Innovazione è un termine che è entrato prepotentemente nel linguaggio, o meglio nei linguaggi, conquistando ormai ampi spazi nell’immaginario collettivo. Come tale, ha generato un fenomeno che, con un neologismo, potremmo chiamare “innowashing(1)” producendo una grande varietà d'interpretazioni, spesso confuse quando non tendenziose. Qui non interessa tanto analizzare le varie definizioni che circolano nei differenti ambienti, quanto piuttosto presentare una concreta e consolidata esperienza, il 'Porto Digital' di Recife, capitale dello stato brasiliano di Pernambuco, il suo modello di riferimento e i risultati ottenuti in termini di sviluppo socio economico locale e sostenibile.

Le premesse

Recife, fondata dai commercianti portoghesi nel 1537, grazie all’esistenza di un significativo porto naturale, è la più importante città della regione Nordest; vanta un ricco patrimonio storico e culturale, un’importante struttura industriale e una significativa presenza accademica. In quest’ultima area, ha assunto, in anni più recenti, particolare spicco la formazione di professionalità di alto livello (laurea, master, dottorato di ricerca, post dottorato) nelle discipline delle tecnologie dell’informazione e comunicazione, diventando territorio di caccia ai talenti per le grandi imprese, soprattutto multinazionali, del settore.

Inizio anni 2000

Erano presenti in loco: produzione di conoscenza (sapere: due università federali e circa venti istituzioni d'istruzione superiore fra università pubbliche, tre, e università/facoltà private); adeguata qualifica professionale (saper fare: due delle cinque imprese informatiche più anziane del Brasile sono di Recife). Consapevolezza del potere politico dell’importanza delle tecnologie informatiche anche per la pubblica amministrazione (prima rete informatica di servizi al cittadino con tecnologia pre-internet.) Fuga di 'cervelli' (alcune multinazionali, come Microsoft, Motorola, Sun Mycrosystems, realizzavano sistematicamente attività di scouting). Beni intangibili come cultura, storia, tradizione, fitta rete di relazioni sociali.
Pur con la presenza di tutte queste condizioni favorevoli, le imprese dell’Ict si presentavano come piccole, fragili, poco strutturate, focalizzate più sulla tecnologia che sul mercato, con bassa produttività nonostante la qualità tecnologica e soffrivano per la mancanza di una politica pubblica per il settore. Inoltre, il centro storico sviluppatosi nell’intorno del porto antico, ormai inattivo perché inadeguato ai tempi e quindi sostituito da uno moderno situato a circa 30 Km dalla città, soffriva di un progressivo degrado socio economico e urbanistico. A quel punto, la componente 'beni intangibili', molto forte localmente, funzionò come catalizzatore che permise il consolidarsi del concetto “triple helix(2)”, facendo sì che le tre componenti riconoscessero l’esistenza di un problema/opportunità e decidessero di affrontarlo insieme.

 La soluzione: il Porto Digital

Un gruppo informale di lavoro, coordinato dal segretario di scienza e tecnologia del Governo dello Stato, sintetizzando studi analisi e visite a realtà internazionali, identificò un modello di riferimento, il sistema locale d'innovazione – Sli(3) e ne iniziò l’implementazione declinandone i concetti base secondo le specificità locali.

Nacque così nel 2002 il Porto Digital di Recife: Porto perché localizzato nel quartiere del porto antico, Digital perché questo era l’ambiente economico di partenza su cui operare anche se destinato, comunque, a includere vari altri aspetti dell’industria creativa e della conoscenza. Essendo un Sli una rete complessa e in continua evoluzione in cu istituzioni, organizzazioni e imprese svolgono il loro ruolo all'interno di un quadro di relazioni formali e informali. I legittimi interessi e obiettivi dei diversi attori possono entrare in conflitto con l'interesse generale del sistema. Le istituzioni, le organizzazioni e le imprese non sempre hanno la necessaria visione sistemica per l'evoluzione del Sli e operano all'interno del loro ambito specifico. Apparve subito chiara la necessità di avere un ente gestore dell’iniziativa con le seguenti caratteristiche: essere imparziale, libero da vincoli di parte o interessi privati ​​anche se legittimi, trasparente, esercitando un ruolo di 'governance' a favore dell’obiettivo maggiore. Attrarre organizzazioni 'ancora';diffondere anche ad altri settori il modello Sli. Creare strumenti operativi strutturanti nelle aree di risorse umane, cauzioni e fondi di capitale di rischio, infrastrutture fisiche e Ict dell'area urbana dedicata, costruzione di un 'marchio', strumenti legali, societari, finanziari, tributari, etc.

