Il turismo è un grande patrimonio per l'Italia, un elemento di identità e un'opportunità di lavoro di qualità. Il nostro Paese ospita 50 mila strutture ricettive, soprattutto piccole e microimprese, vale oltre 12 punti del Pil e occupa più di tre milioni e mezzo di persone. Il settore, però, è attualmente in fase di stallo dopo la nuova spinta impressa dal Piano strategico nazionale per il turismo 2017-2022. Per rilanciarlo seriamente occorre sviluppare tutti gli aspetti essenziali, che sono intrecciati tra loro, ripartendo da un punto preciso: il riconoscimento del lavoro. Se ne è parlato oggi (12 giugno) nella sede della Cgil nazionale, in corso d'Italia, nella conferenza pubblica dal titolo “Turismo: patrimonio, identità e lavoro”. È stata l'occasione per riflettere, attraverso molti contributi, sullo stato attuale del comparto, dove sta andando e come occorre intervenire.

A spiegare il titolo dell'appuntamento è stato Marco Broccati, responsabile delle Politiche per il turismo della Cgil nazionale, nella sua introduzione. “Affrontare questo tema ci costringe a riconsiderare l’immenso giacimento di beni culturali, storici, artistici e naturali che il nostro Paese possiede, in misura forse superiore a qualsiasi altro luogo – ha esordito –: un patrimonio troppo spesso dato per scontato, non difeso e valorizzato come meriterebbe, e anzi talvolta violato e abusato”. Il turismo è anche identità, perché “è dal connubio inscindibile di questo patrimonio e della storia che l’ha creato che scaturisce la peculiarità del luogo chiamato Italia e di chi lo abita”. Quindi il lavoro: “Questo patrimonio straordinario vive, si conserva, viene reso fruibile al mondo, diventa fonte di ricchezza materiale e culturale solo grazie al lavoro quotidiano di milioni di persone cui vanno garantite dignità, riconoscimento sociale e professionale, eque condizioni di lavoro e retribuzione”.

Broccati si è soffermato sul percorso del Piano strategico per il turismo, che per il 2017-2018 ha individuato 50 interventi con risorse previste di circa 600 milioni. Poi il progetto si è bloccato. “Che cosa è accaduto nell’ultimo anno? – si è chiesto –. Tutto si è fermato con il passaggio delle competenze dal Mibact al ministero dell’Agricoltura. Questo passaggio non ha convinto: così si allenta oggettivamente il rapporto stretto tra turismo e beni culturali, che resta il punto di forza più grande del nostro sistema. Guai se si pensa di declinare l’offerta del marchio Italia in chiave prevalentemente enogastronomica”. In tal modo, inoltre, “si è anche disperso quel nucleo di competenze e di risorse faticosamente costruito su un settore che è stato da sempre dimenticato dalla politica, lasciato all'autoriproduzione, contando sulla forza invincibile del patrimonio storico e ambientale”.

Oggi però non è più così: “La competizione internazionale è fortissima, e non bastano sole, mare e Colosseo – ha detto Broccati –, occorrono politiche consapevoli e mirate. La mancata attuazione degli interventi – inoltre – rischia di disperdere risorse già destinate: ad esempio 40 milioni di fondi Cipe destinati ai cammini”. Nei giorni scorsi il governo ha prodotto una delega in materia di turismo: “Delega per la verità molto ampia, fatta di titoli da cui non si evincono ancora contenuti precisi – ha rilevato –, ma che vogliamo interpretare come una prima volontà di rimettere in moto la macchina in panne”.

Molti sono stati gli apporti alla discussione, da parte dei segretari regionali e di categoria: tra gli altri sono intervenuti il segretario nazionale della Filcams, Cristian Sesena, il segretario generale della Cgil Toscana, Dalida Angelini, il segretario generale della Sardegna, Michele Carrus, il segretario generale di Roma e Lazio, Michele Azzola, il segretario generale della Basilicata, Angelo Summa, il segretario generale dell'Emilia Romagna, Luigi Giove, Tiziana Basso della segreteria del Veneto e il segretario generale della Puglia Pino Gesmundo. Per enti e organizzazioni hanno parlato Federico Caner (conferenza delle Regioni), il sindaco di Rimini Andrea Gnassi in rappresentanza dell'Anci e Franco Palumbo, direttore Promozione turistica Toscana.

“Se non c'è lavoro di qualità non c'è settore di qualità”. Lo ha detto Tania Scacchetti, segretario confederale della Cgil, nel suo intervento. “Di solito ci dicono il contrario, che prima arriverà la qualità e dopo l'occupazione: non è così, dobbiamo ribaltare questo assunto”. La presunta indisponibilità dei giovani al lavoro, soprattutto nel turismo, è “una favola”, ha proseguito: “Si tratta di un racconto che serve alla narrazione secondo cui c'è competitività solo se si accetta il lavoro a qualsiasi condizione. Il disprezzo dei contratti nazionali, dimostrato da molte imprese, e la mortificazione dei lavoratori sono lo storytelling che accompagna la narrazione del lavoro da parte del sistema industriale”, a suo avviso. Il piano strategico per il turismo “non ha le gambe perché non c'è la volontà politica di darle, se non in maniera sporadica”.

