"I dati relativi al reclamo collettivo n. 91 della Cgil sono aggiornati alla pubblica udienza che si è tenuta davanti alla Corte europea dei diritti dell'uomo a Strasburgo il 7 settembre 2015 e non sono mai stati smentiti dal Ministero della Salute e dal governo italiano come ha attestato il Comitato Europeo che ha riconosciuto che nessuna prova e' stata fornita per dimostrare che la Legge n.194 e' applicata correttamente in relazione agli artt. 1, 11, 26 ed E della Carta Sociale Europea". Così Loredana Taddei, responsabile politiche di genere Cgil, replica al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin.

La titolare del dicastero, alla notizia del ricorso accolto, aveva dichiarato alle agenzie di stampa: "Non ho approfondito ma sono molto stupita perchè si tratta di dati vecchi, del 2013". 

"Nonostante le sollecitazioni e la documentazione di tutti i casi di malfunzionamento, il ministero della Salute - prosegue Taddei - non ha fornito la prova di aver superato le criticita' che sono state quindi accertate dal Comitato europeo dei diritti sociali del Consiglio d' Europa. Non è mai stata data risposta neanche alle numerose mozioni presentate in Parlamento da parte di parlamentari che chiedevano conto dello stato di applicazione della legge n.194 a seguito della prima decisione del Comitato europeo".

"La prima decisione del Comitato Europeo - ricorda ancora Taddei - non risulta neanche citata dalle ultime due relazioni del ministero al Parlamento sullo stato di applicazione della legge n.194. In sede di udienza pubblica, anzi, i rappresentanti del ministero e del governo hanno ammesso le criticità, affermando che si tratta di problemi territoriali". "Proprio su questo punto - conclude - la Cgil auspica un confronto serio e definitivo che conduca l' Italia a superare questo stato di disapplicazione e disorganizzazione degli ospedali e delle Regioni. Questa seconda decisione del Comitato Europeo e' una preziosa occasione per tutti: per le donne, per i medici non obiettori e per i medici obiettori a cui nessuno chiede di svolgere le interruzioni di gravidanza. Occorre una buona organizzazione degli ospedali e delle Regioni come già richiede la legge n. 194".