Cara presidente Meloni, c’è ancora spazio in questo weekend. Lei lo ha liquidato con sufficienza da capo-condominio, e invece si è dilatato ancora di più, da lungo a lunghissimo, fino a diventare interminabile. Ieri un Paese ha scioperato, oggi sfila per Gaza, domani continuerà con assemblee, cortei, presidi. Un fine settimana che la sua propaganda non riesce a scontare, perché ogni giorno aggiunge conflitto, un granello negli ingranaggi del potere.

Il suo governo ha provato a ridurre lo sciopero generale a gita da pendolari. Eppure più di due milioni di persone hanno invaso oltre cento piazze italiane. Una moltitudine viva, attraversata dall’energia delle nuove generazioni. Ragazze e ragazzi senza memoria dei cortei del Novecento, ma capaci di trasformare la protesta in atto politico. Hanno rimesso in moto il Paese.

Oggi Roma sarà attraversata da un’altra marea. La manifestazione per Gaza è la prosecuzione naturale dello sciopero. Studenti, lavoratori, precari che ieri hanno fermato lezioni e turni tornano in piazza. Per loro la Palestina è la ferita del nostro tempo, parte integrante della propria storia collettiva.

E domani la scena si ripeterà. Nuove mobilitazioni, assemblee spontanee, lotte che sfuggono alla cornice del decoro ipocrita. Una società civile che rifiuta di essere ridotta a problema d’ordine pubblico. Può imbavagliare, può manganellare, può insultare. Ma il dissenso scorre, senza chiedere permesso.

Ecco perché questo weekend resta lunghissimo e bellissimo. Non si consuma, si moltiplica. È la prova che l’Italia resiste alla vostra arroganza e continua a riempire strade e cuori. Per voi un fastidio. Per noi la certezza che la democrazia vive soltanto quando qualcuno ha il coraggio di difenderla in piazza, insieme.