Nella sessione del 7 maggio 1927 il tribunale speciale condanna a 12 anni di carcere un gruppo di comunisti, tutti contumaci. Fra questi Giuseppe Di Vittorio per il quale inizia un lungo esilio. Dal 1928 al 1930 è in Unione Sovietica quale rappresentante della Confederazione del lavoro nell’internazionale sindacale. Poi è a Parigi, dove si dedica al lavoro di direzione della Confederazione del lavoro e all’attività di propaganda fra i lavoratori italiani in Francia. Nel 1936 è tra i primi a raggiungere la Spagna come combattente a difesa della repubblica. 

Nel marzo dell’anno successivo sul campo di Guadalajara gli italiani si fronteggiano in Spagna su due fronti opposti: le forze della Seconda Repubblica spagnola e delle Brigate internazionali da una parte, i nazionalisti di Franco della Divisìon Soria affiancati al corpo truppe volontarie italiane dall’altra. 

Scrive Nicoletti (Giuseppe Di Vittorio), commissario politico della XI Brigata internazionale su l’Unità (a. IV, n. 4):

È l’ora di agire! Come è stato pubblicato su tutta la stampa estera, e come la stessa stampa fascista ha implicitamente riconosciuto, quando ha dichiarato che le divisioni operanti sul Guadalajara erano quelle stesse che avevano occupato Malaga, l’attacco fascista sul Guadalajara è stato scatenato unicamente dalle divisioni dell’esercito regolare italiano, potentemente armate e munite di quell’attributo della "civiltà" fascista che è rappresentato dalle brigate speciali di gas e d’iprite! Ancora una volta, dunque, Mussolini ha calpestato cinicamente tutti i trattati, tutte le leggi internazionali, tutti i patti di non intervento che portano la sua firma, ed ha posto l’Europa di fronte al fatto brutale della guerra. Perché è di questo che si tratta: un imponente corpo d’armata dell’Italia fascista, membro del Consiglio della Società delle Nazioni, ha invaso la Spagna e conduce una guerra di sterminio e di conquista sul suo territorio, la cui integrità è garantita dalla stessa base costitutiva della Società delle Nazioni. Questa è la più grave aggressione guerresca compiuta in Europa dopo la grande guerra. È giunta l’ora di agire con prontezza e col massimo vigore, specialmente per noi, per le masse popolari italiane, per tutti gli italiani liberi che intendano concorrere a salvare - con la pace del mondo - l’onore e i veri interessi nazionali del nostro paese.

L’aggressione di Mussolini contro la Repubblica spagnola è un nuovo tradimento contro l’Italia, perché può provocare una nuova guerra europea, esponendo il nostro popolo all’isolamento e alla catastrofe. Quest’aggressione disonora l’Italia, presentandola come spergiura, rinnegatrice delle sue firme, violatrice di tutti i trattati, fomentatrice di guerra. Quest’aggressione umilia ed offende il popolo italiano, il popolo di Garibaldi, costringendo i suoi figli soldati a compiere la funzione spregevole di carnefici mercenari del popolo spagnolo, di un popolo fratello che lotta con tanto eroismo per la libertà propria e del mondo. Il popolo italiano non può accettare, non può subire questo tradimento e questo disonore per il nostro paese. Tocca a tutte le organizzazioni antifasciste, a tutti gli esponenti dell’opinione libera dei vari strati del nostro popolo, di unirsi rapidamente, di porsi alla testa del popolo italiano e di parlare e di agire in suo nome, in Italia e nel mondo. Il popolo italiano ha offerto una nuova prova che esso non è con Mussolini; che esso è contro Mussolini e la sua politica di guerra e di sbirro carnefice al servizio delle caste reazionarie d’Europa. Lo hanno dimostrato le centinaia di soldati e ufficiali italiani che, al primo contatto con l’esercito popolare spagnolo - e in particolare col nostro Battaglione Garibaldi - sono passati nelle file dei volontari della libertà, al canto non dimenticato di Bandiera Rossa.

È per questo che noi salutiamo con la più grande emozione la grande vittoria riportata nel Guadalajara dall’eroico esercito repubblicano e dai nostri valorosi garibaldini. Le orgogliose divisioni di Mussolini, malgrado il loro temibile armamento, sono state infrante dall’esercito del popolo spagnolo, perché questo combatte per gli ideali di libertà che vibrano nei cuori degli stessi soldati italiani. La sconfitta delle divisioni di Mussolini in Ispagna, non è una sconfitta dei soldati italiani. È una vittoria del popolo e dei soldati d’Italia contro Mussolini, contro la tirannia fascista, contro la guerra, per la conquista della libertà. È una vittoria della giusta politica del Partito comunista d’Italia. A coloro che si sono abbandonati alle più astruse interpretazioni della politica del  nostro Partito, possiamo rispondere con un  nuovo esempio. La fraternizzazione di cui parliamo, è anche quella che realizza il Battaglione Garibaldi con i soldati inviati da Mussolini a soffocare nel sangue la libertà del popolo spagnolo. Gloria all’esercito popolare della nuova Spagna, che difende con tanta bravura la libertà di tutti i popoli contro il fascismo internazionale! Gloria all’eroico Battaglione Garibaldi, che rappresenta così nobilmente il popolo italiano sul fronte della libertà, che salva coi suoi sacrifici l’onore del nostro paese, che ha saputo aprire ai fratelli reclutati e traditi da Mussolini la via della liberazione e della riscossa. Il Battaglione Garibaldi agisce e vince. Tocca, ora, alle masse popolari, a tutti gli italiani liberi, di agire alla propria volta, perché divenga rapidamente una realtà il grido che deve echeggiare in tutte le città e in tutti i villaggi. Via le truppe italiane dalla Spagna!”.

Oggi in Spagna, domani in Italia” diventerà il motto degli antifascisti italiani, ripreso dalla frase “Oggi qui, domani in Italia”, pronunciata da Carlo Rosselli a Radio Barcellona. “Dalla Spagna guadagnerà l’Europa. Arriverà innanzi tutto in Italia, cosi vicina alla Spagna per lingua, tradizioni, clima, costumi e tiranni. Arriverà perché la storia non si ferma, il progresso continua, le dittature sono delle parentesi nella vita dei popoli, quasi una sferza per imporre loro, dopo un periodo d’inerzia e di abbandono, di riprendere in mano il loro destino”.