvaggio, arginare il precariato. Non ci siamo riusciti, per ora. Abbiamo girato in lungo e largo la regione in questo mese e mezzo di campagna referendaria – ricorda Bucci –, ogni dirigente e militante è stato impegnato pancia a terra. Ci siamo confrontati con migliaia di persone, lavoratori, lavoratrici, giovani, associazioni espressioni dell’impegno sociale e civile, laico e cattolico. Tutti pensano sia necessaria una rivalorizzazione del lavoro, utile non solo a chi di lavoro vive ma per delineare uno sviluppo vero, equilibrato, che sostenga un sistema produttivo di qualità, che investa su competenze e non giochi al ribasso su salari e diritti. Non abbiamo raggiunto l’obiettivo ma non ci fermiamo”.

“Anche il referendum ci segnala un male profondo da non sottovalutare e che è legato al deficit di partecipazione democratica. Disaffezione e sfiducia sono una spia preoccupante per la democrazia, lo diciamo da tempo”, sottolinea la segretaria Cgil. “E questo dato si riscontra soprattutto nelle aree più sofferenti del Paese, a Sud, nelle periferie, nelle zone interne, in chi si sente dimenticato dallo Stato. Lo sapevamo che era difficile quando abbiamo lanciato questa campagna, ma se calcolassimo le azioni giuste solo in base alla possibilità di successo tradiremmo i nostri ideali e il nostro mandato”. Restano sul campo per la Cgil “i milioni di Sì ai cinque quesiti e soprattutto i nodi irrisolti che non noi ma economisti e soggetti autonomi segnalano come un problema per la crescita del Paese. La precarietà, i bassi salari, che determinano bassi consumi e sono l’effetto di una scarsa specializzazione e qualificazione del sistema produttivo, che a sua volta trascina emigrazione giovanile, soprattutto tra quanti sono più formati. E in questo contesto il Sud, i nostri territori, pagano ancora una volta un prezzo più alto, in termini di opportunità di crescita industriale, occupazionale, reddituale”. E allora, “siccome crediamo fortemente in quello che facciamo e diciamo, non possiamo fermarci. Si va avanti: a difesa di chi vive di lavoro e di lavoro vuole vivere e non morire. Così come di chi non vuole morire di precariato e fame”.

Sicilia, Mannino: “Milioni di voti, patrimonio da cui ripartire per cambiare”

“Il referendum ha avuto esito negativo per il mancato raggiungimento del quorum, ma ci consegna un patrimonio da cui ripartire e su cui costruire il riscatto della Sicilia: l’attenzione che centinaia di migliaia di persone hanno rivolto ai temi della qualità del lavoro e dei diritti. In Sicilia i votanti sono stati quasi 900 mila, un dato importante, e i flussi ci dicono che soprattutto i giovani hanno partecipato al voto in maniera significativa. I soggetti che hanno sostenuto il referendum devono ora impegnarsi ad andare avanti sulla strada tracciata, per recuperare ancora di più partecipazione e fiducia nella possibilità di cambiare le cose”. Lo dice il segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino, a proposito dell’esito del referendum.

Mannino rimarca: “Tante persone sono state coinvolte in una discussione di merito e abbiamo riscontrato grande attenzione, anche se evidentemente questo non è bastato. Ma la strada per costruire un nuovo modello economico, che valorizzi il lavoro, è lunga e siamo fiduciosi nel fatto che comunque il percorso sia cominciato”.

Sul maggiore astensionismo al Sud , il segretario della Cgil Sicilia dice che “è il segnale di una maggiore sofferenza di un’area del paese che vorrebbe ottenere risultati ancora più significativi di quelli proposti dal referendum ma che purtroppo si chiude in se stessa invece di affrontare la sfida del voto. Il dato complessivo rispecchia – sottolinea – le fratture sociali e territoriali nel nostro Paese e nella nostra regione. Vanno rilevati ad esempio i dati della grande solitudine degli anziani e quello dello spopolamento delle aree interne: ci sono persone che risultano iscritte nelle liste elettorali ma non si trovano di fatto più lì e solo una minima parte di esse è riuscita ad attivare le procedure per i fuori sede. Quindi – conclude Mannino – l’azione contro lo scoraggiamento e la disaffezione al voto passa necessariamente da nuove politiche per la coesione sociale e per l’occupazione, dallo sviluppo del territorio a partire dalle aree interne, da politiche di sviluppo che diano ai giovani prospettive. Noi continueremo a lottare per tutto questo, a metterci energie e la faccia, come abbiamo fatto con questo referendum. Crediamo che lungo questa strada possiamo costruire una nuova prospettiva per il paese e per la Sicilia”.

Toscana, Rossi: “Dai referendum esce comunque un segnale politico forte”

“C’è grande rammarico per il mancato raggiungimento del quorum, ma dai referendum esce comunque un segnale politico forte. I temi che abbiamo posto – il lavoro, i diritti, l’accesso alla cittadinanza – restano centrali nella nostra attività. Hanno trovato sostegno in uno schieramento sociale ampio, che ha saputo allargare l’attenzione e costruire nuove convergenze. Milioni di persone votando hanno espresso il bisogno di più diritti su lavoro e cittadinanza, nonostante le mille difficoltà di questa campagna, silenziata dai grandi media mentre le forze politiche di maggioranza invitavano all’astensionismo”, ha detto Rossano Rossi, segretario generale Cgil Toscana, commentando l’esito dei referendum.

“In Toscana il voto conferma quanto sia stata importante l’attività sul campo svolta in queste settimane e il lavoro collegiale con i vari compagni di viaggio e la rete della Via Maestra. È stata una campagna molto bella, una grande attivazione di energie, una mobilitazione capillare che ha coinvolto territori, persone, realtà associative e sociali. È stata anche una risposta, pur se parziale, alla crisi democratica. A tutte e tutti coloro che si sono spesi in questa campagna va il nostro grazie. Il percorso non finisce qui, c’è una grande base da cui ripartire. Il lavoro – ha concluso Rossi – resta una priorità e continueremo a batterci perché sia al centro delle scelte del Paese”.