La battaglia per sconfiggere Covid-19 deve essere condotta su scala globale. L’Organizzazione mondiale della salute continua ad insistere con i governi: è illusorio pensare di vincerla con misure confinate solo in alcuni Paesi (i più ricchi ovviamente, che possono permettersi di comprare farmaci e vaccini) perché se nel resto del mondo l’infezione divampa è inevitabile che il contagio si estenda ovunque.

L’accesso alle cure e ai vaccini per ogni essere umano, in ogni parte del mondo, è prima di tutto un imperativo etico, un diritto fondamentale di ogni individuo, ma è anche una norma indispensabile di salute pubblica, è “interesse della collettività”, proprio come recita la nostra lungimirante Costituzione. Invece, come sappiamo, sta succedendo che la logica del profitto – imposta dai colossi di Big Pharma -  di fatto impedisce l’accesso a farmaci e vaccini ai cittadini dei paesi che non hanno risorse sufficienti a comprarli, con conseguenze catastrofiche, nell’immediato in quei paesi e in futuro per tutti.

Eppure la soluzione c’è, semplice e rapida: liberalizzare, o almeno sospendere, i brevetti sui vaccini e sui farmaci, rendendo possibile la produzione e la distribuzione a prezzi accessibili a tutti. A questo obiettivo – una moratoria temporanea e mirata su farmaci e vaccini antiCovid - mira la nuova proposta avanzata al Wto (l’Organizzazione mondiale del commercio che riunirà il Consiglio Generale Trips i prossimi 7 e 8 giugno) da India e Sudafrica, ripresa dal presidente Usa Biden e appoggiata con una risoluzione dal Parlamento europeo.  Una proposta che però non è stata sostenuta nel Global Health Summit di Roma del 21 maggio scorso, presieduto dall’Italia, e sulla quale la Commissione Europea, nonostante le aperture di Draghi e Macron, non si sbilancia.

Lo scontro dunque continua: le prese di posizione di molti Paesi, (India, Sudafrica, Usa, Belgio, Irlanda …) è certamente frutto dell’impegno della società civile di tutto il mondo, come dimostrano i sondaggi, e sono coerenti con le richieste di organizzazioni internazionali come l’Oms, Unaids, Unitaid e della “Commissione africana per i diritti umani”, di 243 Ong e 170 personalità, fra cui numerosi premi Nobel. Allora bisogna insistere: le pressioni sui governi nazionali e sulle Istituzioni europee e internazionali devono continuare.

Per questo continua la mobilitazione delle società civile, che in Europa si è coalizzata nell’Iniziativa dei Cittadini europei (Ice) “Right2Cure #NoprofitOnPandemic” organizzando una raccolta di firme (in forma online e cartacea) che, se raggiungerà 1 milione di firme, obbligherà la Commissione europea a prendere in considerazione l’argomento. La petizione si pone obiettivi precisi, alla “Commissione europea viene chiesto di proporre una normativa intesa a:

- garantire che i diritti di proprietà intellettuale, compresi i brevetti, non ostacolino l'accessibilità o la disponibilità di qualsiasi futuro vaccino o trattamento contro la Covid-19;

- garantire che la legislazione dell'Ue in materia di esclusività dei dati e di mercato non limiti l'efficacia immediata delle licenze obbligatorie rilasciate dagli Stati membri;

- introdurre obblighi giuridici per i beneficiari di finanziamenti dell'Ue per quanto riguarda la condivisione di conoscenze in materia di tecnologie sanitarie, di proprietà intellettuale e/o di dati relativi alla Covid-19 in un pool tecnologico o di brevetti;

- introdurre obblighi giuridici per i beneficiari di finanziamenti dell'Ue per quanto riguarda la trasparenza dei finanziamenti pubblici e dei costi di produzione e clausole di trasparenza e di accessibilità insieme a licenze non esclusive." (vedi: Ue Ice Diritto alla cure).

Si tratta di rendere i vaccini e le cure anti-pandemiche un bene pubblico globale, accessibile gratuitamente a tutti e tutte. Anche perché, come sostiene la coalizione “I contribuenti hanno pagato per la ricerca e lo sviluppo di vaccini e trattamenti. Ciò che è stato pagato dal popolo dovrebbe rimanere nelle mani delle persone. Non possiamo permettere alle grandi aziende farmaceutiche di privatizzare tecnologie sanitarie fondamentali che sono state sviluppate con risorse pubbliche”.

In Italia la coalizione “Diritto alla cura” – che coinvolge oltre 100 realtà associative italiane, fra cui, Cgil, Cisl e Uil – organizza oggi, sabato 29 maggio, (giornata di mobilitazione europea) centinaia di banchetti nelle principali città, per sensibilizzare e raccogliere le firme a sostegno della petizione “Nessun profitto sulla pandemia: tutti hanno diritto alla protezione da Covid19”. La mobilitazione di sabato precede quella del 7 e l'8 giugno, quando, in occasione della riunione del Consiglio generale Trips del Wto, l'Italia e l’Europa possono ancora giocare un ruolo importante, a tutela della salute di tutti.

Stefano Cecconi è membro dell'area Welfare della Cgil Nazionale