Stellantis ha tradito la promessa di riportare tutti in fabbrica. Lavoratori e sindacati rimettono al centro il lavoro a Torino e vogliamo farne una manifestazione di tutti, dagli studenti ai commercianti”. 

Lo afferma il segretario generale della Fiom Cgil, Michele De Palma, in un’intervista al Fatto Quotidiano. Il numero uno dei metalmeccanici lancia con queste parole la manifestazione unitaria che si terrà nel capoluogo piemontese il prossimo 12 aprile, la prima da 15 anni.

E avverte: “I numeri parlano chiaro: ci sono state decine di migliaia di uscite negli ultimi anni. Compresi gli enti centrali e Mirafiori, oltre alla chiusura di Grugliasco senza l’apertura di un confronto sulla reindustrializzazione. La situazione di Torino inchioda la classe dirigente alle proprie responsabilità".

Per De Palma, a Torino, è necessario che “tutte le istituzioni sostengano i lavoratori”, con l’obiettivo di “immaginare, progettare e produrre la mobilità del futuro insieme a scuola, università, imprese. La realtà ci racconta di una città e una regione precipitate in una situazione grave anche per le aziende della componentistica”. La verità, per il dirigente sindacale, è che i vertici della ex-Fiat oggi “seguono interessi di carattere finanziario, non industriali”, e non hanno particolarmente a cuore il futuro industriale ed economico di una città, di una regione, di un Paese.

Per quanto riguarda il tavolo permanente sull’automotive, De Palma riconosce gli sforzi del ministro Urso, “ma l’azienda – osserva - ha portato dati e soluzioni non all’altezza del confronto serio. La narrazione che Stellantis fa della transizione, parlando di costi connessi, non regge più. Basta guardare i loro bilanci: sono stati anni di grandi risultati per gli azionisti. Vuol dire che qualcuno sta pagando il prezzo dei successi. Facile scoprire chi: i lavoratori in cassa".

Dopo una stoccata alla presidente del Consiglio Meloni, che dovrebbe prendersi la “responsabilità” di convocare l’amministratore delegato di Stellantis, Tavares, “per discutere di cose concrete”, De Palma osserva che “il vero problema dell’Italia dentro Stellantis è la mancanza di autonomia sui modelli da assegnare agli stabilimenti. La strategia del Paese come hub produttivo di auto di alto valore è fallita, ma nel frattempo ha garantito lauti premi all’amministratore delegato, mentre anche a Modena, dove producono Maserati, i lavoratori sono in cassa integrazione. Non si possono chiedere incentivi per acquistare le auto mentre si spostano le produzioni in Algeria, Marocco, Turchia e gli investimenti ovunque tranne che in Italia”.

E sulle delocalizzazioni, in realtà, dovrebbe vigilare non solo il governo italiano ma l’Europa stessa. “Se si vuole evitare la competizione in Europa, l’Ue deve salvaguardare l’industria dell’auto – spiega De Palma –. Le importazioni dai Paesi limitrofi devono avere gli stessi standard ambientali, dei diritti, salariali e sindacali. Altrimenti è dumping. Le auto della gamma Fiat prodotte a Bursa da Tofas hanno le stesse caratteristiche di sostenibilità delle nostre sul versante salariale e dei diritti contrattuali? I veicoli sfornati rispettando pochi diritti devono avere una tassazione che impedisca un dumping con chi mantiene livelli migliori".