“La sentenza di mercoledì ha segnato una preoccupante spaccatura tra il principio del diritto e il concetto di giustizia. Una dissociazione che in un paese civile non dovrebbe mai avvenire. Questo ha provocato nella nostra gente grande rabbia e amarezza, ma noi siamo tosti. Siamo piegati dal dolore, ma non abbiamo nessuna intenzione di fermarci”. Il giorno dopo la sentenza della Cassazione, che ha annullato senza rinvio, dichiarando prescritto il reato, la sentenza di condanna per il magnate svizzero Stephan Schmidheiny nel maxiprocesso Eternit (annullando in questo modo anche i risarcimenti per i familiari delle vittime), l’aria che si respira a Casale Monferrato è pesante.

Nicola Pondrano, presidente del Fondo vittime amianto, da noi interpellato in una pausa del coordinamento internazionale delle associazioni e dei movimenti attivi nella lotta contro la fibra killer, non usa mezze misure: “Hanno fatto decorrere la prescrizione dal 6 giugno del 1986, che è la data della chiusura dello stabilimento – dice –, infischiandosene del fatto che la strage sta continuando ancora oggi. Solo a Casale abbiamo ogni anno 50 nuove diagnosi di mesotelioma, 72 in provincia di Alessandria. Se teniamo conto che l’80 per cento delle diagnosi di questa terribile malattia non riguardano più i lavoratori dell’Eternit, che sono morti quasi tutti, ma gli abitanti della città, ci rendiamo conto di quanto sia sbagliata la sentenza che è stata emessa lo scorso mercoledì”.

Rassegna Perché non si è tenuto conto delle evidenze scientifiche, del fatto – ormai assodato da decenni – che l’incubazione delle malattie asbestocorrelate può durare anche 30 o 40 anni?

Pondrano Per lo stesso motivo per cui hanno chiuso gli occhi di fronte a un’altra drammatica realtà: e cioè che l’Eternit è stata abbandonata per anni e anni dopo la chiusura, con i magazzini generali con tonnellate di amianto allo stato fuso, pieni di sacchi carichi di polvere a navigare nell’aria. La bonifica non è stata affatto terminata. Questa è la verità. Attualmente, a Casale, ci sono 7.600 siti riconducibili all’Eternit che sono ancora da bonificare. Non lo dico io, lo dice l’Arpa, L’Agenzia regionale per la prevenzione ambientale. Questo è il concetto di disastro permanente su cui si è voluto glissare; i numeri, da un punto di vista epidemiologico, sono talmente anomali – nel contesto italiano, europeo e mondiale – da rendere assolutamente incomprensibile la decisione della Cassazione.

Rassegna Cosa faranno ora i sindacati e il variegato movimento impegnato per ottenere giustizia in questa vicenda?

Pondrano Intanto, abbiamo accolto con favore il fatto che la Procura di Torino ha riformulato un capo d'accusa molto pesante: l’omicidio di oltre 200 persone, reato su cui la prescrizione non incombe. Ora dobbiamo volgere lo sguardo verso questo nuovo importante filone processuale. Nel frattempo, continueremo a essere attivi sul fronte dei rapporti istituzionali: dalla prossima settimana inizieremo una tornata di incontri a Roma con i vertici delle principali autorità politiche, dalla presidenza della Camera alle commissioni Giustizia, Salute e Ambiente, per richiedere che si ottenga anche in Italia una legge che – come in tutti i paesi con una legislazione più avanzata – non preveda nei casi di disastri contro l’ambiente e la collettività l’istituto della prescrizione.