La sanità pubblica marchigiana, a distanza di più di due anni dall'insediamento della nuova Giunta, è arrivata a una profonda crisi di sistema, che riguarda sia la parte ospedaliera sia quella territoriale. L’ annunciata riforma epocale della sanità regionale sta avvenendo senza alcun tipo di certezza sui contenuti e sui servizi ai cittadini e sulle prospettive per il personale. Ad  oggi, nonostante i reiterati appelli del sindacato, una parte rilevante dei servizi pubblici che fino a poco tempo fa erano gestiti dal Servizio sanitario nazionale sono di fatto demandati o garantiti dal privato.

Dichiara Elio Cerri, segretario generale Spi Cgil Marche: “Le liste d'attesa lunghissime costringono troppi cittadini e pensionati a rivolgersi al privato o altrove investendo peraltro risorse economiche in una fase storica di grande difficoltà, segnata da un’inflazione altissima e dall’aumento dei costi delle bollette. Molti pensionati stanno rinunciando alla prevenzione e alle cure”.

"All'interno degli ospedali, poi, sempre più turni sono affidati a società private che, in questo contesto, oltre a determinare un dumping salariale inaccettabile, stanno alimentando costi pubblici molto elevati senza che ci sia una possibilità di verifica della qualità del servizio reso ai cittadini a causa di un vuoto normativo cui ancora non si è posto rimedio. Non ci convince lo sbandierato limite al tetto di spesa sempre citato dall' assessore Saltamartini perché, dai nostri calcoli e dalla lettura degli atti, i margini per investire ci sono ma la Regione evidentemente non intende utilizzarli", rileva il leader regionale dello Spi.

"Da questo collasso del sistema pubblico – sottolinea ancora il dirigente sindacale -, ne usciremo tutti indeboliti : i cittadini che vedono ridotte le prestazioni fornite dal sistema pubblico e i reparti che sempre più spesso assistono al fenomeno dei medici che decidono di migrare altrove e i Pronto soccorso intasati. Il bilancio di previsione 2023 deve diventare il momento per discutere delle scelte future e delle priorità; ad oggi è noto solo che verrà portato in discussione in Giunta il 3 dicembre, ma non c’è stata nessuna condivisione con le parti sociali degli indirizzi che si intendono scegliere. Soli al comando, senza nessun confronto: questo sembra essere diventato il motto della Giunta Acquaroli".