Il settore turistico è quello a più alto tasso di irregolarità: “La prima è il lavoro nero, poi c'è l'evasione degli orari di lavoro e la qualificazione non corretta nei contratti, ovvero i lavoratori sono sottoinquadrati. Nel nostro Paese ci sono 5,5 milioni di lavoratori sottoinquadrati: quando le competenze ci sono, dunque, non vengono messe a valore nel sistema delle imprese”. Qui si inserisce il tema dell'immigrazione all'estero: “È una fuga delle intelligenze, i lavoratori vanno fuori perché i lavori lì sono trattati meglio”. E si arriva al terreno dell'innovazione 4.0. “Chiediamo conto alle aziende se vogliamo davvero scegliere questa strada – secondo Scacchetti –: se la scegliamo, allora bisogna fare formazione e subito dopo inquadrare correttamente le persone, senza competizione a ribasso. La formazione – poi – non può essere piegata solo alle esigenze delle imprese di oggi, perché queste non sono innovative. Così non si fa qualificazione alta, ma rischia di continuare uno sviluppo ripiegato su se stesso”.

Un passaggio sulla sfida della sharing economy. “L'economia della condivisione non è arrestabile – ha proseguito Scacchetti –: oggi la maggioranza dei cittadini prenota viaggi online senza passare dall'agenzia, sarà sempre più così. Dentro questo sistema c'è una logica che dobbiamo sfidare, ovvero la non consapevolezza del lavoro: sembra che dietro una prenotazione online o uno scambio di casa non ci sia lavoro, ma è l'esatto contrario, e valorizzare questo lavoro è un nodo cruciale anche per recuperare rappresentanza”. Infine gli ammortizzatori: “Nel settore non esistono, se qui ci fosse il governo, chiederei cosa intende fare su questo tema”.

“Nell'azione sindacale non riusciamo ancora ad avere un'attenzione adeguata per un settore strategico del Paese, malgrado la grande attività della Filcams la contrattazione non riesce ad avere la forza giusta per il numero degli occupati e la centralità del tema”. Così il vicesegretario generale della Cgil, Vincenzo Colla, nelle conclusioni. “Il turismo fa più Pil dell'automotive – ha ricordato –, a questa discussione dobbiamo dare più forza politica anche come Cgil. Ancora non mettiamo a sistema le buone pratiche, il monitoraggio, forse non aggrediamo abbastanza i soggetti”.

“Oggi si svaluta il lavoro per sostenere la competitività – secondo Colla –. Se andiamo avanti così, più aumenterà il turismo e più crescerà la ‘cattiva moneta’: per invertire la rotta occorre ragionare in ottica internazionale, con l'apporto di tutti i soggetti, perché una singola regione italiana non può trattare da sola con la Cina”.

Un altro tema fondamentale riguarda la legalità. “C'è il nodo dell'evasione: le piattaforme digitali non si possono fermare, certo, ma almeno facciamo pagare le tasse. Un soggetto come AirB&B è quotato 35 miliardi di dollari, tuttavia è impalpabile e non è facile da portare nella contrattazione. C'è poi il problema della qualità del turismo: se lasciamo Roma al degrado, il turismo italiano ne perde tutto, non solo la capitale, i turisti se interpellati criticano tutti l'accoglienza. È evidente cosa accade se c'è un sovraturismo non governato: bisogna mettere insieme logistica, reti, sistema dell'ambiente, insomma pensare in ottica integrata”. La maggioranza di turisti italiani si muove in auto: “Il turismo interno sta scoppiando, occorre renderlo ecosostenibile”. Sul Piano strategico del turismo: “Fa piacere che il ministro Centinaio abbia detto che vuole discuterne, ora dobbiamo contrattarlo nelle regioni. Come applichiamo il Piano significa anche come usiamo gli investimenti”. Nello scenario “il nodo delle infrastrutture diventa sempre più fondamentale”.

Un settore che rappresenta il 13% del Pil richiede un coordinamento, un monitoraggio costante, ha detto Colla. “Dobbiamo scambiare tra noi le esperienze sul territorio, la Filcams non può fare da sola, la confederazione deve prendere la questione in mano, farne un tema nazionale e parlarne con il governo”. Serve più contrattazione: “Bisogna contrattare anche la legalità, l'ambiente, l'energia, l'innovazione. Tutto è intrecciato, affinché l'innovazione arrivi in ogni territorio va risolta la questione di Tim”. Colla ha quindi concluso: “Lavoriamo in questa direzione, non lasciamo passare tanto tempo tra un'iniziativa e l'altra. C'è un punto fondamentale: non possiamo avere lavoro così precario in un settore tanto strategico. Dobbiamo porre con forza il tema della qualità del lavoro. Non è un caso che molti ragazzi che vanno all'estero operano tutti nel turismo”. Infine: “Come Cgil chiederemo la cabina di regia sul Piano strategico nazionale”.