L'industria farmaceutica punta sempre più sulle capacità e sulle competenze delle donne. Sono il 43% degli addetti totali, con una quota di laureate o diplomate superiore al 90%. E spesso con incarichi di primo piano. Nella ricerca, cuore pulsante del settore, superano addirittura il 50%. Dato che dimostra la spinta innovativa che può venire dalle donne, grazie al loro entusiasmo e alla creatività e tenacia.

E' un’industria che tutela il “rosa”, prevedendo ad esempio, in caso di maternità, periodi di aspettativa più lunghi rispetto alla legge e al Ccnl, o introducendo per le neomamme la possibilità dello smart working. E assicurando per tutte alcuni servizi come quelli di medicina preventiva focalizzati sulle patologie femminili e quelli per una migliore conciliazione dei tempi di vita e lavoro (asili nido, lavanderia, calzoleria, take away).

Senza dimenticare l’aspetto delle “cure al femminile”. I farmaci in sviluppo per le patologie maggiormente presenti nelle donne sono più di 850 nel mondo. 

“Nella farmaceutica le pari opportunità non sono uno slogan. Il contributo femminile all’attività delle imprese del farmaco - afferma Massimo Scaccabarozzi, Presidente di Farmindustria - è fondamentale. E così le aziende hanno giocato d’anticipo sui tempi con misure per favorire la vita privata. C’è un legame profondo tra l’industria farmaceutica e le donne. Imprenditrici, manager, dirigenti. E non solo: nella ricerca, negli stabilimenti produttivi, nell’amministrazione. Insomma in tutti i campi e in tutti i ruoli. Quello farmaceutico, insomma, è un settore, ormai 4.0, all’avanguardia che rappresenta un valore per il Paese. E che potrà ancora crescere con un cambio di passo e una nuova governance per favorire innovazione e investimenti.”