Sciopero oggi (mercoledì 30 gennaio) dei dipendenti della Liberty Lines, la compagnia di trasporto marittimo con aliscafi, fondata nel 1993 dall’armatore Vittorio Morace. La vicenda ha inizio il 30 settembre scorso, quando scade il contratto di appalto tra Rete ferroviaria italiana (Rfi) e Liberty Lines per i collegamenti veloci tra Messina e Reggio Calabria, con l'impresa che avvia la procedura di licenziamento per 72 dipendenti. Una vertenza che si trascina da mesi, e che ha visto più di un incontro al ministero dei Trasporti, che finora però non ha trovato soluzione. “La situazione non è più tollerabile”, commentano Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Uslac, annunciando lo sciopero di 24 ore del personale per mercoledì 30 gennaio.

“I lavoratori non possono di certo pagare il mancato rinnovo della convenzione con Rfi per il servizio di traghettamento veloce tra Messina e Reggio Calabria”, spiegano i segretari siciliani di Filt Cgil (Franco Spanò), Fit Cisl (Dionisio Giordano), Uiltrasporti (Agostino Falanga) e Uslac (Antonino Maggio): “Torniamo a chiedere un intervento del ministero dei Trasporti, serve un forte intervento delle istituzioni, in una terra martoriata e dilaniata dalla crisi finanziaria come la Sicilia. Un’ulteriore perdita di posti di lavoro porterebbe a una condizione di impoverimento complessivo”.

Ma ci sono anche altre motivazioni che hanno spinto i sindacati allo sciopero. Filt, Fit, Uiltrasporti e Uslac indicano pure “il mancato adempimento da parte dell’azienda degli obblighi previsti dal contratto collettivo nazionale di lavoro dell'obbligo di pagamento dei riposi compensativi al 31 dicembre 2018 e della definizione del mansionario del personale amministrativo”. Spanò, Giordano, Falanga e Maggio così concludono: “A dicembre sembrava concreta l'ipotesi di un possibile accordo tra la Liberty Lines e Rfi che avrebbe, in qualche modo, scongiurato i licenziamenti. Invece l'azienda ha confermato i nomi dei lavoratori licenziati. Non possiamo accettarlo e lotteremo per la piena salvaguardia occupazionale dei lavoratori e delle lavoratrici”.