“Se confermata, è una manovra senza un progetto di Paese ed è contro la sostenibilità, lo sviluppo del settore edile e dei suoi lavoratori”. È duro il commento di Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea Cgil, sulla proposta di Legge Finanziaria 2024.

Per gli edili della Cgil, a una prima lettura, “è evidente che il governo ha deciso di azzerare ogni politica per la riqualificazione e l’efficienza energetica dei quartieri di periferia e dei condomini”, lasciando esclusivamente la possibilità di detrazioni al 70% “senza nessuna forma di cessione del credito, sconto in fattura o contributo diretto per i redditi più bassi”.

Una politica per ricchi

Insomma, si tratterebbe di “una politica per i ricchi che possono anticipare e hanno una significativa capienza fiscale”. “Eppure - continua Genovesi - di proposte più selettive per reddito e per classi energetiche, compatibili con le disponibilità di finanza pubblica non mancano, sia da parte di diverse forze politiche che da parte di imprese e sindacato”. Ma “sostenibilità ambientale”, “riduzione delle bollette per i più poveri”, case “più sicure e meno energivore”, maggiore “occupazione di qualità” “non sembrano proprio essere obiettivi di questo governo”.

Pochi spiccioli

Altrettanto grave per Genovesi è "la mancata copertura ai tanti tagli operati con la riscrittura del Pnrr”. Il governo, ricorda il segretario Fillea, “si era impegnato a trovare i circa 4 miliardi venuti meno attraverso coperture ordinarie su dissesto idrogeologico, riqualificazione urbana, trasversali ferroviarie, tutte voci e risorse presenti nel vecchio Pnrr e poi tagliate dal Ministro Fitto”. Ma alla fine “ci sono solo pochi spiccioli per fare propaganda sul ponte tra Calabria e Sicilia - insufficienti finanche alla sua ridefinizione progettuale - e nessun intervento sulle reali priorità infrastrutturali e di tutela del territorio di cui il Paese ha bisogno”.

Due schiaffi per i lavoratori

Tutto questo per i lavoratori dell’edilizia, “significa prendere dal Governo due schiaffi”. Il primo con “il cambio di politiche sulla rigenerazione e sulla tutela del territorio che ridurrà l'opportunità di crescita dell’occupazione”; il secondo con “la proposta di portare da 32 anni a 36 anni di contributi il requisito per accedere all’Ape sociale. Oggi con 63 anni di età e 32 di contributi un edile può scendere dalle impalcature, da domani dovrà di fatto rimanerci 4 anni in più, alla faccia della salute e sicurezza, alla faccia dell’esigenza di favorire l’occupazione giovanile”. Il governo, per Genovesi, getta finalmente la maschera: “Altro che riforma della legge Fornero, altro che garantire tutele diverse per lavori diversi, siamo di fronte ad un vero e proprio accanimento contro i lavoratori, in particolare coloro che svolgono i lavori più gravosi e rischiosi, vittime spesso anche di sfruttamento, discontinuità contributiva, lavoro nero”.

Intervenga il Parlamento

Per tutte queste ragioni, dal leader degli edili Cgil parte la richiesta al Parlamento "di intervenire per ripristinare una politica all’altezza delle sfide ambientali e sociali che abbiamo di fronte e per difendere la vita e la salute dei lavoratori più esposti. Noi faremo la nostra parte, pronti se necessario alla mobilitazione generale del settore, in stretto raccordo con le decisioni della Cgil e, ci auguriamo, di tutto il movimento sindacale”.