A volte gli anniversari ci parlano del presente: ci rivelano aspetti e condizioni non sempre visibili a tutti. Proprio oggi (23 dicembre) ricorre l'anniversario di una delle riforme più importanti della storia italiana: l'istituzione, grazie alla legge 833 del 1978, del Servizio sanitario nazionale pubblico e universale. Una conquista, afferma la segretaria generale della Cgil Daniela Barbaresi. "frutto anche di una straordinaria stagione di lotte dei lavoratori, di partecipazione e di conquiste sul fronte dei diritti sociali e civili".

Il fatto è che, scrive la sindacalista, "il  Ssn vive oggi un momento di crisi senza precedenti. Si disinveste nella sanità pubblica, precipita il rapporto tra spesa sanitaria e Pil al 6,1% nel 2025, un rapporto ben inferiore ai livelli pre-Covid e scende sotto la soglia d'investimento minimo che secondo l'Oms metterebbe a rischio la sanità pubblica. Il restringimento del perimetro del Ssn pubblico e universale limita l'accessibilità ai servizi socio sanitari e determina l'ulteriore progressiva privatizzazione della sanità e la crescita delle diseguaglianze tra persone e territori".

Per Barbaresi "il Governo accelera la privatizzazione della sanità, velocizzando il passaggio dall'universalità del Ssn e della salute come diritto, alla cura come bene di consumo per chi può permetterselo. Quando si arriva a dover scegliere se curarsi pagando o rimandare le cure, si materializza il peggiore attacco alla dignità delle persone e anche al loro salario, alimentando le diseguaglianze anziché contrastarle".

"Al calo delle risorse - aggiunge la segretaria confederale - si accompagna la carenza di personale che assume i contorni di un'emergenza nazionale: sia il personale infermieristico che quello medico, soprattutto di alcune specializzazioni (medicina di urgenza, anestesia e rianimazione, ecc.) è pesantemente sottodimensionato in molte aree e drammaticamente inferiore nel confronto con gli standard europei".

"Tutto ciò alimenta un disagio insostenibile per medici, infermieri, Oss, accresce la fuga dal servizio pubblico, mentre si diffonde il ricorso a medici e infermieri 'a gettone' o reclutati da cooperative. Un fenomeno che - sottolinea Barbaresi - ha un impatto negativo sull'organizzazione dei servizi, sulla loro qualità e genera inaccettabili disuguaglianze di trattamento tra il personale che opera fianco a fianco oltre a incrementare enormemente i costi per il sistema pubblico".

"Per garantire la salute di tutti, anche di coloro che operano nel Sistema sanitario nazionale, serve difendere e irrobustire il Ssn e serve farlo subito. Sono tre i principali nodi da sciogliere: risorse, personale e modello organizzativo. Occorre aumentare il livello di finanziamento; è urgente superare il tetto alla spesa sul personale e investire con un piano pluriennale di assunzioni che vada oltre le stabilizzazioni e il turnover, che superi la precarietà e valorizzi adeguatamente le professioni sanitarie sia in termini economici che professionali; è necessario garantire una rete capillare di servizi sanitari e socio-sanitari territoriali, per dare attuazione all'integrazione socio-sanitaria e potenziare l'assistenza domiciliare", conclude la segretaria confederale della Cgil.