Sono gli ultimi trenta giorni: oggi, 8 maggio, manca esattamente un mese al referendum dell’8 e 9 giugno, che chiamerà alle urne tutti i cittadini e le cittadine italiane. Saremo tutti convocati a votare sui cinque quesiti per cambiare l’Italia, ridando dignità alle condizioni dei lavoratori e riconoscendo il giusto diritto alla cittadinanza a chi ancora non ce l’ha.

Nella lunga mobilitazione della Cgil, fin dall’inizio tante personalità del mondo scientifico, della politica, cultura ed arte hanno dato il loro sostegno ai referendum. Al contrario dei partiti della maggioranza, che invitano ad astenersi, molti volti e voci importanti hanno invitato gli italiani a votare cinque sì nel più grande appuntamento di democrazia di cui dispone il nostro Paese. Non si sceglie questo o quel partito, ma è un’occasione per cambiare le cose da subito.

Mattarella contro l’astensionismo

Un assist importante è arrivato dai vertici dello Stato, ovvero dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. In occasione degli ottant’anni dalla Liberazione, l'inquilino del Quirinale ha ricordato il valore del voto: “Non possiamo arrenderci all’astensionismo, altrimenti rischiamo una democrazia a bassa intensità”.

Tra gli intellettuali è intervenuto lo storico e scrittore Alessandro Barbero. “Firmo per tutte le persone che non hanno potuto lottare – queste le sue parole in un video -, che hanno avuto indennizzi da fame e a cui continuano a proporre contratti a tempo determinato invece di un’assunzione stabile. Per tutti quelli – ha aggiunto –  che hanno subito infortuni sul lavoro e non hanno ottenuto risarcimenti dalle ditte in appalto o in subappalto per cui lavoravano”.

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Una posizione simile è stata espressa del professor Luciano Canfora. "Il lavoro in questo Paese è sotto attacco, almeno dai tempi di Matteo Renzi – ha affermato -. Oltre questo ci mettono del loro anche le istituzioni europee, attraverso delle regole vessatorie, che devono essere combattute. Per questo difendere il lavoro, nei limiti del possibile, credo che in questo momento storico sia il dovere di ciascuno di noi”. 

Tra le personalità che hanno aderito, e ovviamente firmato, c’è la presidente onoraria dell’Arci Luciana Castellina (nella foto) e l’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano.

Il sì degli economisti

Gli economisti hanno fatto sentire la loro voce. Importante, anzi fondamentale, perché spiegano a chiare lettere che la vittoria dei sì può migliorare l’Italia dal punto di vista economico e sociale. Alcuni esempi. L’economista Laura Pennacchi ha detto a Collettiva: “Di questi referendum condivido tutto. In particolare i quesiti che vogliono contrastare una realtà che si è andata affermando dal 2014 e che ha dato maggiore impulso alla precarietà e alla frammentazione del lavoro”.

Così Riccardo Realfonzo: “Ridimensionare il Jobs Act è indispensabile per rompere il circolo vizioso. Limitando la precarietà e riaffermando i diritti elementari dei lavoratori si creano le condizioni per interrompere la progressiva caduta della quota del Pil che va ai redditi da lavoro, e per imporre all’economia italiana una strada diversa”.

Anche l’economista Mario Pianta voterà cinque sì. Per Pianta, attraverso i quesiti, “è importante ricostruire una traiettoria per l'economia e la società italiana che rimetta al centro il lavoro e i suoi diritti, che riconosca l'importanza di una tutela dei salari reali anche di fronte alle dinamiche dell'inflazione e metta fine alla gravità del precariato, alla selva dei contratti di lavoro, all'instabilità e alla fragilità del lavoro di fronte al capitale”. Insomma, il referendum fa bene anche all’economia.

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Sicurezza e lotta alla mafia

Un’altra testimonianza porta la firma di Bruno Giordano, magistrato, che ha sottolineato l’importanza della posta in gioco: “Oltre alla cittadinanza e oltre al lavoro – a suo avviso – nelle schede ci sono dei quesiti che riguardano proprio la dignità dell’occupazione e delle persone, la sicurezza dei lavoratori, questioni che stanno alla base della nostra democrazia”.

L’ex ministra della Sanità Rosy Bindi ha sviscerato un altro nodo da non sottovalutare: “Il referendum – ha detto – è anche uno strumento per combattere la mafia, soprattutto in riferimento agli appalti e subappalti. Per questo andiamo a votare cinque sì per abrogare le leggi sbagliate”.

L’importanza della cittadinanza

Antonella Soldo è la coordinatrice del Comitato referendario sulla cittadinanza. Proprio lei ha raccontato perché è giusto votare sì al quesito che punta a modificare la legge 91 del 1992, per dimezzare i tempi di ottenimento della cittadinanza: da 10 a 5 anni.

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La voce degli artisti

Il mondo del cinema e della televisione ha appoggiato la mobilitazione. Ha firmato l'attore Neri Marcoré, invitando a sottoscrivere i quesiti in un video. Insieme a lui il regista Andrea Segre, il comico napoletano Francesco Paolantoni, l’attore e regista Ascanio Celestini, Dario Vergassola e tanti altri.

Direttamente dal concertone del Primo Maggio, è arrivato il sostegno di Mondo Marcio, Giancane e Tredici Pietro. Come evidente dalle loro dichiarazioni, gli artisti si recheranno in massa ai seggi. Giancane ha lanciato un appello: “Mi raccomando: l’8 e 9 giugno andate a votare per i cinque sì. Se non siete convinti di votare sì, andate a votare lo stesso che serve il quorum”.

Altri volti noti offrono il loro sostegno, raccolti dalla pagina Instagram Ribelli per 5 sì al referendum. Tra questi c’è Margherita Vicario: “Il referendum è il mezzo più potente che abbiamo per esprimere la nostra opinione, tutti a votare”. Sulla stessa linea I Patagarri, sempre sotto il palco di San Giovanni: “L’8 e 9 giugno andate a votare, è molto importante”, dicono, ricordando anche le modalità per il voto dei fuorisede. E ancora il rapper Gemitaiz: “Riformiamo il lavoro e la cittadinanza, votiamo perché è molto importante”.

Insomma, fra trenta giorni resta una sola cosa da fare: andare alle urne per votare cinque sì.