Fu cosi creato tale ente, nominato nucleo di gestione del Porto Digital – Ngpd, qualificato dal governo come 'organizzazione sociale-os', una sorta di onlus, che, secondo l’ordinamento brasiliano, può ricevere tramite un contratto di gestione con il Governo fondi pubblici per l’esecuzione di attività non esclusive della pubblica amministrazione, che deve comunque essere minoritaria (fino a un massimo del 40%) nel consiglio di amministrazione, composto da rappresentanti di tutti gli attori coinvolti, società civile inclusa. L'architettura istituzionale 'organizzazione sociale', fu scelta con l'intento di attuare una politica pubblica introducendo in essa le caratteristiche dell’efficienza, della produttività e della competitività più presenti nel settore privato, ricercando l'auto sostenibilità dell'iniziativa nel medio periodo. I macroobiettivi dell’iniziativa furono definiti come: L’implementazione del sistema locale d’Innovazione a partire dall’industria dell’Ict La riqualificazione urbanistica del quartiere del Porto antico L'Inclusione sociale dei residenti di una comunità povera esistente all'interno dell'area di Porto Digital La proiezione all'interno dello stato in un'azione trasversale per rafforzare gli altri poli produttivi di Pernambuco, attraverso di specifiche soluzioni Ict e organizzativo istituzionali.
Risultati dopo 20 anni

Sarebbe troppo lungo riferire tutti i risultati ottenuti dall’iniziativa Porto Digital nei suoi primi vent'anni d’attività, per questo rimandiamo per l’informazione completa alla pagina web del Sli(5), limitandoci qui a citare soltanto i più significativi: 350 tra imprese e istituzioni “imbarcate” nell’iniziativa Porto Digital, la maggior parte delle quali opera nel settore dell’Ict contribuzione significativa del Porto Digital al Pil dello stato (circa il 5%) Più di 8.000 dipendenti, di cui circa il 75% con formazione universitaria Due incubatori di start-up Un business accelerator Un polo dedicato all’industria creativa con attrezzature tecnologiche per design, moda, games, cine-video-animazione e fotografia fondi di capitale di rischio. Organizzazioni “Ancora” come Microsoft, Oracle, Samsung, IBM, Qualcomm, Uber. Ampio ventaglio di programmi di formazione di livello superiore. Servizi alle imprese del Porto Digital. Organizzazione di eventi culturali internazionali Un cinema teatro. Apertura di due centri, uno all’interno dello stato (polo Moda di Caruarù) e un altro in Portogallo (Aveiro).

Note

  1. Derivato per analogia dal neologismo già consolidato 'greenwashing' (https://it.wikipedia.org/wiki/Greenwashing)
  2. Triple Helix: questo noto concetto è stato aggiornato ai tempi attuali aggiungendo le dimensioni 'Ambiente' e 'Società civile' che comunque, più o meno esplicitamente, sono già incluse nel concetto di Sli. Esplicitamente nel caso dell’esempio qui riportato.
  3. Sli: 'l’insieme dei fattori economici, sociali, politici e organizzativi coinvolti nella produzione e diffusione d'innovazione (Edquist-1997)'. Esistono innumerevoli pubblicazioni su questo argomento, visto che si tratta di un modello di riferimento da coniugare con le caratteristiche locali e come tale consente molteplici approcci.
  4. Tratta da una presentazione del Sli Porto Digital di Recife alla direzione dell’Inter american development bank di Washington DC
  5. www.portodigital.org

Pier Carlo Sola, esperto di telecomunicazioni, già manager di Tim e Olivetti, fondatore Glocal Consulting